
Nei giorni scorsi sono tornata a casa, nella mia Valdagno (e dintorni). Non tornavo nell’Alto Vicentino da gennaio e me ne sono accorta solo guidando dall’autostrada, lungo la mia valle. Mi sono detta “ma ti par possibile?” e poi mi data mille schiaffi – morali – da sola. Quando guido verso quella che chiamo ancora casa penso a quanto tutto quel paesaggio, fisico o umano, mi manchi. Quando vado via, penso subito a quando potrei tornare. E penso a me, a quella che sono e a quanto quel territorio mi ha dato. Ieri ho capito una cosa di me: sono come un salmone.
Avete presente i salmoni?

Dimenticate il salmone affumicato che trionfa sulle tartine e, assieme alla panna, sulla pasta dagli anni ’80. Sono una bastarda, lo so: ho scelto proprio la foto giusta. Lasciate perdere anche se tutto è buonissimo e ora vi sembra già di avere quel gusto in bocca. Pensate al salmone pesce, al salmone vivo, prima di diventare un carpaccio da accompagnare al burro. Nasce in acqua dolce, vive in acqua salata, torna in acqua dolce per finire la sua vita. Si sacrifica per dare una nuova vita. Che pezzo di vita del salmone sono io? Io credo di essere quel salmone che nuota controcorrente, in fede alle convinzioni che ha nella sua testa. Perché sono un salmone?
Un salmone nella mia infanzia

Finchè guidavo, ieri, ripensavo a una cosa che – da venerdì a domenica – ha dominato i miei incontri del weekend. Stephen King in quello che sarebbe diventato il film “Stand by me” (il racconto si trova nel libro “Stagioni diverse”), chiude la storia (no spoiler) con un “non ho mai avuto amici come quelli che avevo a 12 anni. Ma Gesù, chi li ha?!“. Io ho quella frase dentro al cuore dalla prima volta che ho visto il film, un film che per me ha un significato davvero particolare. Ho ripensato che, davvero, io ho alcuni stessi amici conosciuti all’asilo. Per questo mi reputo la donna più fortunata del mondo. Siamo passati dai grembiulini alle feste del pomeriggio, dalla torta con l’ananas alle grigliate estive, dal latte allo spritz. A mille spritz. Come se non ci fosse un domani. Eppure anche al tempo ero un salmone. Controcorrente.
- Non mi è mai piaciuta la Coca-Cola o le varie “Cola” in generale: alle feste di compleanno ero l’outsider che chiedeva la Fanta o la Lemonsoda.
- Non bevevo il latte ma tè già da quando avevo 3 anni. Prima deteinato, poi normale.
- Non mi piacevano, da piccola, le frittelle di carnevale: io andavo solo di crostoli. Ovvero di “chiacchiere”.
- A scuola, durante l’ora di ginnastica, tutti amavano le capriole: io avrei voluto nascondermi al momento di farle.
- Le bimbe si vestivano di rosa, io di blu.
Un salmone tra adolescenza e gioventù

Poi arriva il momento in cui diventi grande, quello in cui non stai mai in casa, quello in cui “mamma lascia la porta chiusa” e anche lì facevo il salmone. Io ero quella con la famiglia già outsider di suo: due fratelli più grandi di me hanno aiutato ad aprirmi la strada e rendermi gli anni incasinati dell’adolescenza un po’ più semplici. Probabilmente anche perché mi meritavo fiducia: andavo bene a scuola, continuavo a frequentare gli stessi amici, raccontavo tutte le cavolate che facevo. In cosa ero salmone? La mia ribellione è stata la normalità. E quella tanta fiducia data dai miei. E mai tradita.
- Ero quella con la mamma tutt’altro che apprensiva: bastava un biglietto con scritto “sono fuori con… a qualche ora torno” per mettere tranquilla la Bruna.
- Avendo le chiavi di casa dall’età di 6 anni (davvero, non scherzo), non ho mai dovuto lottare per averle. Per i miei amici era una sorta di tragedia. Una tragedia che non ho vissuto.
- Giusto per non dire solo cose che mi hanno reso la vita facile, vi posso dire che quando prendevo un 7 (per tutti i genitori è un voto normale, tendente al bello) io venivo sgridata. Avevo abituato i miei troppo bene agli 8 e 9. Il 7 mi era concesso solo in biologia e matematica che, al tempo, erano tutto tranne che la mia vita. Nemmeno ora lo sono, ma ho fatto pace con ciò che rappresentano.
Un salmone adulto

Il salmone adulto sente il tic-tac della vita. Sente l’orologio biologico e fugge verso l’acqua dolce per compiere il sacrificio dovuto per la continuazione della specie. Forse è questo l’aspetto che più mi pone distante da un salmone, se proprio dobbiamo prendere il parallelismo alla lettera. Eppure sono perfettamente un salmone adulto proprio per il senso di ritorno. Non so quante volte l’ho scritto parlando di casa mia, della mia Valdagno: per capirla e per capire l’amore verso le mie radici e la mia terra, mi sono dovuta e voluta allontanare. Era la fine del 2002 quando sono andata via ufficialmente. E per ufficialmente intendo quando ho spostato la residenza, quando il mio indirizzo è diventato un altro rispetto all’unico che avevo sempre conosciuto fino a quel momento. Il concetto di casa si è spostato ma mai totalmente. Sono dovuta arrivare attorno ai 30 anni per capirlo e ora so dov’è casa. Anche se di case ne ho molte nel mondo. In cosa sono un salmone nell’età adulta?
- Mi sento un’eroina del νόστος (nostos, ritorno in greco), una moderna Ulisse: viaggio, lascio che il mondo entri in me ma sento l’appartenenza al posto dove sono nata. Potrei voler tornare ovunque ma, come un salmone, risalgo la corrente e so che mi porterà solo là. Ne sono convinta ora più che mai.
- Mi sento controcorrente per non aver mai pensato a un figlio e per sentirmi a posto così.
- Mi sento controcorrente perché, anche a rischio di sembrare egoista, mi metto sempre al centro.
- Ho mollato un lavoro nella più importante web agency d’Italia, con 14 mensilità, benefit vari e tanta sicurezza per aprire partita iva e credere in quel che so fare. Perfectly salmon inside.
Io, perfectly salmon inside

Non ho la forma di un pesce. Sono tonda e potrei essere una pera. Una di quelle buone e dolci, di quelle che appena le mordi vieni invaso dal suo gusto. Però mi sento davvero un salmone dentro l’anima, che batte, si dibatte e lotta per arrivare dove deve o vuole arrivare. Nel mio caso è più un fatto di volontà. Il dovere lo lascio a quel comparto della mia vita che chiamo, come tutti, lavoro. Il resto è volontà, piacere e capacità di vivere come si vuole. Vi ricordate quando, tempo fa, mi chiesi quanto fosse lecita la mia felicità che ora oserei definire “salmonesca“? Ecco, ci ripensavo anche ieri e, probabilmente perché mi sono confrontata con gente che conosce la mia vita a memoria, mi sono resa conto che tutto ciò che sento è più che lecito. Anche il fatto di percepirmi come un salmone.
Arriverà il momento del ritorno.
Di tutti i ritorni. Di quelli fatti di attimi, di quelli capaci di comporre l’eternità.
Quel ritorno sarà come quel ruscello dove si specchiava Narciso.
Nessuno cadrà dentro, ma chi ci dovrà essere, ci sarà.
E quando parli di te è sempre un grandissimo piacere.
Grazie 🙂
Leggere i tuoi pensieri è un momento di pausa e di “vacanza” vera alla fine di una giornata. Forse perché condivido la decade di nascita, e tanti degli aneddoti che racconti, ma è così bello poter immaginare che nel Word Wide web, infondo, le vite di tutti noi sono accumunate da sogni e bisogni così simili 💚
Quello che dici del web, per me, fa proprio parte del bello del web. Di quelle cose che dovrebbero accadere. Grazie mille per il tuo commento.
Letto con grandissimo piacere. E per l’attaccamento alle mie radici anche io infondo mi sento un salmone! Post Molto bello, complimenti!
Grazie mille Carmen!
Essere controcorrente significa tante cose, alcune che si guardano dalla distanza del tempo con una punta di nostalgia e altre che invece ci fanno stridere quando ci troviamo in mezzo agli altri. Almeno per me è così, perché a volte mi trovo con persone con cui sono “cresciuta” e le sento così diverse e lontane che a volte mi dico che seguire la corrente forse farebbe meno attrito. Poi, però, mi ricordo che non ce la farei e voilà.
Siamo tutti dei salmoni, a modo nostro.
È stato davvero bello leggere qualcosa di te, conoscerti 🙂 È sempre bello sapere qualcosa di chi si segue online, di chi si conosce solo virtualmente.
Io ho questo “vizio”: ogni scrivo di me, di ciò che mi passa dentro.
Non avevo mai pensato a quanto salmone ci potesse essere nelle nostre vite. Ora leggendo le varie fasi della tua mi accorgo di quanto controcorrente ognuno di noi è stato a modo suo. Certo la cosa delle chiavi a 6 anni difficilmente la dimenticherò, ma a pensarci c’è stato e ancora c’è tanto salmone anche nella mia di vita! Che riflessione interessante!
Esatto: ognuno di noi, per qualcosa, è un salmone.
E’ sempre molto bello leggerti Giovy. Mi piace quando dici che la tua ribellione era la normalità, a volte essere normali è talmente difficile. Mi piace la tua idea di salmone, io mi sento solo a volte controcorrente, ho più la tendenza a lasciarmi trasportare ma quando giro le pinne poi non ce n’è per nessuno!
Ti ringrazio molto Antonella!
Ti dico solo che mi sono emozionata leggendo il tuo articolo. Riconosco me stessa in moltissime tue parole: dai rapporti con la famiglia, al fatto di essere sempre stata la voce fuori dal coro…fino al fatto di aver lasciato un lavoro con 14 mensilità e una posizione manageriale per scappare oltreoceano, x fare la barista e sognare di vivere girando il sud est asiatico, sperando di poter far ritorno a casa e dalle persone che amo – gli amici che mi porto accanto dall’asilo e dalle elementari – solo per le vacanze ☺️ complimenti, hai un modo di raccontare che è totalmente coinvolgente
Ti ringrazio molto Valentina: forse il blog è il ruscello di noi salmoni d’altri tempi. Ci ritroviamo tutti qui.
Dopo aver letto questo post, mi sembra di conoscerti anche se non ci siamo mai incontrate, abbiamo tanti punti in comune nell’ esser controcorrente. Sono sempre stata classificata come diversa solamente perché le mie idee sono ed erano diverse dal gregge. Ammiro la tua forza di rinunciare a tutto per fare ciò che ti piace, lo desidero tantissimo ma non ne ho il coraggio.
Secondo me, ci sono davvero tanti salmoni a questo mondo.
Mi Piace molto la storia del salmone e del paragone che hai fatto con la tua vita. La torta all’anas La ricordo anch’io, faceva parte degli anni della nostra gioventù anche se io ne ho qualcuno di più 🙂
Per me la torta all’ananas era un classico di ogni compleanno. Tranne che per il mio.
L’immagine della felicità salmonesca mi parla tantissimo! 🙂 Sai che ti invidio per la tua ribellione della normalità adolescenziale? Per me è stato così difficile, tutto era una lotta, tutto. Forse non mi sono ancora ripresa del tutto. Ah, e chapeau per l’esserti resa indipendente sul lavoro nel modo in cui volevi!
Sono felice che questa immagine ti piaccia. Io più ci penso, più mi convinco.