
Da giorni sono inquieta e, quando mi succede, devo scrivere. Scrivere per me è come respirare: automatico, vitale, obbligatorio per la mia esistenza. Sono inquieta e so perché: è una cosa bella, una cosa che riguarda un viaggio che si compirà a breve e che mi porterà a contatto diretto con alcuni dei miei sogni. Sogni che ho nel cuore dal 1993, facciamo anche 1994, quando avevo sedici anni e cantavo “And I pray, oh my god do I pray, I pray every single day For a revolution“, prima che il suono delle parole What’s Up ricordassero una app di cui non facciamo più a meno. Sono inquieta, scrivo. Mi piaccio così.
Cosa ci rende felici?

Su questo blog non mancano i post che parlano di ciò che genera in me la felicità: c’è il vento, ci sono certe isole, c’è casa mia (ovunque sia), ci sono proprio quei post in cui racconto me stessa e che mi piacciono tanto. Amo leggerli, amo scrivere. Ci sono i libri, le storie che vorrei scrivere, ci sono mille elementi al mondo capaci di darmi felicità. E c’è il viaggio. Io non so che cosa sia questo amore che io ho per il mondo. Io non so che cosa sia questa spinta ad andarmene ogni tanto. Andarmene per poi tornare. Questa è la mia vita e mi hanno disegnata così, come direbbe qualcuno di famoso, almeno sul grande schermo. Ho capito che ci sono vari tipi di felicità nella mia vita. E penso sia così anche nella vita delle altre persone nel mondo: c‘è la felicità che mi placa l’anima, l’accarezza quasi volesse farla star tranquilla. Questa, per esempio, è la felicità che provo quando sono a Tenerife. Poi c’è la felicità elettrica, quella che mi agita e che mi fa cantare I wanna be sedated dei Ramones 24 ore su 24. Ora sono in preda a questa felicità.
Le classiche farfalle nello stomaco

La mia felicità inquieta di questi giorni si può tradurre benissimo con la classica sensazione delle farfalle nello stomaco: mi sento stringere proprio alla bocca dello stomaco. Passo le mie giornate così e mi perdo in un continuo dialogo con me stessa. No, non sto male: lo faceva anche Petrarca, per la cronaca. Parlare con se stessi è sano ed è sintomo di consapevolezza per me. Quando mi auto-interrogo sulla mia spasmodica felicità attuale non posso fare a meno di farmi una domanda particolare e cercare – alla Marzullo Style – di darmi una risposta: che cos’è che determina il grado di stupidità di una motivazione alla felicità? Mi spiego meglio: c’è chi è felice per una promozione al lavoro, per una bella notizia sui propri cari. C’è chi è felice per chi parte. Che cosa determina se e quanto la felicità sia lecita?
La felicità è sempre lecita

Oltre ad auto-interrogarmi, capita anche che mi senta in colpa per essere così felice per una cosa – per molti banale (ma non per me) – come un viaggio che sogno da tempo. Mi guardo intorno e vedo gente felice per cose che mi sembrano più lecite: una guarigione, un matrimonio, un qualsiasi-cosa-vi-venga-in-mente. Io no: io sono felice perché ho davanti un mese in cui sarò a casa mia 7 giorni su 31. Io sono felice perché guardo lo zaino, quello grande, e gli dico già mentalmente di prepararsi a finire nella lavatrice della lavanderia a gettoni. Io sono qui con la faccia come un’ebete che guardo il foglio excel con la programmazione di ciò che mi aspetterà non appena l’aereo si solleverà da terra. Immagino me stessa seduta davanti al tè da prendere con un’ipotetica amica senza volto e senza identità e, mentre le racconto la mia felice inquietudine, mi sento dire “ma non ti sembra stupido?“. E sti cazzi. No. Non è stupido. Ognuno ha il sacrosanto diritto di essere felice per ciò che lo lancia tra le nuvole come il migliore dei razzi a support della Suyuz. Ognuno ha il pieno diritto di affermare che la felicità è un qualcosa che prevede una partenza e un ritorno. Ognuno ha il totale diritto di pensare alla propria destinazione, sentirsi il cuore in gola e di percepire già la discesa delle lacrime perché, non appena là, ci sarà un sogno realizzato e una realtà da assaporare.
La domanda, ora, è una sola: dove andrò mai per farmi venire le farfalle nello stomaco?
Io, nel frattempo, respiro e faccio diventare questa felice inquietudine energia pura. Stay tuned…
Sono parecchio curiosa. Io sono in una situazione da farfalle nello stomaco per un “viaggio” che inizierà domani e che sarà un’avventura assoluta. Unica e fantastica. Quindi resto in attesa delle tue novità, e intanto mi godo le mie.
Che bellezza. Io devo aspettare esattamente un mese e non vedo l’ora.
Non è mai banale, anzi. Ricordo in Brasile quando davanti ad un negozio c’era una scritta “la felicità è una cosa seria”, che alla fine riassume un po’ il tuo post. La felicità? E’ una cosa bellissima, la possiamo trovare ovunque, in un semplice cioccolatino come in un viaggio. Ma la cosa bella è quando ti prende tutta, dall’alluce ai capelli, e ciò che ancor piu bello, è che si vede, e nel tuo caso si legge!
La felicità è una cosa seria. Bella definizione.
La felicità non è assolutamente mai banale ❤️ Spesso mi sento in colpa anche io quando avverto quella scossa elettrica di improvvisa felicità per un biglietto acquistato, una soddisfazione, un concerto etc… Forse ci facciamo influenzare dalla massa ma la felicità è anche nelle piccole cose e per ognuno sono diverse perché abbiamo sogni, obiettivi e sensibilità diverse. Questa è la mia risposta quando parlo con me stessa 😊
L’importante è rispettare la felicità di tutti, in primis la nostra 💚 Sono curiosa di sapere dove andrai, rimango sintonizzata.
Esatto: l’importante è rispettare la felicità di tutti. Sempre.
A me la felicità ha sempre spaventato. Preferisco la più morbida e avvolgente serenità. Mi sembra più affidabile e più a lungo termine. Ma tu goditi la felicità, perché non c’è niente di illecito e nulla per cui sentirsi in colpa se si hanno le farfalle nello stomaco.
Sicuramente la serenità è preferibile a lungo termine. Come dici tu: è avvolgente. Questa felicità, però, mi sta facendo bene.
Giovy, aspetto i tuoi post. Ho già capito che stai per raggiungere lo stesso posto che sogno anche io da anni (chissà, forse proprio dal ’94). E sono felice che tu ci vada, perché poi sarò felice di leggerti. Le farfalle nello stomaco ce le ho anche io per te.
E no, la felicità per un viaggio non è mai banale; per quanto mi riguarda è una delle più prorompenti che esistano.
A presto!
Chissà se sarà quello. Te lo faccio sapere prestissimo!
Ti capisco bene perché capita anche a me. Non ogni volta che devo partire (di solito sono felice “e basta”) ma per esempio quando vado a Londra: in quei casi mi sento come una bambina quando arrivano le giostre in città.
E ora sono curiosissima di sapere quale sarà la tua destinazione… forse Seattle?
Chi lo sa. Ve lo racconterò presto.
I momenti di felicità, quella pura che sale dallo stomaco e ci fa solo stare bene, sono pochi e vanno curati. Quindi goditi ogni attimo di questa felicità.
Venendo alla meta, vista canzone/gruppo butto lì un San Francisco? Ad ogni modo, ovunque andrai, sarò mooolto felice di seguirti!
Me lo sto godendo alla grande! Non è San Francisco ma vi racconterò tutto prestissimo.
Anche io provo le tue stesse sensazioni prima di una partenza per un viaggio (anche mesi prima, le mie farfalle nello stomaco volano molto spesso quando pensano ai viaggi)!
Adesso ad esempio stiamo organizzando un bel viaggio a ottobre e se ci penso sento l’emozione salire ed è davvero una bella sensazione!
Sono curiosa di sapere dove andrai, noi per scaramanzia aspettiamo ancora un po’ prima di dirlo! 😉
Esatto, aspetto ancora un po’ ma credo non riuscirò a tenere molto questo segreto.
Ti capisco benissimo, anche io sono felicissima e inquieta prima di un viaggio….prima del viaggio in Asia ero davvero inquieta, ho fatto e disfatto lo zaino un sacco di volte. Eppure, organizzare quel viaggio è stato uno die periodi più felici!
Verissimo!
Ma appunto,,, dove andrai? ! A parte tutta la mi curiosità, ti capisco… oh se ti capisco! Anche a me prende quella felicità elettrizzante mista ansia prima di un viaggio importante, dove importante vuol dire “realizzazione di un sogno”.
C’è chi si elettrizza per una borsa, per delle scarpe… noi per i viaggi-sogni.
Ed è la cosa più bella del mondo!
Farò sapere presto dove andrò! Per ora sono ancora qua che mi trastullo in quella sensazione di felicità.
Come ti capisco! Anche io sono felice quando scrivo, ne sento proprio la necessità e mi tranquillizza sempre. Un’ottima terapia 🙂
Io mi tranquillizzo dopo. Per ora sono ancora nella fase “per aria”.
Sono felice per te! Conosco benissimo quella sensazione pre partenza, l’entusiasmo e i sorrisi davanti alla pila di oggetti da mettere in valigia…
Pens che dovrò preparare due zaini in contemporanea perché davvero, tra un viaggio e l’altro, c’è tempo zero.
Sono felice che tu possa partire presto x questa meta così desiderata (sono molto curiosa)! Viaggiare rende anche me molto felice! Quando sono felice penso però che possa presto accadere qualcosa di brutto… Anche perché se ne sentono così tante in giro. Godiamoci il momento!
A me non prende mai quel pensiero ma, davvero, mi chiedo quanto la mia felicità possa essere lecita.
Noo, non ci lasciare così sospese! Non vedo l’ora di scoprire quale sia il tuo viaggio, anche io ho prenotato per una destinazione che sogno da sempre. In bocca al lupo per tutto, comunque! 😉
La suspence durerà poco. Vi racconterò tutto presto… e W il Lupo!
Eh no, adesso devi dire quale fantastica meta ti agita così tanto. Non puoi lasciarci così in sospeso. Scrivi benissimo quindi continua a farlo, a raccontarci di te e delle tue farfalle nello stomaco!!!
Arriverà il post rivelatore.
Ma certo che è lecita questa felicità, e non credo sia per niente secondaria a quelle più “convenzionali” che hai citato. Perché? Chi decide? Solo noi. E la capisco eccome questa felicità. Anch’io canto I wanna be sedated quando sto per partire. Da quando sono in Australia mi è anche capitato di non dormire la notte per un viaggio che stavo per fare, e non una volta sola. Quindi godi al massimo!
Grazie Lucy!