
Sono la regina della mancata coerenza: qualche giorno fa ho parlato di Lewis Carroll e dei luoghi di Alice nel paese delle meraviglie come se fosse l’ultimo post dell’anno, ma non è così. Oltre a questo, ascendo al trono della mancata coerenza perchè avevo detto, poco prima di Natale, che non sapevo se avrei scritto il mio post di fine anno. E questo, allora, che cos’è? È un post che, solo per coincidenza, viene pubblicato il 31 Dicembre 2018: una sorta di lettera aperta a un anno che mi ha messa alla prova e che mi ha fatto scoprire tanti dei miei limiti, molte delle mie possibilità e che mi ha raccontato quanto possa essere – quando mi va – anche Wonder Woman. Bionda, però.
Caro 2018

… Sei stato un anno difficile, uno dei più difficili che abbia mai vissuto negli ultimi 10 giri completi di calendario. Forse, proprio per questo, sei stato uno dei più belli che io possa annoverare nella lista dei tempi vissuti. Sei stato un anno pari (e io sono molto benevola verso gli anni pari), ti ho dato il benvenuto col cuore in mano, partendo poco dopo il tuo inizio e andando a pensare a cosa volessi da te proprio su quell’isola che mi fa bene al cuore, mi guarisce l’anima e mi rinforza. Sono partita nei miei trenta e sono tornata mentre scattavano i quaranta. Una cifra che, esattamente un anno fa, mi faceva paura e che ora so di avere accolto a braccia aperte. Come quando incontri qualcuno che ti piace tanto: non sai se ti farà male o bene ma lo vuoi e te lo tieni stretto, dentro la tua vita come non mai. Io e i miei quaranta anni (o due volte venti, fate voi) siamo stati bene. Ora che i quarantuno si avvicinano inesorabili, io sorrido. Perché ti ho voluto bene veramente, mio 2018, e non esiste un luogo dove non mi torni in mente. Come canta qualcuno, un qualcuno che non è tra i miei cantanti preferiti. La mia musica è altro. Ma quella canzone sa parlarmi. O forse, ancora meglio, sa leggermi.
Ti ho voluto bene veramente

Ti ho voluto bene veramente, 2018, con le mille ore passate a scrivere e a lavorare. Con tutti quei giorni a “tre turni“: mattina, pomeriggio, sera. E di notte poi si dorme. Ti ho voluto bene 2018 perché mi hai fatto capire che posso arrivare anche a 70 ore di lavoro a settimana e non crepare. Mi hai fatto capire il valore del mio lavoro, di me stessa come professionista e ora, nei tuoi ultimi mesi, mi stai insegnando anche a tirare il fiato, senza smettere di pensare ai mesi a venire, a quello che sarà. Mai come in questi tuoi 365 giorni ho capito quando il mio pensiero fosse radicato nel presente e lanciato verso il futuro. Ti ho voluto bene veramente, caro 2018, perché ho capito ancora di più il valore dell’ascolto di me stessa, opera iniziata in viaggio tra California e Oregon nel 2017. Me, Myself and I come fosse un mantra tutt’altro che egoista. È sopravvivenza. In der Mitte, ich. Per dirla in tedesco. Ti ho voluto bene veramente perché mi hai insegnato il Metodo Marie Kondo per ripulire il cuore e l’anima: lascia andare, fai spazio, tieni tutto quello che ti alimenta. In qualsiasi forma si manifesti. Mi sono nutrita delle mie emozioni, le ho lasciate andare per dare loro la forma delle parole. E il cielo solo sa quanto questo sarebbe ciò che devo fare dalla mattina alla sera. Senza essere mai stanca, mai esaurita. Forte e salda sui miei passi.
La meta non è un posto ma è quello che proviamo

Continuo ad attingere a quella canzone perché – davvero non me lo sarei mai aspettato – è capace di dirmi tutto su di te, caro 2018. Ho imparato, nel tuo lungo e inesorabile scorrere, il significato del dolore, quello fisico. Quello che non c’è pastiglia che tenga, perché viene da dentro e non ha nome. Sei stato la tendinite (e chissà poi che altro) più forte della mia vita. Così forte da essere ancora con me dopo mesi e mesi e mesi. E ghiaccio, e arnica e provo a stare ferma. Poi sono arrivati i perché sto ancora male e quel ma se non fosse male solo fisico che ancora mi girano in testa. Vorrei che tuo fratello 2019 mi portasse la possibilità di capire tutto questo, del perché a volte mi tremano le mani, del perché a volte mi sembra di camminare sulle uova. Non bastava il trigemino, vero? Forse nella vita di ogni donna c’è un momento in cui il dolore ti fa sentire viva. Come dicono gli U2 “Because when it hurts you, you feel alive“. C’è chi sceglie la via della maternità e chi si fa venire la tendinite partorendo il proprio lavoro. Parlo ovviamente con pieno rispetto per tutte le madri del mondo ma, a modo mio, ho vissuto e vivo anch’io il mio travaglio personale. Come quelle notti in cui non trovo pace mentre il dolore fa da sottofondo musicale, come fosse un pezzo jazz. Mentre il sonno va via, i pensieri arrivano danzando come fossero disegnati da Matisse e gli occhi diventano l’espressione silenziosa di un’emozione che ancora non ha nome. Ma che mi fa piangere.
Amo te, amo la mia vita

Amo te 2018, amo la mia vita e amo ciò che mi hai portato, riportato o portato via. Strano come lo stesso verbo possa assumere significati diversi, vero? Amo, caro 2018, a una a una tutte le parole che hai fatto trasintare attraverso quel mio personale sistema circolatorio che collega cuore e cervello e che trova nelle mani o nella mia bocca la totale espressione del suo essere. Parole: mai come quest’anno sono state, per me e spero anche per chi le ha ricevute, così dense di significato e così uniche, per non dire univoche. Mai come quest’anno sono tornata a raccontarmi, facendo di ciò che scrivevo il mio personale bilanciere, quell’aiuto per restare in equilibrio e andare avanti per la mia strada. Ho fatto fatica in questo 2018… non sei stato clemente e mai l’avrei voluto. Annissimi fa, in un’altra epoca della mia vita, scrissi che sognavo di incontrare persone che mi avvolgessero con la loro gentilezza e che, nello stesso tempo, non facessero di me un idolo da mettere su un piedistallo ma una persona da toccare, vivere, scoprire in toto. Sei stato tu, caro 2018, quella persona. A volte mi hai anche preso a schiaffi ma non mi hai mai lasciata sola a pensare che, forse, non ne valeva la pena. Ed è così che voglio arrivare a presentarmi tuo fratello 2019. Amerò anche lui e lui mi amerà? Con questa frase in stile Harmony chiudo questo post. E ascolto la canzone che vorrei mi portasse verso il nuovo anno. No, non è quella il cui testo mi ha tanto ispirata ne dichiararti il mio amore profondo.
… I’m gonna give you my love
Whole lotta love…
Hai reso un bellissimo omaggio all’anno che sta volgendo al termine, con parole che fanno riflettere ed emozionare profondamente. Sono felice per i tuoi traguardi e per le nuove consapevolezze che hai maturato, e non mi resta che augurarti un 2019 ricco di bellezza, amore e… vita!
Ti ringrazio tanto Valentina. Buon anno a te!
Che belle considerazioni per questo anno che ci ha lasciato, traguardi raggiunti e nuove certezze.. i 40 arriveranno nel 2020,li aspetto un po’ cosi, ora li vedo ancora lontani ma ogni tanto ci penso e mi piacerebbe raggiungerli e scoprirli “amici ” come è stato per te..
Buon 2019!
Goditi questi ultimi “30”. Devo ammettere che i 40 mi hanno fatto un gran bene. Confido che anche i 41 facciano il loro lavoro. Buon 2019 a te!
Cara Giovy, che meraviglia di post, mi sembra quasi di conoscerti dopo averlo letto (ho amato anche i riferimenti musicali!). Ogni anno ha i suoi pro e contro, il mio 2018 è stato molto più fortunato dei suoi precedenti, ma il mio percorso interiore è stato molto più travagliato: con ogni anno che passa arriva sempre un po’ più di consapevolezza di sè.
Grazie Veronica. Mi hai detto proprio una bella cosa. Anche il mio 2018, malgrado mille difficoltà, è stato un anno molto fortunato.
Anch’io amo di più gli anni pari, sono sempre stati più benevoli con me! Che dire, ottimo post di autoconsapevolezza, non posso che augurarti un buon 2019 e soprattutto senza dolori! :*
Io ho sempre adorato gli anni pari e, per dirla tutta, mi sembrano più simpatici anche ora. Ho cambiato un po’ idea nel 2012 e da lì ho iniziato a dare una possibilità agli anni dispari. Un abbraccio grande e buon anno a te.
Mi piace molto il tuo saluto al 2018. Decisamente non convenzionale e ricco di consapevolezza. Lo hai voluto bene veramente ed io spero che il 2019 che è appena iniziato finirai per volerlo bene ancora di più! Buon anno a te cara Giovy!
Ciao Simona, buon anno! Spero anch’io che il 2019 mi porti altrettante cose belle e tanta consapevolezza.
Mi piace quando si tirano le somme, e tu le hai tirate benissimo. Senza rancori, nonostante una sottile nota di malinconia. Sei una donna forte e fragile allo stesso tempo, la combinazione più bella che ci sia. Spero di leggerti ancora presto!
Grazie mille Francesca. Sicuramente ci saranno tanti altri post personali nel nuovo anno. Mi fa bene scriverli.