
A fine Giugno scrissi un post dal titolo Come as you are. Parlava di me, di quella che sono e di quella che non sarò mai. Ho adorato scriverlo perché fare liste mi aiuta a mettere ordine nel marasma di quella che sono. Parlare di me è un qualcosa a metà tra il facile e il difficile (strano a dirsi, no?!). Ieri mi ho ritrovato, quasi per caso, il poema “s’i fosse foco” di Cecco Angiolieri, scritto a cavallo tra 1200 e 1300, credo sia un pezzo molto sottovalutato della letteratura italiana. Come esercizio di stile e come lavoro di conoscenza di me stessa, mi sono chiesta come sarebbe quel poema se diventasse prosa e lo scrivessi io, a 700 anni di distanza. Cecco ci aveva messo se stesso, un se stesso arrabbiato e per questo sincero. Io e la rabbia abitiamo spesso in mondi diversi e, di questo, ne sono immensamente felice. Il mio s’io fossi è un modo per parlare a me. E il vostro?
Inquadrati, pensa a te

Viviamo in un mondo in cui l’egoismo è sempre più forte. Personalmente credo ci siano vari tipi – o, se volete, vari livelli – di egoismo. Quello brutto è quello che ti fa calpestare gli altri, è quello che fa male. È la scelta del proprio vantaggio a danno di tutto il resto. Quello bello – perché per me esiste un egoismo bello, il fatto è che non gli ho ancora trovato un nome appropriato – è quella spinta che ti fa volere il meglio da te stesso, per fare il bene altrui senza dimenticare il tuo di bene. Perché il segreto è tutto lì. Per poter trovare il proprio egoismo buono è necessario guardarsi, osservarsi, parlarsi come fossi un’altra persona. L’osservazione di noi stessi credo sia una delle attività più dimenticate del mondo contemporaneo. Ci si fanno mille selfie e si scatta l’immagine che riflettiamo dentro uno specchio (pensate a quanti selfie si fanno in ascensore, giusto per dirne una) ma non ci si guarda mai nel mondo giusto, con la giusta voglia di profondità. Io sono una da qualche selfie, video buffi in cui parlo dei malanni della mia mano ma resto sempre quella che, prima di fare tutto ciò, si guarda ed esplora il labirinto che ha nell’anima. Meno selfie, più labirinti. Ricordatelo.
S’io fossi…
Ho scelto una foto con dell’acqua per un motivo che scoprirete andando avanti col post, leggendo la mia infinita lista di “se io fossi”. Fa bene darsi una definizione e spiegarne brevemente il perché.
- Se io fossi un elemento della natura, sarei acqua… Perché scorre, assume forme diverse, è forte e lieve allo stesso tempo. Avvolge e respinde allo stesso tempo.
- Se io fossi un luogo dove la natura trova espressione, sarei un bosco… perché nei boschi c’è vita e c’è un’energia che io, personalmente, non trovo in nessun altro luogo naturale. Il bosco è protezione, non paura per me.
- Se io fossi qualcosa di dolce da mangiare, sarei un krapfen o un berliner, come vengono chiamati in Svizzera. Uno di quelli fatti bene, morbidosi e col ripieno che esce al primo morso. Di quelli che ti sporcano mentre mangi ma dei quali non vuoi più fare a meno.
- Se io fossi un panino, sarei un morbido panino al latte con del formaggio di malga a fette grosse. Di quelli che mangi di ritorno dalla montagna perché hai voglia di fare merenda e stare bene.
- Se io fossi un qualcosa da bere sarei senza dubbio una birra, con poca schiuma e con il gusto piuttosto amaro. Una Ale, per interderci.
- Se io fossi un primo piatto, sarei un piatto di gnocchi al pomodoro. Da mangiare sporcandoti, ovviamente.
- Se io fossi un cartone animato degli anni ’80, sarei Memole. Anche se avrei sempre voluto essere la Principessa Aurora di Starzinger.
- Se io fossi una canzone, vorrei essere Olympia delle Hole, perché mi dà la carica dal 1994. E scusate se è poco.
- Se io fossi qualcosa di lieve, sarei la pioggia che cade leggera di notte, che bussa sui vetri e ti culla. Ma non ti preoccupa o ti sveglia.
Ulisse, in fondo, sono (anche) io

Se io fossi... Il fatto è che io sono questo. Come diceva Alfred Lord Tennyson “I am a part of all I have met“. Lo scrisse lui e lo fece dire al suo Ulisse. Ho già citato questa frase parlando dei viaggi che mi hanno dato forma. Siamo tutti ciò che ci ha riempito l’anima per gli anni della nostra esistenza. La cosa bella, potendolo fare, è fermarsi ogni tanto e farsi una foto immaginaria che fissi nella nostra memoria quello che siamo, in quel momento. Per allontanare il fatto di dimenticarci di noi, di cambiare troppo (o di dover cambiare per cause di forza maggiore) e non ricordarci più il punto di partenza. Perché, per quanto se ne dica e se ne dirà in futuro, tutto ciò che viviamo parte da noi, da quello che siamo e dall’incontro con quello che è il mondo e da quello che sono le persone che ci circondano. È per questo motivo che dico sempre “quando sei felice, facci caso“. Raccontati ciò che sei senza la paura di sembrare egoista perché non lo sei. Ricordati ciò che sei perché quella sarà la tua luce nei giorni bui. La sostanza non mente e tale resterà nel tuo cuore. Ecco perché oggi ho scritto questo “se io fossi“. Che ne dite, ci rivediamo qui tra un anno e vediamo se c’è qualcosa da aggiungere o da cambiare? Io mi siedo qui, vi aspetto. Metto su il tè o il caffè. Nel dubbio, sorrido. A me, al mondo e a Tennyson che ha sempre, fondamentalmente, ragione. Ulisse, in fondo, siamo tutti noi (e chi non vorrebbe esserlo?).
… Moved earth and heaven, that which we are, we are;One equal temper of heroic hearts,Made weak by time and fate, but strong in willTo strive, to seek, to find, and not to yield.Alfred Lord Tennyson, Ulysses, 1833
Hai proprio ragione, bisogna sempre guardarsi dentro e di tanto in tanto farlo in modo più approfondito. Perché ogni tanto ci si perde di vista, ci si lascia scorrere e poi è un casino ritrovarsi. Fare il punto, perché si cambia ogni giorno, è necessario per non perdersi.
Bellissimo questo post!
Grazie Elena, i tuoi complimenti mi fanno davvero tanto bene.
I post come questo mi portano inevitabilmente a fare una mia analisi interiore. Mi accorgo spesso di evitare volutamente di leggermi a fondo, forse per paura di scoprire cosa ci sia veramente? Non so bene. MA so che dopo averti letto comincio a farmi delle domande e spero presto di trovare anche io delle risposte che mi aiutino a mettere un po’ d’ordine nel mio di marasma!
Ti auguro di trovare le tue risposte.
Che idea meravigliosa! Mi sono sentita ispirata dal tuo post …
Non mi vergongo a dire che anche io penso quanche volta alla mia vita, a chi sono, a cosa vorrei essere, a quello che ho e quello che vorrei cambiare, vivere, sentire ….
Abbiamo bisogno di momenti come questi, in cui ci si sintonizza con il nostro mondo intero e si chiude tutto il rumore che arriva dal mondo esterno!
Scopro sempre qualcosa …
Davvero ti ho ispirata? Mi fa piacere.
Bellissimo questo articolo Giovy mi è piaciuto tanto. Idea geniale. Scrivi veramente bene, complimenti
Grazie mille Giulia.
I tuoi post mi fanno riflettere. E’ vero, a volte bisogna fermarsi a riflettere su se stessi, su cosa si sta facendo e su dove si vuole andare.
Io lo faccio spesso e ne sono molto felice.