
Fare un viaggio alla scoperta del territorio circondato dall’Anello Piccole Dolomiti non è solo camminare tra collina e montagna, tra boschi e prati di ogni genere. Ci sono anche i paesi e le città, come la mia piccola (grande) città: Valdagno. Essa è, per me, stata oggetto di amore, odio, poi di nuovo amore e poi di nuovo “qua non ci torno“. Ora sono in un momento della mia vita in cui, molto probabilmente, mi piacerebbe sapere di avere Valdagno al mio fianco, mi piacerebbe poter pensare di poterci tornare ogni tanto. Così, per ricaricare le pile. Mi piacerebbe poter fare da “Virgilio” a più di una persona alla scoperta della mia città. Di sicuro inizierei a raccontare Valdagno a uno dei locali storici d’Italia, presente proprio nel centro del paese: Carlotto Liquori. Per tutti semplicemente Carloto. Una t sola, che fa tanto Veneto.
Carlotto Liquori: un locale che compie 100 anni

C’era una volta una famiglia di origine ungherese con la volontà di creare dei grandi liquori da utilizzare in pasticceria: così potrebbe iniziare la favola… ops, la storia della Liquoreria Carlotto di Valdagno. E più di 100 anni fa ma il locale che vediamo ora compie un secolo proprio nel 2019. Per me, invece, è sempre esistito. È una di quelle realtà che fatico a non immaginare viva, frequentata, piena di profumi e di gente. Facciamo subito un distinguo importante: il locale di Carlotto non è un bar ma una mescita. È aperto, infatti, in orari da negozio e lì non si può ordinare un caffé, bensì gustare la produzione della liquoreria. Negli anni ne sono state messe a punto di ricette e ce n’è per tutti i gusti. Io ancora mi ricordo i venerdì mattina d’estate, al mercato con la mia nonna, quando si passava da Carlotto per un bicchiere di rosolio (lei, ovviamente). Io ricordo benissimo che le chiedevo sempre di farmi annusare il bicchiere prima che potesse bere. Poi io affondavo le labbra nella Spuma chiara; mia nonna e le sue amiche nel Rosolio e nelle chiacchiere. Trovate Carlotto Liquori, ancora oggi, in via Garibaldi 34, a Valdagno.
La produzione di Carlotto

Se il Rosolio segna l’inizio della storia di Carlotto Liquori, sicuramente il Bianco Rosso è il prodotto che l’ha consegnato alla fama popolare, almeno a Valdagno e dintorni. Il primo Bianco Rosso non si scorda mai così come, chi vive fuori Valdagno come me, non sta mai senza Bianco Rosso in frigorifero. E se non ci credete, vi faccio la foto del mio frigo. Il Bianco Rosso è uno dei prodotti di punta di Carlotto: si tratta di un aperitivo liquoroso, dal giusto bilanciamento dolce e amaro. La domanda alla quale si deve essere pronti a rispondere, quando si ordina un Bianco Rosso, è “freddo o ambiente?“. Ovviamente la domanda fa riferimento alla temperatura alla quale lo si gradisce. Io rispondo sempre “freddo”. Per me è sapore di casa. Uno dei prodotti più rinomati di Carlotto è anche in Fior d’Agno, un liquore che viene usato molto per i dolci. Ovviamente i prodotti non si fermano qui ma non posso spoilerare troppo: fate un giro a Valdagno e provate. Ricordatevi, sempre, di bere responsabilmente e di non guidare dopo aver bevuto.
Carlotto Liquori, per me

Al di là delle indicazioni, che trovate a inizio post, su dove si trova Carlotto Liquori a Valdagno, quello che vorrei raccontarvi con questo post e ciò che quel posto è per me. In luoghi come Valdagno, la convivialità passa spesso attraverso un aperitivo o un bianco preso al bar a fine giornata o prima di pranzo, nei giorni di festa. Per me è sempre stato normale uscire per voler prendere un aperitivo e andare da Carlotto anche senza avere appuntamento con nessuno. Là avrei sicuramente trovato qualcuno e così è stato. Un Bianco Rosso, facciamo due, tante chiacchiere e sorrisi. Voglia di sentirsi spensierati, voglia di fare programmi per il weekend, voglia di dire “ormai è estate, dove femo le ferie“. Carlotto è sempre stato questo per me. È stata quella sensazione da “cantina” non appena entravi; era quello sguardo buttato alle pareti e ai premi storici conseguiti, era la sensazione di rimanere attaccati al pavimento sempre e comunque. Ve lo dico: è una sensazione che fa troppo Carlotto, è immancabile. Era quel “freddo o ambiente” ripetuto ad oltranza, era la capacità di farsi strada tra la folla senza versare una sola goccia di Bianco Rosso sul pavimento. Se, ora che vivo in Emilia, voglio bermi un Bianco Rosso nell’intimità della mia casa prima di cena, mi rendo conto che non è la stessa cosa ma mi basta chiudere gli occhi per tornare là, per sentire le chiacchiere in dialetto, le voci dei miei amici. Mi basta solo annusare quell’aperitivo per capire di essere trasportata di nuovo nella mia Valdagno. Ognuno meriterebbe un locale storico del genere nella sua vita, uno di quei posti che – a prescindere da ciò che si ordina – sai sempre che ti farà sentire a casa. A casa perché ha sempre fatto parte della mia vita. Questo è quello che racconterei a chiunque di voi volesse venire con me a prendere un aperitivo lì, tra la folla, tra la mia gente, con i piedi ben attaccati a quel pavimento antico che potrebbe raccontare mille storie.
Tutte le foto sono © Giovy Malfiori e Gianluca Vecchi, a uso esclusivo di questo articolo.
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Che meraviglia! Ci sono odori e sapori che in un attimo ci fanno sentire a casa, ci riportano indietro nel tempo.
E poi ci sono luoghi così, che sembrano fermi nel tempo, custodi di tradizioni e cultura popolare, fondamentali perché un territorio sia sano.
PS: che buona la spuma, io la associo o all’Alto Adige (mentre i miei bevevano Forst o Warsteiner) o a Pegli, alla bocciofila con i nonni che bevevano un bianco!
Mi piacerebbe portarti lì un giorno.
Adoro questo post 🙂 Bello, bello davvero, capisco tutte le sensazioni che hai infilato fra le righe, perché sono andata via anch’io da una città che ho tanto amato e tanto odiato e ho anch’io dei posti che sono casa anche se non lo sono più. C’era un posto a Palermo, quasi sul mare, che era un’antica vineria. Lì non c’era nulla di chic era proprio un brutto magazzino stipato di botti che nel tempo aveva poi messo su degli scaffali e vendeva biscotti, pasta, zucchero, a Natale dei panettoni. Non era nulla di bello, vendevano questo vino sfuso con cui riempivano bottiglie di plastica riutilizzate ma quell’odore di vino e insieme di dolciumi mi ricorderà per sempre una parte della mia vita.
Grazie Elena. Il tuo commento mi riempie di piacere. Sono felice che tu abbia condiviso il tuo ricordo.
Ho letto con grande interesse fino alla fine, incluso il fatto che VicenzaToday si appropri delle tue foto senza permesso. Bene bene.
Ahaahh… l’ho messa davvero a proposito quella scritta. Il fatto è che loro cercano immagini sul web e poi le usano senza chiedere o, almeno, citare la fonte. Le mie foto di un prodotto tipico delle mie zone sono tutte sul loro sito.
Secondo me, Giovy, il non “svoltare” a bar è un punto a loro favore. La “mescita” e gli orari di apertura valorizzano meglio l’attività di liquoreria. Che bella realtà, comunque. Anche quella di VincenzaToday (mah).
Sinceramente non lo faranno e io ne sono felice.
A Valdagno ci andavo spesso per lavoro e piacere quando ero in Italia e per me Valdagno è gnocchi e una treccia al cioccolato squisita che faceva (o fa?) una pasticceria in fondo alla via principale (non ricordo il nome).
Che bello leggere di Valdagno attraverso i tuoi ricordi, c’è un pizzico di malinconia in qualche parte, ma è logico, è la terra dove si nata, non può che essere altrimenti. Grazie per aver condiviso con noi questo ricordo
Forse ti confondi con Recoaro perché quella treccia (venduta proprio in una pasticceria alla fine della via principale) è tipica di lì. Se torni, fai un fischio. Non si sa mai che io sia nei paraggi.