Mentre scrivo queste parole il mondo di Tenerife dorme. Fuori è ancora buio (sono le 6.52 del mattino), io sono sveglia da un po’ (come sempre) e il mio unico pensiero è che devo rifare la valigia e tornare in Italia. Come sempre arriva quel momento in cui il magone ti stringe il cuore e sembra non volerlo lasciare andare. Ancora una decina di ore da passare sull’isola – facciamo 8 che occorre andare in aeroporto prima – ancora una partenza con la certezza di un ritorno. Ancora un “devo capire come sono stata qui“. Nel sentire nella mia mente il girovagare di questi pensieri, ho messo fisicamente ordine a una cartella di documenti sul mio computer. Ci ho messo dentro le foto più belle che sono riuscita a scattare in questi giorni qui a Tenerife. Ci ho messo dentro quello che sta per diventare un racconto per immagini. Proprio come fa magistralmente qualcuno su Instagram. Qualcuno che vi consiglio di seguire. Il mio personale racconto per immagini nasce dall’impastare assieme delle sensazioni e la bellezza di ciò che sento dentro quando sono qui.
Il respiro del sole
Se dovessi creare una tag cloud delle parole che abbino di più a quest’isola, respiro e vento sarebbero quelle più imponenti a livello di impatto visivo. Io lo dico sempre: qui torno a respirare, lo faccio dal momento in cui l’aereo decolla a Bologna. Ma non è solo quello. Tornate con me al primo giorno di questo viaggio a Tenerife: hai voglia di mare, hai voglia di sole malgrado le tue lentiggini, la pelle chiara, i capelli biondi che, finalmente, hai imparato a lasciare andare. Lasciare andare e lasciarti andare è una cosa che ti viene male e non sai ancora perché. Hai imparato a lasciare andare i capelli, nel senso di lasciarli liberi, non legarli e non ti pare vero. Nel primo giorno qui avevi bisogno di quella sensazione calda che solo il sole sa dare. Strano no? Il sole non ti è mai amico, fa caldo, sudi… Ma qui non è così. Gennaio è forse l’unico momento in cui puoi stare al sole senza scioglierti come il più ostinato dei vampiri. Sei arrivata in spiaggia e hai lasciato che la prima onda si portasse via i pensieri ostinati e contrari. L’onda si increspa, ti prende la mente, si porta via tutto. Era quello di cui avevi bisogno. Nel frattempo, come nel migliore degli abbracci, il sole era il tuo maestro da ascoltare. Occhi chiusi, mente aperta, respiro costante. Tutto rallentava. Clic, una foto, un ricordo, un momento. Quello.
La vita a colori
Colore. Mettici colore. È quello che dice la mia vocina interiore quando mi trovo davanti all’armadio intenta a decidere cosa mettermi. Nella nostra vita di tutti i giorni tendiamo a conformarci a uno stile spesso tranquillo e senza troppi fronzoli perché “va bene così”. E invece no. Io ho riscoperto la mia passione per tutte le sfumature di rosa solo negli ultimi anni e ne vado fiera. Vado fiera del fatto che quel colore mi stia bene. Ho imparato anche ad amare il fatto che il colore necessiti di contrasti. Quasi come fosse una metafora della vita. Amo a Tenerife quei giorni in cui una parte di cielo sembra piombo fuso, pronto a fare da sfondo al più forte dei gialli o chissà che altro colore. Vi è mai capitato di stare a guardare un qualcosa solo perché il colore vi aveva catturato? Ecco, proprio così. Proprio quando gli occhi ti si riempiono di tutte le sfumature dell’ocra o dei colori della terra. Quando vedi un qualcosa di bianco puro stagliarsi su di un centro storico con almeno 400 anni di storia. Proprio quando ti sembra che tutto questo ti prenda per mano e ti porti in giro. In viaggio non sei tu che decici ma il luogo che ti accoglie. Forse questa è l’unico significato del “lasciarsi andare” che io possa accogliere nel mio cuore, dentro al mio corpo, nella mia mente.
Portami via
Sono una contraddizione vivente: sogno di essere presa e portata via. Da cosa non lo so. Sogno un abbraccio nel quale sciogliermi, nel quale perdermi. Eppure sono sempre quella del “non riesco a lasciarmi andare, sono sempre presente a me stessa”. Presente come poche. Direi. La contraddizione sta nel fatto che mi piace pensare a tutto questo quando il vento mi cinge. Era la mattina del mio compleanno e sono andata a El Mèdano, un luogo dove il vento regna sovrano. Ho fatto delle belle foto e poi ho scattato questa, quasi come fosse un’istantanea di quel giorno: io, il vento, i miei capelli pronti a fluttuare, un sorriso sicuro. La mia maglietta rosa. una delle tante. Il volto pieno di lentiggini. Tutto il resto era contorno… ma che contorno. Sono una persona che si contraddice e forse questa è la mia natura: portami via ma lasciami andare. Fammi capire che sono importante, anche a distanza. Stefan Zweig ha scritto una cosa spettacolare che voglio tautarmi sull’annima: “Il romanticismo ha bisogno di una grande distanza per essere poesia“. Quel giorno ero convinta che il vento mi avrebbe portata quella “cassa dritta nell’anima” di cui canta Vasco Brondi. Ero in cerca di energia, ho trovato pensieri belli.
La parola fatta colore
O il colore fatto parola. Capita, quando si è in giro, di scattare foto a caso per poi riguardarle con calma e rendersi conto che c’è un romanzo intero dentro uno scatto. Si potrebbe iniziare parlando della luce di quel giorno, luce che cambia in ogni minuto. Si potrebbe continuare a raccontare della sensazione che la pavimentazione di una città storica dà sotto i piedi, piedi protetti da due semplici sandali perché la temperatura lo concende. Potrei andare avanti a dirvi di quanto bene stavo seduta vicino a la Cattedrale de La Laguna pronta a cogliere alcuni furtivi raggi di sole. Potrei dirvi tante cose ma lascio parlare questo scatto che racconta, con quella grande pennellata di blu, la bellezza di una città che mi piace sempre molto. Racconta la bellezza di una passeggiata da fare ogni tanto, di parole dette ogni tanto. Racconta il fatto che ogni momento ha il suo senso, anche quello che vivi uscendo ad andare a fare la spesa o infilzando con la forchetta una torta cioccolato e pistacchi. Pensi che quella foto sia proprio bella e la ritieni la degna conclusione di un viaggio in cui ti sei accorta – di nuovo – che le tue mani possono anche non farti male. Le guardi e le senti normali. Normali dopo quasi 5 mesi di dolore. Com’è la vita senza dolore? Così, proprio così. Con quei colori, con quella lentezza felice, con quella quotidianità ricca di normalità speciale. Come in quella foto. Per l’appunto.
A presto. Questa è la cosa più bella da scrivere.
Old, but I’m not that old
Young, but I’m not that bold
And I don’t think the world is sold
I’m just doing what we’re told
I, feel something so wrong
But doing the right thing
I could lie, could lie, could lie
Everything that drowns me makes me wanna fly.
Tutte le foto sono © Giovy Malfiori – riproduzione vietata
Le parole citate qui sopra sono tratte da Counting Stars dei OneRepublic
Andrà a finire che prima o poi visiterò Tenerife e sarà “colpa” tua! 😉
Bene per la riflessione sui colori, un po’ mi ci ritrovo. Mi sono vestita di nero per anni e poi ho scoperto il rosa, e che pure a me sta bene, inaspettatamente. Ora in Australia mi vesto con colori sgargianti e a caso, ma questa è un’altra storia 😉
Io sarei molto felice di portare addosso quella “colpa”.
Bellissime parole Giovy! Tutto ciò che è scritto con il cuore colpisce, rendendo l’articolo unico.
Capisco le tue emozioni, ogni volta per me lasciare un Paese dove ho vissuto è come lasciare un pezzo di me, guardando avanti con l’esperienza che quel paese ti ha dato. Brutta o bella che sia. Sono sempre emozioni!
Grazie mille Federica!
Bellissime parole, ogni momento ha il suo senso, è verissimo. Da quando l’ho capito ho imparato ad apprezzare anche la vita normale, la vita di tutti i giorni.
Io adoro la vita di tutti i giorni, anche e soprattutto in viaggio. Sono felice di avere un lavoro che mi permetta di godermi la quotidianità ovunque io sia.
Mi hai fatto innamorare tanto che vorrei proprio organizzarmi un bel viaggio. Le foto son bellissime e da come ne parli si vede proprio che hai lasciato tantissime emozioni li!
Ti ringrazio Sara!
Come capisco quella contraddizione tra il desiderio di essere portata via, non so dove, ed essere sempre fin troppo presente a me stessa. Ma ci sono luoghi in cui magicamente si riesce a lasciarsi andare. Non so perché ma per me un luogo così deve essere per forza un’isola.
Le isole sono luoghi magici.
Ciao, complimenti per il post! Ho scoperto or ora il tuo blog, e devo dire che è lodevole!
Non solo per la grafica, semplice, priva di orpelli, al contempo graziosa, ma anche per l’impostazione degli articoli, densi e di qualità. Un sollievo, dopo aver assistito negli ultimi anni a un certo proliferare di blog e account Instagram troppo superficiali, in cui il viaggio è trattato alla stregua di una mera moda da seguire, con la conseguente trivializzazione di luoghi, culture, popoli. Complimenti, continua così.
Grazie Gian Marco. I tuoi complimenti mi rendono felice.
Mi stai facendo sempre più cambiare idea su una meta che non mi ha mai attirato molto… mi hai incuriosita e ora vorrei andare a vedere con i miei occhi!
Mi fa molto piacere!
Colori, paesaggi, sentimenti, sensazioni e musica: sono gli ingredienti per un viaggio nel tempo e nell’anima. Buon compleanno (ho capito bene che sei andata lì per festeggiare, giusto)?
Certo… sono andata lì anche per il mio compleanno. E ho fatto proprio bene.
Meravigliose immagini per un meraviglioso articolo. Io sono un pò come Picasso. I miei colori sono periodici.
Grazie mille Annalisa!