
Un paio di giorni fa, mentre ero in giro per Bristol, la foglia di un acero è caduta giusto mentre io passavo sotto l’albero e si è posata su di me, con una leggerezza che non saprei descrivere. È arrivata su di me come se avesse esattamente calcolato il momento in cui sarebbe dovuta staccarsi dal ramo e io sono rimasta lì a pensare a quel tempismo per un po’. C’è chi dice che il tempo sia fatto da un solo momento: il presente. Il passato è andato e il futuro non è ancora qui. Il presente è l’espressione del tempo. Come per me esistono più mondi, esistono anche più tempi, che si esprimono in momenti giusti, in momenti “insomma” e momenti sbagliati. Anche per capire se stessi
Il mio momento giusto

Mentre ero in viaggio, giorni fa, mi sono messa a pensare alla me stessa di adesso. Mi sono rivista dare delle morali pacche sulle spalle alle mie amiche in procinto a diventare quarantenni o anche alcune pronte a entrare nei 30 anni. Pensando a me mi sono resa conto che, mai come in questo 2018, io sia riuscita a capirmi, a leggermi e a raccontarmi. Mai come in questo periodo mi sono guardata allo specchio e ci ho visto dentro quella che sono. Mai mi sono auto-detta “cavolo se quest’anno mi dona“, come fosse stato il più bello dei vestiti da indossare. Probabilmente non sarà l’unico momento così della mia vita ma sicuramente sarà uno dei momenti giusti. E spero di avere tanti momenti giusti. Un momento giusto è quello in cui ti senti dentro le scarpe perfette, quelle che ti fanno il piede bello e sono anche super ammirate. Il momento giusto è quella mattina in cui i capelli ti stanno divinamente e tu, semplicemente, ci hai dormito sopra e basta. Il momento giusto è quando accenti da radio o la funzione shuffle del lettore mp3 e ritrovi la canzone che stavi aspettando da sempre e che non ti ricordavi più di avere con te. Il momento giusto è quello in cui, nelle tue attività quotidiane, capisci che sei davvero nel giusto. Nel giusto per te, sulla tua strada, con i tuoi passi, la tua velocità, il tuo modo di cammirare. Il momento giusto è quando dici che un anno ti dona anche se non è stato tutto rose e viole.
Quanto momento giusto fa rima con gratitudine

Stima, empatia e gratitudine sono dei sentimenti che ho imparato, sempre in questo 2018, a esternare più di ogni altro momento della mia vita. Ho capito che fa bene a me e agli altri sapere che sentimenti così sono il collante della nostra relazione, si qualsiasi entità essa sia. Io ho una relazione anche con tutti voi che mi leggete: c’è chi mi conosce personalmente e sente la mia voce che scorre sulle mie parole. C’è chi non mi ha mai vista e nemmeno mi vedrà mai per mille motivi. C’è chi mi ha vista in altre vite e magari mi rivedrà in questa, chi lo sa. Siete tanti tutti i giorni là dietro al monitor e io non potrei esserne più felice. Sono una teorica del “chi si loda si imbroda” ma la sincerità che spinge la gratitudine a uscire dal mio cuore e divenire parole da scrivere mi impone di dirvi grazie. Nei giorni scorsi, a Bristol, ho riempito il mio profilo instagram (e non solo) di foto e parole per raccontarvi la città prima di iniziare a ricrearla qui, direttamente sul blog. Ho capito di essere nel mio momento giusto con la mia attività di raccontatrice di mondo e di mondi quando mi sono ritrovata a rispondere, ora dopo ora, ai vostri messaggi di stima. Mi hanno fatto così bene da farmi dimenticare i casini con la mia mano matta che, ancora a oggi, non ha smesso di farmi male.
Cosa mi avete detto

Ripeto, sono la teorica del “chi si loda si imbroda“e non sono una di quelle che mette in piazza il numero di mail o di messaggi che ricevo, settimana dopo settimana, con mille richieste in fatto di vita e viaggi. Voglio che il contenuto di ciò che ci diciamo resti tra noi e chi se ne frega di gridarlo ai 4 venti. La sostanza non cambia, la gratitudine e la stima girano come energia nel circuito che ci lega. Ascoltanto le mie stories su Bristol (a proposito, le ho raccolte tutte e le lascerò lì sul mio profilo per un bel po’) mi avete ringraziata per non essere banale, ripetitiva e per mettere sempre un po’ del mio essere buffa in tutto ciò che faccio. Mi avete ringraziata per aver mezzo quel pizzico di cultura in ciò che racconto ogni giorno. Mi avete fatta sentire al momento giusto del mio modo di essere – ripeto – una raccontatrice di mondi. Che poi, con la R che mi ritrovo, pronunciare “raccontatrice” è tutto un dire.
Siete stati voi la foglia d’acero che è caduta, col il giusto tempo e al momento perfetto, sul mio zaino. E a voi va la mia sincera gratitudine, perché mi venite a trovare sempre ovunque io sia. Perché al mattino mi cercate dentro i circuiti del vostro computer o sugli schermi dei vostri smartphone. Se c’è una cosa che dirò sempre è che io viaggio per me, scrivo per me, vivo per me, che sono felice e consapevole delle scelte professionali che ho fatto. E che sempre scriverò. Ma il fatto che ci sia sempre qualcuno ad ascoltarmi mi fa sentire fortunata.
Grazie, davvero.
Bella che sei (carezza – e credimi non sono una che ne da tante).
Capisco perfettamente la sensazione di sentirsi a posto, che è stato un percorso lungo e difficile anche per me ma poi ce la si fa ed è bellissimo. E quando te ne rendi conto è magnifico.
Grazie mille (sorrido felice)
🙂
Un sorriso anche per te