
“Erst kommt das Fressen, dann kommt die Moral“, iniziava così il mio tema di maturità nel lontano 1997, tema in cui – grazie a una frase di Norberto Bobbio – io affrontavo il rapporto tra cultura e politica. Me lo ricordo quasi tutto. Bobbio chiedeva, Brecht rispondeva. Almeno nella mia testa. Quella frase in tedesco dice “prima si mangia, poi arriva la morale“. Arriva dall’Opera da tre soldi e il verbo “fressen” è indicativo perché delinea il mangiare degli animali, non degli esseri umani. Brecht sottolineava la malattia della sua epoca, dell’Europa in certi anni. Tra pochi giorni sarà il Giorno della Memoria e usciranno miliardi di post sui luoghi da vedere nel Giorno della Memoria. Io ve ne indicherò solo alcuni perché questo post è più per ragionare che per viaggiare. O per viaggiare ragionando, vedete voi.
Fatti una domanda prima di partire

Credo sarò un po’ dura e anche forse un po’ stronza in questo post ma mi viene naturale quando si parla di viaggi e storia. Viaggiare apre la mente o, almeno, dovrebbe farlo. Il risultato è sempre legato al nostro modo di porci quando viaggiamo. Ho visto schiere di persone scendere dai pullman davanti a Dachau e ridere a creparelle una volta dentro al campo. Senza mai porsi una domanda. Una stra-cavolo di domanda. E fattela sta domanda: perché sei lì? Perché ti va di visitare un campo di concentramento? Cosa ti vuoi portare a casa senza entrare nello shop perché – sappilo – ci sono luoghi da visitare che non vendono souvernir all’uscita. Ci sono luoghi da visitare, soprattutto parlando di memoria, in cui non ci devi nemmeno pensare a comprare un souvenir. Vuoi che sulla tua libreria in sala ci sia scritto “Auschwitz” o “Buchenwald” da qualche parte. E che senso avrebbe? Non so, già che ci siamo aggiungici un “Shabra e Shatila“, un “Szrebrenica” o un “Darfur” per stare in tema. Il turismo della memoria richiede rispetto, richiede andare a vedere per capire, comprendere, sconvolgersi, stare male, piangere per la stupidità e l’avidità umana. Comporta un uscire da qualsiasi luogo con l’anima che urla perché ti rendi conto che ben poco è cambiato. Ben poco, fidati. Ha senso entrare in un luogo della memoria se si è consapevoli delle conseguenze. Il turismo di massa non è per la memoria, non è per la responsabilità, non è per ragionare sul mondo. E fattela sta domanda: perché vuoi visitare un luogo della memoria? Devi avere una risposta. Una stra-cavolo di risposta. Altrimenti resta a casa.
Ho visto cose che voi umani…

Ho visto cose che voi umani non potreste nemmeno immaginare. Parafrasando Blade Runner. Ho visto gente scattarsi selfie davanti ai forni crematori di Auschwitz, ho visto bimbi correre come dei forsennati e saltare sul monumento all’Olocausto di Berlino. Ho visto gente calpestare le Stolperstein senza mia chiedersi cosa fossero. Ho visto persone passare per la stazione di Carpi senza mai leggere la targa che ricorda che anche Primo Levi (tra i tanti) partì proprio da lì. Senza leggere, senza pensare al fatto che oggi prendiamo tranquillamente i treni da lì ma un tempo partire con la ferrovia da lì voleva dire morte, terrore, separazione e chissà quante altre cose. Ho visto gente andare a vedere Dachau ridendo, scherzando, pensando alla birra della sera da bere una volta tornati in centro a Monaco. Non va bene, non va bene. Io non dico che dovremmo essere tutti storici o tutti affranti. Dovremmo sicuramente dare il giusto peso a ogni cosa anche in viaggio. Tornando a Cracovia, una volta visti Auschwitz e Birkenau ho pianto per il dolore che sentivo nell’anima. Ho pianto per la responsabilità che non è stata mia direttamente ma che, comunque, è dell’umanità. E non solo per l’Olocausto. Questo è ciò che va considerato: ci devono essere 365 giorni all’anno da dedicare alla memoria se vogliamo che non ce ne sia più bisogno. Sei d’accordo?
I luoghi della memoria che ti consiglio

Fosforo per la memoria. I viaggi sono come il fosforo per la memoria, come il calcio o il magnesio, come il migliore dei ginseng da prendere ripetutamente senza soste. Ti sei fatto quella maledetta domanda che ho scritto all’inizio del post? Hai capito perché vuoi vedere un luogo dove sono morte milioni di persone (ma anche quelli da centinaia di decessi fanno paura)? Ti stai ripetendo dentro il labirinto della tua testa la frase che Dante mise in bocca a Scipione l’Africano? Diceva così: “libertà va cercando ch’è sì cara, come sa chi per lei la vita rifiuta“. Rifiutare la vita è un qualcosa di forte. Chi è andato in campo di concentramento non ha scelto ma c’è chi lo sceglie in nome di una forza di resistenza a qualcosa di più cattivo. Proprio la settimana scorsa scrivevo di Sophie Scholl, ricordi? Bene. Perché il suo posto, quello che ha segnato la sua vita è tra i luoghi della memoria che ti consiglio ora. Lascia che l’anima inizia a piangere quando sarai lì e ragiona sul potere che hai nei nostri giorni. Chiediti cosa puoi fare tu per cambiare le cose, perché certi eventi non accadano più. Ragiona. Non scattare selfie. Ecco dove ti consiglio di andare:
- Vai all’Università di Monaco e ricorda Sophie Scholl, morta a 22 anni perché credeva che le cose potessero essere diverse.
- Vai alla Wolfschanze, in Polonia, luogo dell’attentato a Hitler e chiediti che forza abbia mosso Von Stauffenberg quel giorno. Ce l’avresti tu una forza così? Una forza da usare per fare qualcosa di concreto anziché indignarti sui social?
- Vai ad Auschwitz-Birkenau e prova a lasciare il telefonino spento. Muto. Come se tu non avessi voce. Come se tu fossi stato chiuso lì dentro.
- Vai a Pirna-Sonnestein, vicino Dresda: quel luogo toglie le parole a tutti. Le toglie anche a me. Eppure non se ne parla mai. Troppo facile, per l’umanità, nascondere con una mano e indignarsi con l’altra.
- Vai a Wannsee, a 20 minuti da Berlino. Prenditi del tempo, leggi gli atti della riunione in cui è stata decisa la soluzione finale. Leggi, ca**o, fatti un’opinione tua e abbi il coraggio di sostenerla. Qualsiasi essa sia. Il male non è una fatalità. È una conseguenza delle decisioni degli esseri umani. Il male è banale, facile, una strada sicura. Leggi “La Banalità del Male” di Hannah Arendt. Ragiona, torna a ragionare con la tua testa.
- Vai alla Stazione Centrale di Milano e cerca il Binario 21.
- Passa per il Campo di Fossoli, vicino Carpi. E fermati un po’.
Infine cerca (io provo a farlo tutti i giorni) di capire cosa puoi fare tu affinché tutto ciò che è stato non accada più. Una persona, che probabilmente non è un esempio virtuoso, ha detto una cosa che, se isolata dalle frasi che la seguono, ha un senso forte. Un senso positivo. Se volete sapere chi sia, scrivetemi in privato. Io cito spesso questa frase, non perché ammiri lei, ma perché – presa fuori dal suo contesto – è per me una definizio perfetta di Opposizione.
Widerstand ist, wenn ich dafür sorge, daß das, was mir nicht paßt, nicht länger geschieht.
(L’opposizione è quando mi preoccupo che ciò che non mi piace non accada più)
Mettici la testa quando viaggi.
Lascia a casa la volontà di contare un paese in più visto (e che senso ha poi!), la voglia di postare una foto su Instagram con tanto di didascalia lacrimosa e hahstag a tema. Il dolore, anche per la sorte del mondo, è cosa personale. Lascia a casa una t-shirt e porta con te il buon senso. Altrimenti, stai a casa.
A marzo sarò a Cracovia e da lì andrò a vedere Auschwitz-Birkenau e mi auguro proprio di non vedere gente che ride o che posta fotografie su Instagram. Ma non mi stupirei perché la stupidità e l’ignoranza non hanno limiti, purtroppo. Se penso alle persone – non solo ragazzini, ma anche miei coetanei – che si facevano selfie ammiccanti davanti al muro di Berlino o al Topographie des Terrors mi viene ancora la nausea. Come se fosse la Tour Eiffel, o la statua di Eros.
In luoghi così io mi devo proprio tenere. Mi vengono i brividi quando penso a Berlino e al Check Point Charlie e a ciò che è diventato.
Esatto! Mamma mia con i due soldati-attori che danno pacche sulle spalle ai turisti in coda per la foto e il McDonald’s proprio accanto…
Non si possono guardare!
Post incredibilmente utile e molto giusto.
Io faccio fatica ad avvicinarmi a certi posti. A Belfast alla fine non sono stata a Cumlin Rd Gaol perché ero stata così male a Derry camminando per il Bogside che non sono riuscita ad affrontare quella visita.
Non so come riuscirò (se riuscirò) a decidermi ad andare ad Auschwitz quest’estate quando sarò a Cracovia, per il male che mi resta addosso (e so che a volte è necessario) e per quello che poi si vede la: gente che si fa selfie (perché c***o ti fai i selfie la non si sa), corre, ride… Non sono molto capace di farmi scivolare certe cose.
Ci devo pensare, sono viaggi che vanno affrontati con rispetto e consapevolezza.
Cerchiamo tutti di essere come vorremmo che fosse il mondo che immaginiamo.
Per come sto imparando a conoscerti, sono sicura che tu in quei luoghi metteresti la giusta dose di consapevolezza e sensibilità. Fai bene, però, a pensarci molto.
Post forte ma bellissimo nella sua triste oggettività. Sono ragionamenti che mi trovo a fare spesso anch’io quando mi trovo in luoghi che richiederebbero un momento di silenzio e ragionamento… e invece sono pieni di turisti urlanti intenti a farsi selfie. Tante volte mi sono chiesta se non sia io ad essere troppo sensibile a certi temi…
Per me non è questione di sensibilità (o meglio, non solo) ma di rispetto puro.
Sono pienamente d’accordo con te. Io amo la storia e mi piace visitare luoghi legati agli avvenimenti del passato anche se crudi e dolorosi. Sono stata a fine dicembre ad Auschwitz e vedere giovani e coppie che si facevano selfie davanti alle baracche o ai forni crematori mi faceva letteralmente prudere le mani!!! Ma come si fa??? Ma come si fa anche a visitare luoghi del genere senza un minimo di preparazione o almeno di rispetto? A questo punto meglio che continuino a visitare i centri commerciali!
Esatto. Meglio che certa gente continui a visitare i centri commerciali.
Grazie per questo post. Le ho viste anch’io alcune delle scene che citi. A volte ho ripreso le persone, a volte ho solo guardato male, altre volte non ho nemmeno guardato perché mi vergognavo di respirare la stessa aria di certi individui.
Non voglio paragonare, ma anche aver visto gente fare le foto ai fori di pallottole davanti al Bataclan, quando ancora c’erano fiori e lumini, mi ha fatto molto male.
A giudicare da come va il mondo oggi, temo che di memoria se ne sia persa già tanta 🙁
L’umanità è malata. Ormai ne sono sempre più convinta.
Interessante questo post sui luoghi della memoria. Vivo vicino Modena e non sono mai stata al Campo di Fossili… ho visto però il binario 21 una volta che dovevo partire da Milano. Un altro luogo della memoria è Villa Emma, a Nonantola (in provincia di Modena), visitato una fredda giornata di gennaio con la scuola media.
Grazie per avermi indicato Villa Emma. Ora cerco un po’ se si può vedere e quale sia la sua storia.
Lo scorso marzo sono stata a Monaco e Dachau l’ho lasciata per ultima proprio perché non sapevo se ci sarei andata o meno, non sapevo se me la sarei sentita di raggiungere questa cittadina alle porte di Monaco e visitare il campo di concentramento e non sapevo come avrei reagito durante la visita. Mi ha pesato soprattutto l’affollamento di persone, soprattutto scolaresche che facevano davvero troppo rumore /casino.
Sempre a Monaco, ho visitato il Centro di Documentazione del Nazionalsocialismo: non me l’aspettavo ma in diversi momenti mi sono dovuta fermare e uscire dalle sale perché non ce la facevo ad andare avanti!
Per me è un bene che le scuole portino i ragazzi in gita lì ma vanno educati a stare tranquilli.
Sono d’accordo con te su ogni parola. ricordo perfettamente le foto di molte, troppe, persone a Berlino che in pose strane e divertenti non mostravano rispetto alcuno per il luogo che stavano visitando. Ricordo anche che un artista, o un fotografo, decise di riprendere quelle stesse foto e aggiungerci dettagli del passato. Si vedevano i corpi dei bambini, dei deportati e poi i cretini che ci saltavano sopra. Avrei voluto vedere le loro facce poi, nel rendersi conto che stavano calpestando e deridendo un pezzo di una storia dannatamente triste ma dannatamente importante. Come te mi chiedo perché certa gente li vada a visitare questi luoghi. Per dire di esserci stati? Ma non è mica un lunapark! Sono sincera, a questo punto preferisco che non ci vadano affatto invece che vedere scene del genere!
Per alcune persone il viaggio è come la tessera punti del supermercato.
Io sono perfettamente d’accordo con te e credo che parlare in maniera così schietta faccia solo bene a quelle persone che vanno a visitare tali luoghi con tanta superficialità e, mi permetto, anche con una buona dose di stupidità. Purtroppo non ho avuto ancora modo di visitarne nessuno, forse perchè, credo, si debba essere anche pronti a farlo. Ci tengo però particolarmente ad andarci, sarà che da piccola sono vissuta con i racconti di mia nonna che ricordava quei momenti e che, oltre a leggere e commentare con me il diario di Anna Frank, ci teneva che non dimenticassi e che non si dimenticasse. Inizierò dal binario 21 a Milano….
Fai bene ad aspettare il momento giusto e arrivare preparata. La consapevolezza prima di tutto.
Vero!
Grazie Max.