
Ecco uno di quei post che devo scrivere per rimettere ordine nella mia anima. Quasi fossi la Marie Kondo di me stessa. Sì, crediamoci. Io e l’ordine siamo due cose diverse. Anyway, un paio di sere fa ho visto (con immensa attenzione, devo dire) un film di Spike Jonze interpretato alla grande da Joaquim Phoenix. Il titolo è “Lei“, in inglese Her. Per una volta, una traduzione corrispondente. Il film parla di un amore intenso tra un uomo e il suo software di intelligenza artificiale. Ma non è di questo di cui voglio parlare oggi. Il protagonista del film, per lavoro, scrive lettere per conto terzi. Sicché ho pensato che c’è davvero una cosa che mi è mancata negli ultimi 10 anni della mia vita: scrivere lettere.
La scrittura, l’attesa, l’emozione

Ancora prima di vedere il film, ho pensato a lungo – leggendo il libro che mi ha rapita tra Natale e la Befana – a quante lettere io abbia scritto nella mia vita. Non che io sia una Cariatide, ma vengo da un’epoca in cui le comunicazioni viaggiavano a suon di francobolli. Il grande classico era tornare dal mare e passare settembre a scrivere lettere, ottobre un po’ meno, novembre ancora meno per poi attendere inesorabilmente l’arrivo di un’altra estate e di un altro “Che fai? Mi scrivi?“, frase tipica infilata anche dai Fratelli Vanzina nel mitico “Sapore di Mare”. Credo che la gioventù odierna non conosca il senso dell’impiegare del tempo per metter giù dei pensieri, non conosca il senso dell’attesa dell’arrivo della lettera e dell’arrivo – ancora di più – della risposta. E, soprattutto, della sorpresa nel leggere la risposta. Io faccio parte di quelle persone che sono passate dalle lettere alle mail… ma che non hanno mai smesso di amare quella sensazione che solo il cartaceo scritto a mano è capace di dare. Pensateci bene: al giorno d’oggi la cassetta della posta ci consegna solo bollette e incombenze. Un tempo c’era anche la bellezza delle parole scritte da chi ci pensava almeno un po’. Ora siamo al “ti mando un vocale di dieci minuti” perché è tutto più immediato. Ma siamo sicuri che sia più bello?
Le parole sono regali, le lettere portatrici di emozioni

A cavallo tra Natale e Capodanno ho avuto la mia personale relazione intensa con le parole. A dire il vero ce l’ho ogni giorno ma in quei giorni è stata molto forte perché ho deciso di regalare alcune parole che mi sono uscite direttamente dall’anima. Mi sono data una bacchettata sulle mani perché, nella mia testa, l’azione di regalare una parola avrebbe dovuto far nascere una lettera cartacea. Poi i “non c’è abbastanza tempo, le poste perdono tutto, scrivo male, l’indirizzo ce l’ho?” hanno avuto la meglio e i miei personali regali di Natale sono partiti dalla mia mail. Avrei voluto avessero avuto un po’ di me, nella mia scrittura, nell’incontrare i destinatari ma proprio non è andata come volevo. Magari sarà per l’anno prossimo. In questi giorni, poi, il male alle mani è tornato e io scrivo davvero come una gallina. Sono andata a rivedere delle cose scritte nei miei diari (a volte scrivevo delle lettere importanti lì e poi le ricopiavo per consegnarle) e amavo molto quel mio modo fisico di scrivere, quell’indugiare della mia grafia sulle parole importanti, su quei puntini delle I che sembravano linee e le P dalla pancia inesistente. Scrivere a mano è come donare se stessi. Questo ho pensato.
E se tornassimo alla realtà?

Scherzi a parte… E se davvero tornassimo alla realtà riconquistando la bellezza dello scrivere a mano? Non dico tutti i giorni. Ogni tanto, per far sì che quell’azione sia speciale. Per lasciare una traccia tangibile di noi nel tempo e nello spazio. Pensateci bene: le grandi vite delle persone del passato sono arrivate a noi grazie a loro scritti, ai diari, alle parole che lasciavano nel mondo. Non fraintendetemi: io amo la tecnologia e le sono grata, ma che ne sarà di quello che siamo se, improvvisamente, i server ai quali diamo in custodia le nostre parole cessassero di lavorare al nostro servizio? Con quest’ultimo pensiero torno al film che ho citato all’inizio del post: [spoiler] improvvisamente, tutte le Intelligenze Artificiali di quel mondo scompaiono. E non c’è più nulla ciò che aveva fatto emozionare i protagonisti. Chiaro: ricordi, emozioni e sensazioni resteranno sempre nel nostro cuore… Ma della comunicazione di tali emozioni, che ne sarà?
Allora scrivimi!

Nella mia vita ho ricevuto un sacco di lettere che ancora conservo e mi reputo una persona fortunata perché, in molti, hanno pensato a me al punto di volermelo dire. Una delle lettere (e relativa sensazione) che più amo ricordare mi è stata spedita nel lontano 2003 dalla mia migliore amica Fra. Lei era in Erasmus in Germania, io vivevo da poco in Svizzera. Ci siamo scritte per raccontarci come fossero le nostre rispettive nuove stanze da letto. Le lettere di entrambe riportavano il disegnino di come fosse ora il luogo che custodiva la parte più privata di noi. Quasi come volessimo portare l’una nella stanza dell’altra. Perchè le amiche condividono sempre spazi così. Ho pensato a quanto ho adorato leggere quella lettera e quando adorerei, anche oggi, mettermi in tranquillità sul divano, aprire la busta e dare un’immagine mentale alle parole di chi mi scrive. E se davvero ricominciassi a scrivere lettere a mano? Tu… tu che leggi ora… mi scriveresti?
Just give me some candy
After my heart
Oh and I’ll be there waiting for you
Colonna sonora del post: Candy di Paolo Nutini
Anche io provengo da quel tempo in cui si scriveva a mano. Dal tempo delle cartoline spedite dal luogo di vacanza (che io ancora spedisco) e dalle lettere scritte. L’attesa del postino. La gioia di aprire una nuova busta. La delusione di non ricevere la lettera dell’unica persona da cui avrei voluto riceverla. Ammetto di non scrivere mail. Le trovo comunque poco “sentimentali”. In compenso riempio quaderni e diari di cose che non rileggo mai. Conservo pacchi di lettere che una volta ho riletto, prima di mettere via per un altro po’, che mi hanno ricordato chi ero e chi volevo diventare. Secondo me ci penserà un giorno mio figlio a buttare via tutto 😀
Io scrivo moltissime mail ma, lo ammetto, hanno un “sapore” diverso dalle lettere.
Anche io amavo scrivere lettere. La mia più cara amica, ormai 20 anni fa, si è trasferita a Toronto. Da allora sono passate centinaia di lettere e che gioia leggerle quando arrivavano nella casella!
Poi col tempo siamo passate a registrazioni su cassetta e ora direttamente a file digitali.
Il tutto ovviamente mischiato a mail chilometriche e telefonate via skype.
Però quelle lettere mi mancano.
Hai ragione, dovremmo tornare a scrivere. Io ti scriverei! 🙂
Io vorrei riprovare a scrivere almeno un paio di lettere al mese. Così ricomincerei anche a fare esercizio per avere una grafia migliore.
Altra cosa che abbiamo in comune: la pessima calligrafia. Io a volte a distanza di tempo quando rileggo i miei scritti faccio fatica a decifrarli! Non so come facevano i miei compagni di superiori/università a leggere i miei appunti…
Comunque se vuoi avviare un progetto di scrittura di lettere io ci sto! 🙂
Io ora ho una brutta grafia. Un tempo, invece, mi piaceva un sacco. Io ci sto a iniziare a scriverci. Appena torno da Tenerife, ci scambiamo gli indirizzi.
Bellissimo articolo. Anche io scrivevo molte lettere anni fa e ricordo come ogni giorno al rientro da scuola correvo a guardare la buca delle lettere sempre aspettando una lettera. Ho mantenuto molte amicizie così… poi è arrivato internet, le mail, i social… tuto immediato, tutto veloce… si, sarà comodo ma sicuramente si è perso qualcosa, forse molto. In fondo in quelle buste c’era un mondo, qualcosa di peotico che non ritrovo nella comunicazione online. Grazie per la lettura! 🙂
Grazie a te per il tuo commento!
Effettivamente mi manca scrivere lettere e riceverne, era tutto più romantico, più intenso prima! Ora scrivo per prendere appunti, scrivo pensieri, ma non è la stessa cosa dello scrivere per qualcuno… Sarebbe bello ritornare a scrivere lettere!
Vero: c’era davvero un’intensità maggiore e, probabilmente, si dava di più il giusto peso alle cose.
Anch’io conservo tutte le lettere ricevute prima di internet, sono un tesoro preziosissimo, ogni tanto le rileggo e mi emoziono… Poi le lettere d’amore! Non riesco a immaginare una loro traduzione “virtuale”, forse sono una cosa che si perderà per sempre? Che amarezza. Adesso in posta mi arrivano solo incombenze che potrebbero essere comunicate tranquillamente via email risparmiando carta (perché la carta per le incombenze… pfff… se ne fa a meno!).
Comunque, oltre a tutto ciò che hai ricordato tu, secondo me c’è anche proprio la funzione cognitiva della scrittura a mano che oggi si sta perdendo (oserei dire insieme alla funzione cognitiva tout court ;D)…
Esatto: è una questione anche cognitiva. Scrivere a mano impone una velocità divera e impone di pensare a ciò che si scrive.
Oh certo che ti scriverei! Mi hai fatto rivivere emozioni fortissime pensando “a quei settembre” in cui tutto il tempo libero lo passavo a scrivere alle amiche del mare! Di alcune ricordo ancora ora l’indirizzo a memoria! Penso sia un vero peccato che i giovani di oggi non abbiamo la minima idea di cosa voglia dire scrivere lettere… e questo mi rattrista un po’! Mi ricordo che c’erano dei giornalini che al fondo avevano un paio di pagine riservate a “gli amici di penna”, per fare nuove amicizie che ora chiameremmo “virtuali”… uff, la nostalgia…
Grazie Cinzia.
Beh sì, si che ti risponderei…con una bella carta a righe larghe blu. Quella fatta dalle pagine centrali che strappavi con cura dal centro del quaderno. Oppure con una bella carta pergamena, elegante, leggermente ruvida. Anche io adoro scrivere, ma ormai credo non sia davvero più il tempo. Vogliamo fare arrivare il nostro pensiero, quasi sempre una esigenza a dir la verità, nel più breve tempo possibile al nostro destinatario. Ma il ricordo di adolescente della lettera mensile da parte della mia amica di penna in Australia..e l’emozione, quella non è sostituibile con nulla, non c’è mail o emoticon che tenga.
Secondo me è ancora il tempo dello scrivere come una volta. Il fatto è che ci sono mezzi più veloci e semplici. Ma il fascino rimane sempre.