Tempo fa vi raccontai di quali sono i luoghi legati a quelle che io chiamo le mie donne forti: si tratta di donne del passato (anche non troppo lontano) che io considero come mia personale ispirazione di vita. E il viaggio – almeno per me – è parte integrante della mia vita. La prima donna in quell’elenco è Matilde di Canossa, figura storica pazzesca vissuta nel XI Secolo. L’altro giorno pensavo a quanto lei abbia dato al mondo e a quanto io mi senta emozionata quando mi trovo al cospetto della sua firma o di un documento scritto da lei. Paturnie da storica, che volete farci. Devo sempre mettere un pizzico di storia in ciò che faccio e per questo ho pensato di raccontarvi i luoghi di Matilde di Canossa, quelli da visitare anche in un weekend fatto di bellezza, bonta e – ovviamente – tanta storia.
Chi era Matilde di Canossa

Matilde di Canossa nasce nel 1046, con molta probabilità a marzo e in quel di Mantova. Era figlia di Bonifacio di Canossa e di Beatrice di Lotaringia, donna che aveva legami con il Sacro Romano Impero. Matilde (o dovrei dire Matilda, visto che lei firmava così) ebbe i privilegi di una vita nobile e fu, fin da subito, bene istruita. Alla morte del padre, divenne una dei protetti (assieme ai suoi fratelli) dell’Imperatore Enrico III. A un certo punto della sua vita, divenne la moglie di Goffredo il Gobbo (zio del famoso Goffredo di Buglione) e negli anni sucessivi, l’area di influenza dei Canossa vantava terre in mezza Italia e anche tra i Paesi Bassi e il Belgio. Matilde divenne il “capo” di tutto questo nel 1076, in un periodo in cui le donne erano considerate meno di zero dal punto di vista sociale, anche tra i nobili. Governò le sue terre con forza, prontezza e rettitudine. In quegli anni, avvenne anche ciò che la rese eterna e per cui la si ricorda anche oggi, a mille e passa anni di distanza. Nella disputa tra Papa e Imperatore, lei si schierò col Papa e organizzò l’incontro per mettere pace tra le due forze politiche. Dove lo organizzò? Si dice in uno dei suoi castelli. Da lì nasce il detto “andare a Canossa“. Come vi dicevo, i territori matildici abbracciano un gran pezzo d’Italia. Dove andare per ritrovare lo spirito della Grancontessa?
I luoghi matildici da vedere almeno una volta nella vita
I luoghi legati alla vita di Matilde di Canossa, in Italia, sono davvero molti e tanti di essi si concentrano tra la Pianura Padana e l’Appennino Tosco Emiliano. Praticamente, una parte di Toscana, di Emilia e di Bassa Lombardia erano parte dei possedimenti della famiglia Canossa, detti anche Terre Canossiane. I luoghi che sto per raccontarvi io sono esemplificativi e possono essere raccolti in un itinerario da fare durante un bel weekend fuori porta. Tutti tranne l’ultimo. Per quello ci vuole l’aereo. Ci sono posti normalmente visitabili e altri che necessitano di un po’ di gamba per essere conquistati… Ma tutto resta molto semplice. Partiamo?
Mantova, dove tutto ebbe inizio

Mantova è la città di nascita di Matilde di Canossa e un luogo perfettamente legato alla famiglia in questione. Si dice che la Grancontessa sia nata (e vissuta) in quello che ora è il Palazzo della Ragione. Si dice anche che quel palazzo nasconda ancora molto della sua vita medievale e non ci è dato di sapere altro per il momento. In quel luogo vengono ora organizzate un sacco di mostre interessanti. Avete tempo fino al 4 luglio 2019, per esempio, se volete vedere la mostra su Braque. Detto questo, vi confesso che a me Mantova piace davvero tanto e ci vado sempre volentieri. La evito solo un po’ in estate a causa del caldo e delle zanzare che, non appena scendo dal treno in stazione, si concentrano su di me. Però mi sa che a breve sarò da quelle parti proprio per Braque e per tornare a Palazzo Te.
San Benedetto Po: dove tutto finisce
A rigor di logica, San Benedetto Po sarebbe dovuta essere l’ultima tappa di questo viaggio dedicato a Matilde di Canossa. L’ho messo subito dopo Mantova, per vicinanza geografica. Visitare San Benedetto Po è una cosa che si dovrebbe fare prima o poi nella vita, a prescindere dal legame con Matilde di Canossa. La sua Basilica e ciò che resta del monastero nato proprio per volere della Grancontessa sono due motivi che potrebbero riempirvi una giornata intera. Qui troverete la tomba di Matilde di Canossa: per sue volontà, la Grancontessa venne sepolta lì nel 1115, quando morì. La sua importanza, nel Medioevo ma anche in epoche successive, fu così grande che il Papa Urbano VIII (nel XVII Secolo) fece portare i suoi resti in Vaticano. Ora la tomba che vedrete a San Benedetto Po è vuota ma per molti è quello il vero luogo dove ricordare e rendere omaggio a Matilde.
Il Castello di Bianello: una delle sedi diplomatiche

In provincia di Reggio Emilia, proprio dove la Pianura Padana diventa collina, c’è un comune che si chiama Quattro Castella. Secondo voi perché si chiama così? Fin dal primo Medioevo, infatti, sui colli attorno al paese è documentata la presenza di castelli. L’unico che ora è rimasto è il Castello di Bianello, che fu proprietà dei Canossa. Qui, stando ai documenti storici, Matilde rimase molto e il castello divenne una delle sue sedi diplomatiche. Matilde di Canossa, anche prima del fatidico incontro tra Papa e Imperatore, fu una politica europea con tutte la caratteristiche necessarie. A Bianello incontrò sia Enrico IV e anche Enrico V che la proclamò “Viceregina d’Italia”. Sembra che proprio a Bianello vennero discusse alcune condizioni di pace che vennero applicate, qualche anno dopo, in Europa grazie al Concordato di Worms (dite la verità: o vi fiacco con la storia o vi faccio venir voglia di ripassare un po’). Mica pizza e fichi.
Il Castello di Canossa

Il Castello di Canossa si trova nell’omonimo comune in provincia di Reggio Emilia, sull’Appennino. Ora sorge la domanda: è il comune che ha preso il nome dalla famiglia o la famiglia ha dato il nome al comune? Ve lo farò sapere: studierò un po’. Ciò che resta ora del castello di Canossa sono dei bellissimi ruderi raggiungibili con una semplice camminata di brevissima durata. Qui, nel 1077 l’Imperatore Enrico IV e il Papa Gregorio VII (forse uno dei papi più famosi della storia) si rinconcigliarono, dando la spinta giusta per anni di pace in Europa. Il merito fu proprio dell’azione diplomatica di Matilde. Ribadisco: può sembrare un gesto semplice ma non lo è. Io me la immagino con fare perentorio che dice a entrambi “non fare il deficiente, vai a parlargli“. Oppure “adesso fate pace!“. Il suo gesto è quello che dà il via, in quella precisa epoca storica, alla diplomazia internazionale. Una donna, per quanto nobile e bene istruita, era pur sempre una creatura che non doveva interessarsi delle sorti del mondo. Lei è stata fautrice di un qualcosa di pazzesco. Dante la mette nel Paradiso per questo motivo!
Il Castello delle Carpinete

Siamo sempre sull’Appennino Reggiano e siamo sempre al cospetto di ciò che resta di un altro dei castelli della grande Matilde di Canossa. Alcuni documenti storici registrano, in questo luogo, un congresso tra Matilde e le forze Papali, avvenuto nel 1092. L’argomento? La pace con l’imperatore stava per saltare e si doveva pensare se tornare in guerra o no. Sempre argomenti leggeri per la nostra cara Matilde. Il Castello delle Carpinete si trova nel comune di Carpineti e c’è davvero pochissima strada dal parcheggio a quello che era il cortile centrale del Castello. Se amate il trekking, sappiate che dal castello partono alcuni sentieri molto interessanti.
Matilde di Canossa fuori dall’Italia: l’Abbazia di Orval

Avete mai sentito parlare dell’Abbazia di Notre-Dame d’Orval? Si trova, per l’appunto, a Orval, un comune della Vallonia meridionale, in Belgio. Che cosa ha a che fare un’abbazia belga con Matilde di Canossa? Sembra che venne fondata proprio dalla Grancontessa. Matilde era legata a queste terre nordiche per via della discendenza di sua madre. Viaggiò molto nella sua vita (altra cosa strana per una donna di quei tempi) e ci sono documenti storici che attestano che, in zona, la famiglia della mamma di Matilde aveva dei possedimenti. Sembra che l’Abbazia nasca proprio da una donazione della famiglia di Beatrice (la mamma di Matilde). C’è anche una leggenda alla base della nascita di questo luogo di culto. Si dice che Matilde avesse perso la sua fede nuziale in un ruscello vicino al luogo dell’Abbazia. Poco tempo dopo le venne riportato da una trota di fiume. Nel vederlo, lei esclamo “Questa è una valle d’oro”. Da qui il nome “Orval“. Chissà se i monaci facevano già la birra ai tempi di Matilde.
Matilde di Canossa, per me

Ok, quanto tempo ho per raccontarvi cosa sia per me Matilde di Canossa? In quest’epoca in cui tutto sembra troppo finto, io spesso mi rivolgo al passato – recente o più lontano – per trovare i miei punti di riferimento, quasi come fossi un orologiaio intento a disegnare il quadrante su cui misurare il tempo e le mie azioni. C’è un raccoglitore ad anelli che ho usato ai tempi della mia tesi, nel quale ho inserito delle buste trasparenti. Sapete quelle in cui infilare dei fogli, degli appunti o cose simili? Ecco. Ci sono quattro foto a occupare quattro buste trasparenti, prima di qualsiasi foglio di carta. I miei personali moschettieri per la vita. In una c’è la foto di Nilde Iotti. In un’altra c’è la Simone de Beauvoir. In un’altra ancora c’è Hannah Arendt. Nell’altra che rimane c’è Matilde di Canossa. Ci sono novecento anni tra lei e le altre tre. Lei, per me, ha aperto la strada proprio alla diplomazia, o meglio alla diplomazia al femminile. Lei era una vera e propria influencer ante litteram, così influente da decidere le sorti politche del mondo conosciuto fino a quel momento. Se scrivessi il mio personale libro con le Favole della buona notte per bimbe ribelli, ci sarebbe lei nella prima storia. Come lei nessuna mai. Prima di lei nessuna mai. E anche dopo, per troppo tempo. Donne così andrebbero raccontate di più. Più Matilde, meno Ferragni. Almeno per me.
La foto di copertina è © Giovy Malfiori – riproduzione vietata.
Meravigliosa donna la Matilda! E splendido il tuo racconto che ho letto con attenzione così le Terre di Canossa non sono più solo un’uscita dell’Autostrada Milano-Bologna. Concordo col tuo monito finale, peccato che noi donne tante volte preferiamo svilirci invece di valorizzare le nostre qualità come invece ha fatto lei sfidando i tempi con grandi risultati
La Grancontessa è una vera influencer. Dovremmo farci sempre ispirare da donne così.
Matilda for ever. Ho letto con piacere il tuo articolo. Anche io sono una sua “portavoce moderna”. La nomino spesso come esempio è soprattutto mi è accanto nei momenti difficili. Oggi vado giusto a Mantova e la mia nuova vita inizia con lei accanto. Per grazia di Dio così è.
In bocca al lupo per la tua nuova vita. Matilda sarà sicuramente al tuo fianco!