Siete appassionati di storia e di architettura? Allora dovreste proprio visitare la Città Sociale di Valdagno. Se ben ricordate, Valdagno è la mia città natale. Lì sono nata e cresciuta all’ombra di tante cose buone e tantissime cose belle: parlo – giusto per fare un esempio – delle Piccole Dolomiti così come tutto ciò che la Famiglia Marzotto ha lasciato in città, rendendola in anni passati, più all’avanguardia di chissà che metropoli o luoghi considerati modernissimi. La Città Sociale è il secondo esempio di bellezza e modernità. Si tratta di ciò che la famiglia Marzotto ha commissionato e che è stato costruito tra il 1927 e il 1937 sulla riva sinistra del Torrente Agno. Di cosa sto parlando nello specifico? Ve lo racconto subito.
C’era una volta la Marzotto
La Città Sociale, detta anche Città dell’Armonia, è la testimone in pietra di parte della storia della mia Valdagno. La città si era sviluppata tutta sulla riva destra del Torrente Agno. Il motivo del grande sviluppo della mia piccola città è strettamente legato alla famiglia Marzotto: l’industria laniera ha plasmato la mia città natale. Che cosa successe nel 1927? La riva sinistra del fiume era completamente prati e boschi. La famiglia Marzotto decise di far progettare una parte della città che contenesse i servizi e alcuni luoghi di svago per la cittadinanza. Fu proprio lì che aprì la casa di riposo, nacque la scuola di musica oppure vennero costruite le piscine. Mia madre, figlia di due operai della Marzotto e classe 1946, ha sempre fatto sport gratuitamente grazie alla presenza della città sociale. La Famiglia Marzotto incaricò un giovane architetto (e relativi collaboratori) per realizzare questa porzione di Valdagno da donare alla cittadinanza. Quell’architetto si chiamava Francesco Bonfanti e ciò che realizzò fu un capolavoro dell’architettura razionalista che, ancora oggi, ha la stessa funzione del momento dell’inaugurazione. La Città Sociale di Valdagno è formata da piscine (oggi quella scoperta è chiusa), negozi, scuole, una casa di riposo, uno stadio, un centro ippico e chi più ne ha più ne metta. Io sono andata alle scuole medie proprio lì, non conscia dell’edificio in cui mi trovavo. La Città Sociale viene chiamata Città dell’Armonia anche perché ha portato cultura, svago, istruzione e benessere per tutti i valdagnesi.
Cosa vedere nella città sociale di Valdagno
L’itinerario che vi propongo per scoprire la Città Sociale di Valdagno parte da Via Giacomo Leopardi, proprio davanti la piscina coperta di Valdagno. Da lì ce ne andremo verso lo stadio e verso le scuole per poi camminare fino al Parco della Favorita e costeggiare il fiume poi su Via Manzoni. Questo tipo di itinerario può essere ampliato alla grande. Vi va di vedere Valdagno? Ditemelo, magari mi trovate lì e vi posso portare in giro io in totale amicizia. Oppure vi metto in contatto con delle guide esperte della zona. Ultima cosa: l’itinerario si fa tutto a piedi. Parcheggiate l’auto in via G.Marzotto, nel parcheggio che noi tutti chiamiamo “della Marzotto”. Già questo dovrebbe farvi capire il legame che c’è sempre stato tra la città e la famiglia. Una volta parcheggiata l’auto, scendete a piedi verso il fiume.
La Piscina Coperta
Lo sapevate che Valdagno aveva una piscina olimpionica da 50 metri già prima di una città grande come Milano? Tutto merito della Città Sociale. Alla piscina scoperta se ne aggiunse una coperta, un po’ più piccola ma sempre di considerevoli misure. La piscina coperta (aperta e attiva anche ai giorni nostri) è un piccolo gioiello di architettura razionalista. Dall’esterno si notano subito gli elementi tipici di quel tipo di architettura: alternanza di forme tonde e forme quadrate, finestre molto particolari e linee totalmente pulite. Quando ero piccola ho imparato a nuotare lì dentro e vi dirò che anche l’interno è uno spettacolo puro. Non sapevo di nuotare in mezzo a tanta storia dell’architettura.
La Chiesa di San Gaetano e lo stadio
Cosa ci fa una chiesa senza campanile né “decorazioni da chiesa” vicino a uno stadio e di fianco una piscina? Semplice: non era nata come chiesa. Questa è la particolarità più grande della chiesa di San Gaetano. Un tempo era, infatti, la palestra femminile della Città Sociale di Valdagno. Entrando lo si capisce benissimo: è stata aggiunta un’abside ma la forma non è di certo quella di una chiesa. Divenne parrocchia negli Anni ’50, se non erro, per necessità di dare a questa nuova parte della città una chiesa in cui andare. Subito dietro la chiesa si trova lo Stadio dei Fiori, patria della gloriosa squadra locale negli Anni ’60.
Le scuole: un campus ante litteram
Le scuole rappresentano una parte importante della Città Sociale di Valdagno: praticamente, negli anni ’30, la mia città natale aveva quello che poteva essere considerato un vero campus. Potevi iniziare lì all’asilo e finire col diploma di maturità in mano. Uno degli edifici più importanti delle scuole della Città Sociale di Valdagno è l’ITIS, l’istituto tecnico. Al tempo in cui venne fondato, era uno dei soli tre istituti tecnici per periti tessili e tintori di tutta Italia. Ovviamente nacque una scuola simile proprio per la presenza della Marzotto e per la necessità di formare le persone nell’ambito tessile di grande eccellenza. Negli anni ’60, non era difficile che gente col diploma di liceo in mano, si iscrivesse al triennio della scuola di Valdagno per lavorare proprio in Marzotto. Le scuole della Città Sociale continuano nel loro intento formativo dopo circa 90 anni dalla loro apertura.
La Favorita e il suo parco
La Favorita è la villa che la Famiglia Marzotto fece costruire in quella che, a quei tempi, era totale campagna. Era una sorta di residenza di campagna progettata dall’altra parte del fiume, perpendicolare a dove si trovava al tempo la casa principale della famiglia. Un po’ come l’Arco di Trionfo e l’Arco della Defense a Parigi. La Favorita è stata pensata per avere un parco che desse spazio a orti, serre, frutteti e che potesse essere una zona di gran passeggio. Quando io ero piccola, ospitava un concorso ippico voluto proprio dalla Famiglia Marzotto. Il parco visse degli anni poco felici ed è tornato, da un po’ di tempo a questa parte, alla cittadinanza come parco pubblico più grande di Valdagno. Ora è uno spettacolo che racconta i tempi andati. Il parco ha degli alberi così immensi che non si possono descrivere.
Le istituzioni sociali
Una delle perle più belle della Città Sociale di Valdagno è costutuita dall‘insieme dei suoi edifici. Molti di essi non sono parte dei servizi voluti dai Marzotto, come la piscina… per intenderci. Si tratta di vere e proprie abitazioni, molte delle quali pensate per operari, funzionari e dirigenti che si trasferivano a Valdagno per lavorare alla Marzotto. Non solo: anche molte famiglie valdagnesi d’origine trovarono casa in questa nuova parte della città, favolosamente vicina alla fabbrica e quindi facile da raggiungere a piedi. Tutto era a portata di piede in Città Sociale: i bimbi andavano a scuola da soli e gli adulti proseguivano verso l’azienda. L’armonia che dà tanto carattere alla Città Sociale è perfettamente visibile negli edifici pensati da Francesco Bonfanti.
Il Dopolavoro
Un luogo pensato per la cittadinanza non poteva non avere un dopolavoro aziendale. Per tutti i valdagnesi come me è semplicemente il DAM, ovvero Dopolavoro Aziendale Marzotto. Ora è chiuso e mi piange il cuore vederlo così. Lo ricordo da piccolina, tipo a 6 anni. I miei genitori prenotavano spesso un tavolo per i veglioni come quello di capodanno o quello di carnevale. Io ricordo la sala in cui si ballava: mi sembrava immensa e probabilmente mi farebbe lo stesso effetto ora. Il DAM era famoso anche per i suoi biliardi, di gran qualità e valore data la passione di uno dei Marzotto per questo sport. C’era anche la bocciofila e tutte le società sportive nate proprio per supportare il tempo libero di chi lavorava alla Marzotto. Tornerà a splendere? Io me lo auguro.
La Città Sociale di Valdagno, per me
GM come Giovy Malfiori… Scherzo, come Gaetano Marzotto, che volle la città sociale per lasciare il segno e per donarla a Valdagno. Questo è uno dei monogrammi presenti nella pavimentazione dei portici del lato della Città Sociale lungo il fiume Agno. Ce ne sono molti e alcuni di essi raccontano anche l’epoca storica in cui quel capolavoro di architettura sorse. Già, parliamo di architettura di Regime ma questa – se me lo concedete – è un’altra storia. Forse c’è sempre stato un pizzico di populismo nel cuore dell’industriale che fece costruire tutto questo ma, a mio avviso, non c’era chissà quanto intento politico. Ciò che resta, in fin dei conti, è proprio l’intento sociale di tutto il progetto: il donare alla città un luogo dove stare bene, dove giocare in gioventù, dove svagarsi dopo il lavoro e dove trascorrere la vecchiaia serenamente. E la cosa più bella è che tutto questo esiste ancora. Ancora così com’era stato pensato. Da brava Valdagnese, per me la Città Sociale è sempre stata “Oltre Agno“. Così la chiamava mia nonna che, con tutta probabilità, ha visto quel progetto diventare realtà. Per me la Città Sociale è un qualcosa che andrebbe raccontato al mondo: sono pochi i posti che possiedono simili progetti razionalisti, ancora intatti e perfettamente funzionanti in ciò per cui vennero pensati negli Anni ’30. Per me è un gioiello della mia città… E non potevo non parlarvene.
Tutte le foto sono © Giovy Malfiori – riproduzione vietata.
Ma che progetto interessante, utile, d’avanguardia! Mi ha in parte ricordato il progetto architettonico che sta dietro a Tresigallo, la “città metafisica”, anche se solo in parte.
La cosa più interessante è vedere il pensiero sociale allaradice,eil ragionamento di un architetto che costruisce attorno a quel pensiero.
Penso che cercherò un’occasione per visitare questo luogo!
L’architettura di Tresigallo è simile. Ciò che rende unica la città sociale è il suo essere costantemente ciò per cui è nata.
Non lo sapevo.. non conoscevo la città sociale. Io non sono un’appassionata vera e propria di architettura, ma mi ha colpito la parola sociale. Mi ha colpito perchè queste strutture sono state costruite, per il “sociale” cioè per i cittadini di Valdagno, che per anni ne hanno usufruito. (Come è successo a te per le scuole…) Che progetto incredibile! Bello come in una città come Valdagno già negli anni ’20/30 la famiglia Marzotto fosse così attiva nella comunità e nel sociale. Immagino che questo investimento da parte loro sia avvenuto perchè molte delle famiglie della città lavorano presso di loro… Pensi che costruendo queste strutture abbiano anche “attratto” cittadini dalle città vicine a venire a vivere lì?
La Famiglia era già attiva dai primi del ‘900, quasi più avanti degli Agnelli con la Fiat. Sicuramente hanno attratto gente in città, così le persone erano più vicine alla fabbrica. Ad agosto sono su: vieni a fare un giro!
Sono una signora attempata nata a Valdagno nel ’47 e ho visto il tuo lavoro sull’architettura razionalista di Bonfante. Brava! grazie. Sto scrivendo qualcosa per le mie nipoti sulla mia infanzia nel paese. Mi chiedono della mia vita e ho deciso di scrivere invece di parlare. Vivo a Verona dai primi anni ’70, ma in estate torno al paese, più che altro in contrada Sordo di Castelvecchio, in una casa di Guasina, casa Sandri. Grazie ancora
Che meraviglia, Luisa. Grazie mill per il suo commento e i suoi complimenti.
E brava giovanna.dove tu i trovi ora? Ho letto proprio attentamente la tua descrizione di Valdagno.
Ancora ora amo questo paese .
Con affetto ti abbraccio
Franca
Ciao Franca, che piacere ritrovarti qui!
Io ora vivo in Emilia, in provincia di Modena, ma sempre con Valdagno nel cuore.