Il Secolo d’oro è uno dei molti tempi che possono fare da base a un viaggio in Olanda. Per Secolo d’Oro si intende il XVII Secolo, periodo in cui l’Olanda trovava la sua forza, diventando così una potenza coloniale e mercantile davvero immensa. Quest’epoca è fatta soprattutto di commercio e arte. Quest’ultima è ben rappresentata da Rembrandt o da Johannes Vermeer, pittori che possono essere definiti l’orgoglio dei Paesi Bassi. Qual è il posto giusto per rendersi conto della loro grandezza? Sicuramente la Mautiritshuis all’Aia. Per me, uno dei musei più belli che abbia mai visto nel mondo.
Dove si trova la Mauritshuis
La Mauritshuis si trova nel centro dell’Aia – per gli amici Den Haag – la capitale amministrativa dei Paesi Bassi. La capitale normalmente conosciuta è Amsterdam ma tutti gli olandesi considerano l’Aia la capitale perché lì ci sono gli organi di governo e vive anche la famiglia reale. Era già così ai tempi del Secolo d’Oro e la Mautishuis ben rappresenta quell’epoca. Vi spiego tra poco perché. Questo museo così speciale si trova nel centro dell’Aia, vicinissimo al Binnenhof. L’Aia si raggiunge comodamente in poco più di mezz’ora di treno da Amsterdam. Si presta quindi a essere una perfetta gita di un giorno da fare con i mezzi pubblici.
Informazioni per visitare la Mauritshuis
La Mauritshuis è aperta tutti i giorni dalle 10 e chiude alle 18, con due eccezioni: una per l’apertura e l’altra per la chiusura. Il lunedì apre alle 13 mentre il giovedì chiude alle 20. Il museo possiede ora un’entrata interrata, rispetto all’ingresso stesso della casa, dove troverete il luogo per fare il biglietto, le toilette, il guardaroba e lo shop. Ecco alcune cose di cui tener conto per visitare la Mauritshuis all’Aia:
- Il biglietto costa 15,50€ e vi permetterà di vedere la Mauritshuis e anche la galleria Prince William V, di cui vi parlerò presto.
- Il biglietto può anche essere fatto online, sul sito ufficiale del museo.
- I bimbi e i ragazzi fino a 19 anni entrano gratis.
- La galleria è predisposta per dare accesso alle persone con mobilità ridotta.
- Dovete lasciare borse e giacche al guardaroba… che è gratuito.
- C’è la possibilità di avere l’audioguida.
Inutile dirvi che ci saranno giorni in cui la Mauritshuis è presa d’assalto. Io l’ho visitata di mercoledì mattina e, devo ammetterlo, ho trovato poca gente. Una meraviglia.
La storia e l’importanza della Mauritshuis
Mauritshuis vuol dire “casa di Maurits“, dove Maurits sta per Johann Maurits von Nassau-Siegen. Il palazzo è simbolo del Secolo d’Oro proprio perché nacque in quell’epoca per volere del suo proprietario. Egli era uno degli Olandesi più in vista di sempre: un nobile con forti legami con la famiglia reale dei Paesi Bassi e anche un mercante che fece della gran fortuna grazie alla Compagnia delle Indie e alle proprie spedizioni verso il Sud America. La casa sorse proprio adiacente al Binnenhof – da secoli già centro del potere politico dei Paesi Bassi – proprio per i forti interessi politici della famiglia Maurits. Come tutte le famiglie abbienti, i Maurits investirono – e non solo nel Secolo d’Oro – nell’acquisto di quadri e opere d’arte. Ciò che ci resta ora è una casa a dir poco splendida e una collezione d’arte non immensa ma dal valore inestimabile. Un’ultima curiosità: lo sapete perché è l’Aia la capitale politica dei Paesi Bassi e non Amsterdam? Perché il parlamento si insediò qui nel XV Secolo. La casa dei reali, in quel tempo, era Delft (tra l’Aia e Delft ci sono ora 15 minuti di treno) e l’Aia divenne il luogo in cui i rappresentanti delle Province dei Paesi Bassi si riunirono perché era neutrale. Tutte le altre città, avendo i privilegi di “città” (tasse, proprio governo, mercato e così via) avevano troppi interessi. Si è dovuto trovare un luogo neutrale e quello fu un piccolo villaggio di campagna che ora è l’Aia, una delle città più internazionali di sempre.
Visitare la Mauritshuis: cosa aspettarsi
Diciamo la verità: quando pensiamo alla pittura olandese ci viene in mente subito il Rijksmuseum di Amsterdam, che è un gran posto e un luogo che – pontendo – visiterei mille volte l’anno. Certi musei molto conosciuti hanno una grande pecca: sono immensi. Spesso non si riesce a godersi tutto al meglio perché richiedono un gran tempo. Questo non è il caso della Mauritshuis che, a detta di alcuni con cui mi trovo molto d’accordo, è il museo più bello d’Olanda. La sua dimensione contenuta e le opere di grandissimo pregio, oltre alla casa stessa, sono davvero un qualcosa che rendono la Mauritshuis un posto più unico che raro. Cosa aspettarsi da una visita a quel museo? Io non voglio spoilerare troppo ma vi racconterò alcune cose per cui vale la pena di organizzare un viaggio anche per visitare solo l’Aia e vedere questo museo. Ovviamente, parlo a mio gusto.
I ritratti di Holbein
Hans Holbein il Giovane fu un pittore tedesco che passò gran parte della sua vita alla corte di Enrico VIII. Fu l’autore di tutti i ritratti delle mogli di Enrico VIII e ritrasse spesso persone influenti della corte del sovrano inglese. Avevo visto, un millennio fa, il ritratto di Anna di Cleves (quarta moglie di Enrico) al Louvre e non ero pronta a quanto ho visto alla Mauritshuis all’Aia. Lì si trova, infatti, il ritratto di Jane Seymour (terza moglie di Enrico), probabilmente l’unica donna che Enrico VIII abbia mai amato. Per me è stata una sorpresa bellissima trovarmi di fronte a quel ritratto.
La lezione di anatomia di Rembrandt
Tra Rembrandt e la Mauritshuis c’è un legame particolare. Molti dei suoi dipinti presenti ora alla Mauritshuis erano già lì due secoli fa. Durante la mia visita, era aperta un’esposizione studiata ad hoc per raccontare la presenza di Rembrandt sui muri della Mauritshuis che, per inciso, divenne un museo aperto al pubblico nel 1995. Proprio all’Aia potete ammirare la Lezione di Anatomia che, con la Ronda di Notte esposta al Rijksmuseum di Amsterdam, racconta alla perfezione quel genio di Rembrandt. Ho particolarmente apprezzato lo studio della luce per illuminare l’opera. Non avevo mai visto dal vivo quest’opera e ci ho lasciato su gli occhi.
La ragazza con l’orecchino di perla di Vermeer
Credo che questo quadro sia alla base di molte decisioni di vistare la Mauritshuis all’Aia. È una cosa più che comprensibile anche se, ve lo dico, io trovo sia un quadro molto bello ma non speciale. C’è del genio ma non così tanto come in altri quadri di Vermeer. Ora non tiratemi i pomodori marci perché sto per farvi un’altra rivelazione: quella ragazza che lui dipinse intono alla fine del 1665 (o forse già 1666) in realtà non è mai esistita e il romanzo di Tracy Chevalier (da cui è stato poi tratto il film con Scarlett Johansson e Colin Firth) racconta una storia che non hai mai avuto ragione di essere. Quello che, invece, è realtà è ciò che dicono i critici: quel quadro fu una sorta di esercizio di stile, cosa che usava spesso al tempo. Tutto questo non toglie nulla alla sua bellezza e a quel tocco di genio di mettere una perla all’orecchio della ragazza per illuminare il tutto. Quando sarete lì davanti e avrete finito di ammirarlo, giratevi. La meraviglia è dietro di voi.
La veduta di Delft di Vermeer
Vi dico solo una cosa: sono arrivata lì, non sapendo l’esatta posizione della Veduta di Delft di Vermeer all’interno della Mauritshuis e non volendola sapere. Avevo bisogno di un incontro fortuito con quel quadro e così è stato. Sono entrata in quella stanza dalle pareti verdi e l’ho subito notata. Davanti al quadro c’è un divanetto e mi sono seduta. Mi stavano già scendendo le lacrime, cosa che cercavo di dissimulare perché c’era gente ma non ci riuscivo. Sono rimasta lì a guardarla per ore, mentre dei giapponesi presenti nella stanza si ammassavano sulla Ragazza con l’orecchino di perla. Io ero lì nel silenzio di quella veduta di Delft, un quadro che è stato capace di prendermi fin dentro l’anima. Avevo la pelle d’oca perché solo in quel momento ho compreso cosa avesse voluto dire Proust ne “La ricerca del tempo perduto” quando va arrivare il suo Bergotte lì davanti. Vi dico solo che, quando ho finito di vedere il piano, sono tornata lì davanti per un’altra mezz’ora. Quel quadro, per me, vale il viaggio.
La Mauritshuis, per me
Sono arrivata all’Aia con due obiettivi: andare alla Mauritshuis e cercare di capire perché fosse la capitale politica dei Paesi Bassi. Li ho centrati entrambi. Mentre ero davanti al cancello della Mauritshuis e aspettavo che aprisse (mancavano 5 minuti) una signora di mezza età si è rivolta a me in olandese. Io le ho detto che non parlavo la sua lingua e allora si è messa a parlarmi in inglese. Le dissi che era la prima volta che vedevo il museo e lei mi rispose che, abitanto all’Aia, va lì molto spesso. Quella mattina tirava vento e pioveva, sicché non ci poteva essere luogo migliore di un museo per passare una buona mattinata piena di cose belle. Siamo entrare assieme – io e la signora – poi ci siamo salutate e lei mi ha augurato buona visita. Ci siamo reincrociate quando io avevo ancora gli occhi gonfi di lacrime per la veduta di Delft di Vermeer. Quando mi ha visto così mi ha sorriso e mi ha detto “It’s Vermeer’s fault” e io ho annuito. In quel momento mi sono sentita piccola e viva nello stesso momento, un po’ come fossi una lillipuziana a capo del mondo. L’Arte ha questo potere su di me: mi fa sentire un essere infinitesimale ma, nel contempo, mi dà una carica forte e decisa. Lasciatevi scuotere, andate alla Mauritshuis e cercare di essere curiosi.
Tutte le foto sono © Giovy Malfiori – riproduzione vietata.
Come sempre, riesci ad arricchire, il mio piccolo bagaglio culturale.
Grazie infinite Giovy.
Grazie infinite a te per apprezzare sempre così tanto quello che scrivo.
Sembra davvero una residenza regale, con tutti quegli ori e quei dipinti magnifici,, Il quadro sui cui ti sei soffermata te sembra magnetico!
Quel museo è magnetico. Da vedere!