
Avete presente quei luoghi in cui vi portano in gita alle medie dove poi, pur avendoli relativamente vicini, non tornate mai?Ecco, Palazzo Te a Mantova per me è stato uno di quei luoghi. Fino alla settimana scorsa, giorno in cui ho avuto la possibilità di visitarlo nuovamente. Come scrivevo qualche giorno fa, la seconda volta è meglio: visitare Palazzo Te in età adulta è stato sicuramente meglio di quando avevo 12 anni. Perché? Semplice: ho avuto la mia grande dose di meraviglia, di quelle che ti fanno girare la testa e ti fanno sentire un po’, solo un po’, Stendhal. Cosa c’è da sapere per visitare Palazzo Te a Mantova? Ve lo racconto oggi, con quel pizzico di sensazioni personali che non fanno mai male.
Dove si trova Palazzo Te a Mantova e come raggiungerlo
Palazzo Te si trova fuori dal centro di Mantova, diciamo a metà strada tra la stazione dei treni e la zona centrale della città. Se volete visitare Mantova in una giornata, vi consiglio due cose: o andate direttamente a Palazzo Te con un taxi (nel caso arriviate coi mezzi) oppure di parcheggiare direttamente lì. Iniziate la visita da Palazzo Te e poi prendete la navetta gratuita che vi porterà direttamente a Palazzo Ducale, in centro città. Riprendete poi la navetta e tornate a prendere la vostra auto. Oppure fate l’esatto contrario (che coerenza Giovy!): parcheggiate lungo le mura della città, visitate il palazzo Ducale e poi via a Palazzo Te. Quest’ultimo è aperto dal martedì alla domenica, con orario continuato. Il lunedì è aperto solo al pomeriggio. Il biglietto d’ingresso costa 12€.
Perché Palazzo Te si chiama così?
Una di quelle domande a cui l’Universo non ha ancora trovato risposta, o almeno in parte. Non ci sono documenti che attestino esattamente perché Palazzo Te si chiami così ma ci sono delle supposizioni storiche supportate da materiale piuttosto autorevole. Prima di spiegarvi il nome, però, vi dico una cosa: un tempo, quando ero piccolina e visitai questo luogo la prima volta, ero convinta che si chiamasse Palazzo del Te. Mi immaginavo i Gonzaga prendere il tè assieme agli Estensi per sparlare dei Medici e così via. Giorni fa, mentre ero lì e mi veniva spiegata l’origine del nome, ho capito che dire Palazzo del Te non è poi così sbagliato. Dove Te dovrebbe stare per Tiglio, nel dialetto mantovano del tempo. Il Palazzo, ai tempi della sua costruizione, si trovava su di una vera e propria isola piena di Tigli chiamata Tejeto. Accolgo con piacere la spiegazione storica ma amo ancora immaginarmi tutti quelle teste coronate assieme mentre bevono tè e mangiano biscotti. Ultima cosa, per gli esperti di pronuncia: la “e” corretta è stretta. Quindi è Palazzo Té e non Palazzo Tè.
Cosa vedere a Palazzo Te
Partiamo, come sempre, dall’ABC: Palazzo Te nasce per volontà di Federico II Gonzaga che diede a Giulio Romano, nel 1524, l’incarico di costruire una sorta di residenza di campagna dove passare quel tempo “non ufficiale” che, altrimenti avrebbe trascorso a corte. Federico II Gonzaga, come molti ai suoi tempi, aveva un’amante che fece risiedere proprio a Palazzo Te. Federico II fu il duca di Mantova che incontrò, proprio a Palazzo Te, l’Imperatore Carlo V (sì, lo stesso Carlo che con Enrico VIII e Francesco I impastò l’Europa a suo piacere). Palazzo Te è una residenza costruita secondo il modello della Domus Romana. Non è uno di quei palazzi che vi assalgono con la loro misura e ampiezza delle sale: si nota proprio che era uno di quei luoghi dove stare bene. Giulio Romano ha fatto proprio un capolavoro. Ai giorni nostri sarebbe stato nominato Archistar o Interior Designer dell’anno. Quello che vi racconterò oggi è una piccola parte di ciò che potrete vedere a Palazzo Te. Si tratta di molto di permanente e una cosa temporanea. In particolare vi parlerò di:
- Le Imprese: sapete cosa si intente per Impresa a livello di decorazione di un palazzo?
- Il richiamo al mondo classico
- La stanza dei giganti
- Per quanto riguarda le esposizioni temporanee: la mostra di Tiziano e Gerard Richter
Le Imprese
Un’impresa, nel senso architettonico e simbolico usato a Palazzo Te (ma non solo) è una figura, un disegno che veniva posto in una particolare stanza. Quel disegno doveva ispirare una sorta di indovinello per chi avesse frequentato quella stanza: doveva raccontare un qualcosa di segreto e di importante del proprietario del palazzo o di chi lo abitava. Una delle prime stanze che si visitano a Palazzo Te è proprio la stanza delle Imprese, dove è nascosto il vero e proprio simbolo di Federico II Gonzaga: la Salamandra (ecco perché ce n’è una sulla copertina del post). Si pensava, in quei tempi, che la Salamandra fosse un animale ignifugo. Federico II temeva proprio il fuoco. Quando sarete in quella stanza, aguzzate l’ingegno.
Il richiamo al mondo classico
Giulio Romano opera all’inizio del periodo che viene chiamato Manierismo. La sua “maniera” è un vero e proprio richiamo al mondo classico e una delle stanze di Palazzo Te lo testimonia ampliamente. Per raccontarvela ho ripreso un bassorilievo riportato da Giulio Romano che sembra proprio un qualcosa di perfettamente antico e classico. In quegli anni, chi se lo poteva permettere, diventava un collezionista di antichità. L’elemento decorativo più bello di questa stanza è, però, un altro. Vi dico solo una cosa: guardate bene il soffitto. E non arrossite.
La stanza dei giganti
Vortice. Non c’è altro modo di definire questa stanza. È un vero e proprio vortice emozionale e Giulio Romano qui ha fatto proprio un capolavoro. Tutto Palazzo Te è meraviglioso e ogni singolo affresco è un qualcosa che cattura ma la stanza dei Giganti è capace di rapire. Immaginatela ai tempi dei Gonzaga: la stanza non ha finestre e quindi non ha illuminazione se non quella di un grande camino acceso dove il fuoco sembra far danzare le figure dipinte. Il dipinto è una progressione di movimento, dal basso verso l’alto, e racconta la cacciata dei giganti che volevano salire in paradiso con gli Dei. Al tempo dei Gonzaga, le figure dipinte alle pareti apparivano quasi vere, grazie alla luce in movimento del fuoco nel camino. In origine, la stanza aveva un pavimento di sassi per richiamare la terra sulla quale erano tornati i giganti. Per me, uno dei luoghi più emozionanti che esistano. Uno di quelli in cui, nel caso l’unica panca della sala fosse occupata, mi siederei per terra perché non potrei reggere un simile vortice. Sono un po’ come Stendhal lì dentro. È bellissimo e mi fa sentire viva.
La mostra temporanea: Tiziano/Gerard Richter
Una parte di Palazzo Te ospita una mostra temporanea dal parallelismo artistico non facile ma efficace: la mostra si chiama Tiziano/ Richter e mi porterà ad osservare 2 annunciazioni di Tiziano (più qualche altro disegno) e alcune opere di Gerard Richter, artista tedesco ancora in vita. Richter non è un artista che prende nell’immediato e, consiglio mio, leggete qualcosa su di lui prima di andare a vedere una mostra che mette in dialogo due mondi che, in apparenza, sembrano proprio distanti. Nel campo dell’arte però, si sa, i viaggi nel tempo sono cosa comune. Andate e decidete da soli. Io per il momento vi lascio lì e torno nel vortice della sala dei Giganti che, per me, è quella smossa all’anima che ogni tanto serve. La mostra sarà aperta fino al 6 Gennaio 2019.
Tutte le foto, salvo diversamente indicato, sono © Giovy Malfiori – riproduzione vietata.
Anche a me piace tornare nei luoghi visitati da bambina. Lo scorso Maggio l’ho fatto con Alberobello e il gusto di meravigliarsi in modo diverso è imbattibile. Molto interessante il motivo per cui il palazzo si chiama Te 🙂
Ecco, la Puglia è un’altra di quelle regioni nella quali dovrei tornare perché mi manca visitarla da adulta.
Ma sai che quando avevo sentito nominare Palazzo Te alle superiori durante le ore di storia dell’arte anch’io mi ero immaginata avesse a che fare con la bevanda!? Grazie per avermi chiarito le idee sulle origini del nome! Tra l’altro a Mantova non sono mai stata, mi piacerebbe riuscire a farci un giro prima o poi!
Credo sia un pensiero fatto da molti, soprattutto a 12 anni.
Giovy come sempre sei una fonte inesauribile di sapere e di scoperte. E con questo post mi hai tolto le curiosità rimaste dalla famosa visita delle scuole medie :-)!
Grazie mille Ingrid. Vedo che anche tu sei stata “vittima” della gita a Mantova alle Medie.
Mi è piaciuta moltissimo Mantova e soprattutto questo Palazzo che nel simbolismo degli affreschi e dei decori richiama quelli di Palazzo Ducale e di Palazzo Giardino di Sabbioneta
Credo mi impegnerò a conoscerla di più, visto che le abito proprio vicino.
Devo ammettere ho visitato Mantova in una giornata grigia fredda uggiosa e con un paio di scarpe veramente scomode e quindi non sono riuscita ad apprezzarla
Lo credo: i posti andrebbero visti più volte anche per questo motivo.
Meraviglioso questo palazzo! Sinceramente anche a me il suo nome fa venire in mente tè e biscotti. La Stanza dei Giganti è favolosa… veramente da far venire i capogiri. Mi piacerebbe tornare a Mantova… intanto mi segno questa meta. Grazie
Un gran bel posto. Vale tutti i 12€ dell’entrata.
Hai perfettamente ragione e so come ti sei sentita: anche io sono stata a Mantova in gita scolastica, avevamo tutti quanti altre cose in testa (vuoi mettere 20 adolescenti in gita scolastica, lontani da casa per 2 giorni …). Ma non scorderò mai l’estasi davanti agli affreschi che vorrei assolutamente rivedere: e pensare che in un paio d’ore (probabilmente anche meno) sarei a Mantova.
Ma sai che non sapevo proprio dell’origine del nome? Avevo dato per scontato che fosse qualcosa legato al the come bevanda: quindi magari qualche cerimonia particolare o un’usanza inusuale legata a questa bevanda.
Io ho avuto la fortuna di avere un’ottima guida la settimana scorsa. Ero già pronta a chiedere notizie sul nome ma lei mi ha anticipata.
Ci sono stata lo scorso anno e devo ammettere che hai descritto esattamente ciò che ho provato nella sala dei giganti.
Mi fa piacere che tu abbia avuto la mia stessa sensazione.
Ci sono stata 5 anni fa e la stanza dei giganti è tra le cose più sbalorditive mai viste!
Vero? Una piccola e immensa meraviglia.