
Venerdì mi è successa una cosa strana: ho chiamato il mio dottore per rifare una ricetta e, alla risposta della segretaria dello studio, non sono più riuscita a ricordarmi il nome del Dottore finché non me l’ha detto lei. Un po’ come dire “Dottore? Dottore,chi?“. Senza entrare troppo nel merito delle cause (che potrebbero essere miliardi, dalla stanchezza, alla vecchiaia a chissà che cosa auto-immune), non posso fare a meno di chiedermi una cosa: e se arrivasse il giorno in cui mi dimenticassi tutto? Tutto quello che sono, quello che ho vissuto, le persone che ho incontrato?
L’esperienza non si scorda

Non è un’opinione mia ma è un qualcosa che viene detto anche da chi fa dello studio dell’essere umano fisico e mentale la sua professione: l’esperienza non si scorda. Ma dev’essere esperienza fisica, manuale, un’attività che viene ripetuta nel tempo. Ci sono stati dei casi di amnesia vari in cui la gente non sapeva il proprio nome ma era in grado di guidare correttamente. È lo stesso che si dice con la bicicletta: puoi restare giù dalla sella per anni ma ti ricorderai sempre come pedalare. E qui entra in gioco l’eterna questione di ciò che si fa e di ciò che si è. Noi siamo i viaggi che facciamo, scrissi tempo fa e per me è verissimo: sono tutto quello che ho visto nel mondo e che sono riuscita ad assimilare. Un tesoro immenso, per me, degno del migliore dei pirati. Ecco perché, quando mi scordo le cose, mi spavento sempre. Come ho detto, i motivi possono essere mille e non sono qui a indagarli. Sono qui a chiedermi, una volta svanito come fosse la parte degli angeli (Ken Loach rules!) tutto ciò che ho immagazzinato, che ne resta di me? Una che sa fare la pasta fatta in casa, i muffin, che sa scrivere anche con la sinistra (quando capita) e che porta gli occhiali rosa?
Scrivi, registra, riascolta, ripeti

Avete presente il film Memento? Si tratta di un’opera di Christopher Nolan del 2000 e del quale è stato annunciato un remake. Chissà mai se si farà! Racconta la storia di una persona afflitta da amnesia anterograda: ovvero non immagazina nuove informazioni. Non vi racconto come farà a ricordarsi tutto, anche se qui sopra avete una sorta di piccolo spoiler. Tante volte, seppur per brevi istanti, mi sono chiesta quale fosse la peggiore condizione, per me, nella vita. Non ci ho mai pensato più di pochi istanti perché ritengo che sia una perdita di tempo: preferisco davvero vivere il mio presente, l’unico vero istante del tempo capace di esistere e prendere forma. E mi piace essere lungimirante, quello sì. Tornando alla domanda che mi sono posta per pochi istanti, mi sono chiesta quale dovrebbe essere, per me, la peggiore condizione da appoggiare alla mia vita. La risposta è proprio qui, almeno per ora: dimenticare, non essere in grado di mettere in fila le parole, i fatti, i ricordi, tutto ciò che mi forma. Dimenticare, alla novella età di 40 anni, una cosa così banale come il nome del mio dottore, mi fatto ripiombare per un nano-secondo in questo pensiero. La soluzione, nel caso vedessi che la cosa capiti di nuovo, è già qui: scriverò tutto quello che potrò, farò in modo che la mia testa non diventi come le Stories che scompaiono doo 24 ore. Riempirò il mondo di fogli, di post-it con scritto ciò che sono.
E quindi, cosa sono per te?

Una volta scrissi un post, nel quale credo ancora fermamente, per raccontare il sacrosanto diritto all’oblio di ognuno di noi: il diritto di mettersi in disparte, in diritto di dimenticare e di essere dimenticato. Non è questo il momento di esercitare questo diritto perché ho francamente bisogno di te, di te che leggi e mi rivolgo a te come avrebbe fatto la grande Charlotte Brontë: dandoti del tu come se volessi direttamente guardarti negli occhi con le mie parole in questo istante. Le mie parole sono gli occhi che ti guardano e le mani che ti toccano. Sono le braccia che ti cingono e le stesse braccia pronte a darti una pacca sulle spalle per dirti “dai, va tutto bene“. Le mie parole sono la mia bocca che parla, parla tanto e tanto ha da dire. A te che leggi, chiunque tu sia oltre le mie parole, chiunque tu sia per me, qualsiasi sia il nostro legame o non legame poco importa. Per favore, dimmi chi sono per te, anche in una parola. Scrivilo qui, su Instagram, su Twitter, via mail, mandami un piccione viaggiatore o qualsiasi altra forma di comunicazione possibile. Dimmi chi sono… e che questo resti a scongiurare le mie dimenticanze.
Tu sei la persona attraverso la quale sono riuscita a capire molto di più di una terra che amiamo, anche ad accrescere il mio amore per lei grazie a te, alle tue parole e ai tuoi consigli.
Sei stata anche una bellissima serata in pizzeria che spero si ripeta altre volte.
PS: avevo letto la storia di un marito che aveva scritto il libro della storia con sua moglie, malata di Alzheimer, e ogni giorno gliela rileggeva di modo che lei rivivesse ogni giorno tutti i loro ricordi.
Grazie Elena. Parole preziose le tue. Io mi di vedo vecchia a rileggere (o a farmi leggere) tutte le storie della mia vita.
Sei una persona che attraverso le sue parole mi fa scoprire luoghi magici e me li fa assaporare attraverso le sue esperienze prima di vederli con i miei occhi.
Io ho sempre avuto una memoria infallibile ma ultimamente perde i colpi e anch’io dimentico nomi e a volte anche le cose da fare (io che non ho mai avuto bisogno di un’agenda!). Do la colpa allo stress degli ultimi tempi e alle troppe cose che voglio cercare di infilare in questa testolina. Forse sono solo gli anni ma a questo no, proprio non voglio pensare!
Anche per me è stress… vedremo. Mi prenderò del tempo per me e tornerò cerebralmente attiva come prima.
Io ti ho scoperta da poco, ma con questo post mi hai fatto emozionare, forse perché capita spesso anche a me di avere delle improvvise amnesie. Sono sicura che una persona come te lasci un grande ricordo in chi la incontra sia nella vita reale che sul web.
Le mie improvvise amnesie mi spaventano e mi fanno sorridere allo stesso tempo. Ti ringrazio per quello che hai scritto.
Lo scrittore modenese Ugo Cornia ha scritto: Un po’ di tempo fa mentre facevo la Bazzanese mi è successa una cosa stupefacente. Una sera, mentre stavo tornando giù dalla montagna solo con una ragazza, era una delle prime volte che facevo la Bazzanese con questa ragazza, volendo fare il suggestivo a un certo punto le ho detto che stavamo passando in un punto in cui avevo trascorso uno dei cinque pomeriggi più tristi della mia vita. Le avevo detto che tra breve, finite le case, sarebbe comparso un palasport in mezzo a un parchetto con molti alberi dentro il quale c’era una panchina sulla quale avevo pianto tre ore abbracciato a una ragazza. Avevamo pianto in un modo terribile in quanto avevamo deciso di non vederci più perché io stavo con un’altra. Quando a un certo punto ho detto alla mia amica che il punto esatto era lì, appena finivano le case, il punto esatto invece non era lì. Il palasport non c’era per niente, al suo posto c’era un campo da calcio che con la mia vita non c’è mai entrato niente. Allora in quel momento mi è presa una allegria bestiale perché mi ricordavo ancora tutte le volte che mi ero detto che quel posto non me lo sarei mai scordato. Invece me lo sono scordato e l’ho sbagliato. Per tre o quattro anni tutte le volte che sono passato in quel posto mi si sono bagnati gli occhi e mi è venuto il cuore in gola. Tutte le volte ho accelerato per scappare via. Tutto questo, evidentemente, adesso è finito nella dimenticanza.
Dimenticare quindi è una attività che il nostro cervello mette in atto. Ci colpisce quando meno ce l’aspettiamo. Io ne avevo scritto qua https://www.lastanzadimarlene.com/2012/11/la-dimenticanza/
Rimane che per me rimani la persona che più di ogni altra mi porta a riflettere su cose insospettabili pur non avendo mai avuto il piacere di conoscerti.
Verrò sicuramente a leggere il tuo post, Marlene!
Sono felice di farti riflettere. Per me è un grande onore.
E prima o poi ci berremo un caffé assieme.
Non sai da quanto vorrei dare voce e corpo a questa nostra conoscenza. A presto.
Vedrai che ci riusciremo!
Io sono una smemorata cronica: devo prendere appunti anche per ricordarmi di telefonare e per quale ragione 🙁 Dimentico anche i nomi delle persone con le quali ho rapporti quotidiani, figurati per chi vedo solo poche volte l’anno! Per me tu sei una donna da prendere ad esempio da chi vuole lavorare nel mondo digitale, una donna che trasmette molta positività e che non si atteggia a “grande” come vedo fare a molti, che, magari, neppure hanno la tua esperienza e i tuoi “numeri”.
Ti ringrazio molto Stefania. Io sono una storica e, per me, non ricordarsi le cose è proprio grave. Soprattutto i vuoti sono gravi ma migliorerò, lo so! Grazie per le tue parole.
Non ti conosco di persona ma leggendo i tuoi post mi sembra di averti qui insieme a me, con una tazza di tè sul tavolo, mentre racconti del tuo ultimo viaggio. Per me sei una narratrice che mi porta a fare un viaggio nuovo con ogni articolo. E secondo me sei anche una persona che sta ascoltare perché immagino che se dovessimo davvero incontrarci per un tè, potremmo parlare per ore dei nostri viaggi passati e futuri.
Grazie Silvia, mi piace molto che tu mi abbia definito una narratrice. Chissà mai che non ci troviamo davvero davanti a quel tè.
Ma come un remake di Memento?!? Ma se è uscito ieri! 😱
Per me sei una (rara) blogger che sa davvero quello che fa, e di cui mi domando come faccia a trovare il tempo per fare tutto quello che fa. 😉😊
Vero? ho pensato anch’io così. Ti ringrazio per le tue parole Lucy. Ti stimo tantissimo, sai?