
Giorni fa sono andata dalla parrucchiera: ne sono uscita dello stesso colore e con i miei stessi ricci di quando ero piccola. Io sono sempre stata così: un po’ Shirley Temple e un po’ rock, con la discriminante che i ricci si facevano vedere meno perché vivevo con i capelli raccolti. Sempre. Tempo fa vi raccontai cosa mi stanno portando questi 40 ann (facciamo 41 e mezzo, va): tra le varie cose, ho imparato a tenere i capelli sciolti e quindi ho recuperato la mia riccitudine… e anche la mia bionditudine. Quando mi sono guardata allo specchio, sempre un paio di giorni fa, prima di chiedermi se mi fossi pettinata con le bombe, ho fatto un pensiero particolare: mi sono detta, forse per la prima volta nella mia vita, che non ci sarà mai nessuno di piccolo con questa riccitudine, con questa bionditudine, con la mia faccia sempre uguale. Ho guardato una foto di me piccola e mi sono chiesta cosa scriverei alla me bimba, ora che sono adulta. La destinataria di questa lettera è la Giovy Piccola, di varie età, in vari momenti. Mi sono immaginata seduta di fianco alla me bimba, intenta a spiegarle la vita.
Cara Giovy…
mille volte ti chiederai, negli anni a venire, cosa farai da grande. Sappi che farai esattamente ciò che hai sempre immaginato. La Giovy a cui sto parlando ha 7 anni e ha appena finito di scrivere un tema sul quaderno di seconda elementare: in quel tema dicevi che volevi lavorare per grandi nomi della moda. E lo farai. Dicevi di voler imparare 7 lingue. Bene, ne parli 6. Dicevi di voler scrivere. Scriverai come se non ci fosse un domani, fino a farti venire male alle mani e fino a voler sconfiggere quel dolore al dito medio che ti tormenterà e ti preoccuperà non poco. Tu piangi ma non cedere: imboccherai tante strade una volta finita scuola e nessuna di esse sarà mai sbagliata. A ogni strada, il suo tempo. Anzi il tuo tempo. Il tuo modo di imparare, diventare grande nel tuo lavoro, il tuo sentirti dire sempre, anche in situazioni diverse, “ a questo ci pensa la Giovy“. Oppure i tanti “Giovy, mi spieghi?“. Non tirarti mai indietro alla richiesta di aiuto da parte di nessuno perché, a quanto sembra, essere sostegno è nel tuo Karma.
Facciamo un salto indietro di 2 anni. Questa lettera è come il TARDIS del Dottore: va dove vuole. Lo si programma ma, ogni tanto, fa ciò che vuole perché è dotato di personalità propria. La Giovy di 5 anni se ne girava tranquilla con mamma, papà e fratello Davide (chissà Michele dov’era) in quel dell’Englisher Garten di Monaco. Amerai quel luogo: ci passerai mille volte negli anni a venire. Prenderai i treni di notte per arrivare a Monaco anche solo per qualche giorno. Quel giorno, nei tuoi cinque anni, una signora tedesca si sedette di fianco a te chiedendoti, in tedesco, come ti chiamassi. Rispondesti fiera e devi essere fiera di quella risposta. Di quel tuo comunicare con tutti e con ogni mezzo e lingua avrai a disposizione. Lo capirai anni dopo quanto quell’evento fu pazzesco e fondamentale per te e la tua vita. Così come capirai, piangendo in un pomeriggio di febbraio, nei tuoi appena compiuti 18 anni, che un 7 in tedesco scritto nel primo quadrimestre proprio non poteva andare. Ci resterai male e non capirai perché tua madre prendentesse tanto da te. Ci arriverai, ma non voglio fare troppi spoiler. Ti basti sapere questo.
Saltiamo ora ai tuoi 15 anni, al mese dopo il tuo compleanno: saranno i giorni in cui ti chiederai quanto dolore, non fisico, possa sopportare il cuore umano. Saranno i giorni in cui i perché saranno in numero maggiore rispetto alla tua capacità di capire il mondo: Saranno i giorni che ti porterai dietro per sempre. Ora si che faccio spoiler, per sollevarti da un po’ di quel dolore: non passerà. Inutile provarci. Non passerà mai. E non c’è risposta a quei perché. Cosa puoi fare tu? Andare avanti nel modo migliore possibile. Onorare un’amicizia nata in culla vivendo per entrambi. Capirai proprio a 40 anni, o giù di lì, che il tuo eterno girovagare è dedicato anche a quell’amico perso. A quella persona di cui guardi la foto sera dopo sera. Dal 19 febbraio 1993.
Un bel respiro e procediamo. Non posso citarti le date o tuoi anni che ti vedranno cadere. Ma ci saranno. Mettiti le ginocchiere come Mimi Ayuara o buttati in ricezione come la migliore Nami Hayase e raccogli ciò che devi raccoglie. Cadi e fatti male, perché non esite protezione per tutto questo. Se vuoi arrivare a essere ciò che sei a 41 anni e mezzo devi avere le ginocchia piene di botte. Botte che sono quasi come i segni su di una mappa che mostra la giusta via.
Cosa posso dirti sul tuo cuore? Quanto tempo ho? Sei sempre stata una fiera, una da poche infatuazioni e dal giusto numero di folgorate serie. Forse sarebbe stato meglio il contrario perché quelle folgorate, te ne renderai conto proprio intorno ai 40 anni, le tieni dentro di te come nel migliore degli archivi segreti. Sono così ben conservate che non ti sembra nemmeno di portartele dietro ma sono più presenti del tuo grande zaino blu, quello che usi sempre in viaggio e che ti sei regalata un millennio fa. Ti hanno cresciuta così indipendente che sarà difficile capire come fare per condividere la tua vita, il tuo modo d’essere. Capirai e smusserai gli angoli ma la tua sostanza resterà sempre quella. Con tanti ricordi ad accompagnarti come fossero un esercito pronto a proteggerti.

Ci sono così tante cose da dire che vorrei starmene qui con le varie me per tanto, tantissimo tempo. Guardandomi nella mia bionditudine e riccitudine dell’altro giorno ho pensato a una cosa: dietro di me non ci saranno mini-giovy a popolare il mondo perché, in piena coscienza, ho scelto di non avere bimbi e il decennio che vivo decreterà la fine fisica della mia possibilità di averli. Nessun rimpianto su questo, davvero. Cercherò di lasciare tanti pezzi di me fatti di parole, quasi come fossero i pezzi di pane di Pollicino. Che sia questo il momento di andare avanti con quanto sto scrivendo da tempo? Sì, Giovy. È questo. Lascia che sia.
My mind, my mind, my restless mind
Is caught on the bridges I’ve left in flames behind
Every step overthought and analyzed
‘Til I lose my mind.My Fickle Heart – Ira Wolf
Come sempre i tuoi post a cuore aperto sono meravigliosi frammenti di una persona incredibile.
Ci stiamo conoscendo da relativamente poco eppure mi pare di aver camminato al tuo fianco da sempre, più leggo la tua storia più ci trovo frammenti della mia, anche nelle perdite. Il 1993 anche per me ha voluto dire perdita, perdita di un pezzo enorme di me che era mia cugina Rosa, praticamente una sorella (o forse qualcosa di più). Come te anche io so, ora, che il dolore non passa, ci si impara a convivere e si vive per due, portandosi sempre dietro quella persona.
Grazie per le belle cose che scrivi.
Grazie per le tue parole Elena. Io e te, you know, siamo due anime molto affini.
E il mondo è fatto proprio di anime affini che non vedono l’ora di incontrarsi per strada.
Beh, innanzitutto ma.. 6 lingue?! Ma come hai fatto? Da autodidatta? Fenomenale!!!
Detto questo, come sempre un post così denso che fa venire le lacrime agli occhi. Sono troppo contenta che il destino mi abbia portato sul tuo blog e sono assolutamente certa che quest’eredità sarà utile anche tra tantissimi anni, quando né tu né io saremo più qui.
Non da autodidatta: una madrelingua, 3 tra medie e liceo, 2 ai tempi dell’università. Studiare mi piace da matti.
Ti ringrazio per il tuo commento Priscilla. Spero di ritrovarti spesso tra queste pagine.
Bellissimo post! Siamo praticamente coetanee e ci sono più di un dettaglio che condivido con te. Hai ragione, le botte servono, perché senza quelle non saremmo quelle che siamo diventate. A presto!
Grazie Moira!
…Le stesse parole che adoro leggere da un po’
Spero possano essere delle parole piene di ispirazione.
Mi piace sempre leggere la Giovy. Hai un modo così particolare di raccontarti che se un giorno dovessi scrivere la tua autobiografia la leggerei sicuramente. A proposito: quali sono le sei lingue che parli? italiano, inglese, tedesco e….
Italiano, inglese, francese, tedesco, spagnolo: queste molto molto molto bene.
Portoghese: me la cavo.
Io ogni volta che leggo i tuoi articoli (Tuoi nel senso che parlano di te, non che sono usciti dal tuo pugno) resto veramente affascinata e mi chiedo da dove ti venga tanta ispirazione, tanta fluidità e tanta chiarezza. è sempre un piacere leggerti, vai avanti così, con la tua riccitudine e la tua bionditudine 🙂
Ti ringrazio Elisa: scrivere per me è la cosa più naturale del mondo.
Questo post lo sento simile a me per tante ragioni, che non ti scrivo perché farei notte (uhm, da me in realtà è già notte!). In particolare l’argomento dei figli. Anyway… Lo sai, vero, che esistono siti tipo Futureme.org dove puoi scrivertela davvero, una letterina alla futura te, che poi ti arriverà al momento che hai deciso tu? 🙂
Grazie Lucy per avermi detto di quel sito: mi sa che me la scrivo davvero quella lettera.
Questi sono gli articoli che apprezzo di più, dove è il flusso di coscienza a parlare a briglie sciolte. Dove il cuore prende il sopravvento e si racconta, si svuota e riparte, più carico di prima. Complimenti, Giovy.
Grazie mille Veronica