
Come dire: la seconda volta è sempre meglio della prima. Non importa di cosa stiamo parlando, cosa stiamo pensando o facendo. Sono giorni che ho in mente questo pensiero, che si accavalla alla grande con un altro per il quale ho già aperto una bozza qui sul blog. Una bozza che diventerà post ma oggi no. Oggi è il turno delle seconde volte. In un mondo in cui si pone continuamente l’accento su ogni prima volta che abbiamo vissuto o stiamo per vivere, qual è il valore di una seconda volta? Me lo chiedo perché io sono una che ricorda moltissime delle sue prime volte: riesco a dirvi cosa indossavo la prima volta che ho incontrato qualcuno, cosa avevo addosso quando sono partita per il Brasile nel lontano 1998. Mi ricordo anche i miei outfit degli esami dell’Università e ho addosso un campionario di sensazioni che si impastano ogni giorno con i miei respiri. Pensando a tutto questo mi sono resa conto che molto di ciò che ho impresso in me è frutto di una prima volta. Tanto altro, però, è frutto delle tante seconde volte che ho vissuto.
Vada per la prima, buona la seconda

Avete presente quando vi si presenta qualcuno di nuovo? Immaginate di essere a una festa dove conoscete poca gente e dove, ogni due minuti, viene lì uno a stringervi la mano per dirvi il suo nome. Dimenticherete subito quel nome, a meno che non sia quello di vostro padre, vostra madre o qualcuno di significativo per voi. Quante volte vi è successo? Ciò accade, non perché siamo stupidi o persi, ma perché il nostro cervello ci fa concentrare molto di più sul volto di chi ci sta parlando che su quello che sta dicendo. Quando vi ripeterà il nome per la seconda volta, non lo scorderete e vi chiederete, sorpresi, perché non ve lo foste ricordati la prima volta. Credo avvenga così anche per tutto ciò che ci accade la prima volta delle cose che hanno peso e significato per noi: siamo troppo impegnati in quel “oddio, sta succedendo“che ci lasciamo sfuggire la vera essenza di ciò che stiamo vivendo. Questo, invece, non accade la seconda volta: c’è sempre quel pizzico di sorpresa che non guasta mai ma c’è molta più consapevolezza e voglia di godersi l’emozione. Parliamo, quindi, di prime e seconde volte?
In viaggio: la prima volta è scoperta, la seconda è conoscenza

Ecco, parliamo e partiamo dai viaggi. Ci sono molte correnti di pensiero sul come scoprire il mondo e su quanto una modalità possa essere più figa o ispirante di altre. Cavolate, per non dirla peggio. Viaggiare è una cosa ancora più personale di una relazione fisica, così… giusto per fare un esempio. Ecco perché, secondo me, si arriva in un momento della vita in cui l’esigenza di viaggiare da soli è tanta. Non è mancanza di condivisione, è più la ricerca della perfezione in viaggio. Anyway, una delle correnti di pensiero che aleggiano in questo nostro terzo millenio è che “no, non si torna dove si è già stati“. Lo ammetto: nei miei prmi 20 anni la pensavo anch’io così. In questi secondi 20 anni della mia vita invece è diverso: ho imparato e accolto nel mio cuore la voglia di scoprire certi luoghi più volte. Non so se succeda anche a voi, ma quando arrivo in un posto già visto ho voglia di viaggiare più con calma. La seconda volta in viaggio, ovunque voi siate, è quella che ti concende quel pizzico di self confidence in più e che ti fa davvero conoscere quel luogo. Così, come fosse un secondo bacio dopo anni dal primo.
Con i libri: la prima volta è immergersi, la seconda è amare

Hai un libro tra le mani, senti il profumo della carta e, immancabilmente (se si è me) ci si taglia con i bordi delle pagine e si soffre come non so cosa per giorni. Ecco, la prima volta che si affronta la lettura di un libro si vive una di quelle sensazioni che non si possono raccontare troppo bene: tutto va vissuto personalmente. Se il sesso è qualcosa di personale, il rapporto con un libro lo è di più. O forse al pari: devo ancora deciderlo. La prima volta che si legge un libro si vive in un mondo fatto di immagini che si mescolano a parole come nel migliore dei calligrammi di Guillaume Apollinaire. O almeno questo accade alla sottoscritta. La seconda volta, però, è meglio: c’è un rapporto profondo, una seconda occasione per scambiarsi delle sensazioni. E, badate bene, non tutti i libri di si leggono due volte. Si sceglie di rileggerli, ci si concede di nuovo a loro. Anche più di due volte, nel mio caso con alcuni libri. Se la prima volta che si legge un libro si inspira, nella seconda si espira. E la vita cambia sempre un pochino.
Con le persone: la prima volta è un inizio, la seconda è tutto

Uno, nessuno, centomila: non importa quante persone io stia mettendo dentro questo paragrafo In fondo ci metto tutta la mia vita perché quello che sto per scrivere mi è successo numerose volte. Nella vita ci sono incontri che sono proprio sbagliati: sono tossici e ci fanno male. Poi c’è tutto il resto, che assume vari gradi di positività e io amo pensare che l’incontrarsi faccia bene. Sempre. L’incontro è il seme di un legame che può diventare orchidea, edera, gelsomino notturno oppure il più grande abete del mondo. Per non dire una quercia. La prima volta che si incontra qualcuno, spesso ma non sempre, si mette in quell’incontro un’aspettativa smisurata rispetto alla natura che quel rapporto assumerà. Se capissimo l’esatta misura di tutto saremmo degli indovini. Si pensa subito a un’amicizia da veder crescere, un amore da coltivare, un rapporto di lavoro da trasformare in carriera produttiva e così via. L’aspettativa spesso di trae in inganno e non ci godiamo mai abbastanza quella prima volta, quella scintilla d’incontro. La seconda volta è tutta un’altra cosa: è come se la nostra mente ci convincesse che le carte da giocare siano già sul tavolo quando, invece, dobbiamo ancora tirare i dadi o decidere a cosa giocare. Quindi lunga vita alle seconde volte, quelle che mai ci aspetteremmo di vivere e tutte quelle che mettiamo nel sacchetto delle nostre speranze che ci portiamo in giro per le fasi della nostra vita come fa chi ha un bagaglio da non lasciare mai incustodito.
Le prime volte accadono, le seconde sono un regalo.
Colonna sonora del post: The heart asks the pleasure first di Michael Nyman
La seconda volta di un libro, un viaggio, regalano sempre emozioni nuove. Parlavo ieri con un’amica e ci si raccontava le proprie idee su alcune città visitate, alla fine ho pensato che l’incontro con una città è un po’ come l’incontro con una persona: uno scambio di anime. E da come ci sentiamo in quel momento cambiano le emozioni che proviamo.
Questo vale per i libri, per i viaggi e per gli incontri.
La seconda volta sarà sempre diversa dalla prima, mai una ripetizione.
Viva le seconde volte!
Sono proprio d’accordo sullo scambio d’anime. W le seconde volte!
Non posso che concordare ! La seconda volta è approfondimento e conoscenza 🙂
Mi fa piacere di non essere l’unica a pensarla così.
Mi trovo molto d’accordo con te, anche in amore, “la seconda volta”, si è spesso più maturi e consapevoli rispetto all’entusiasmo del primo amore! Poi ci sono anche quelli che non imparano mai, ma quella è un’altra storia…
Sai quante seconde volte ci aspettano nella vita? Io spero sempre tantissime.
Io invece sono una che non ricorda proprio nulla, né prime, né seconde, né terze volte… a volte questa cosa mi spaventa un po’, è come se non rimanessero impressi momenti che si presume dovrebbero essere importanti per me (forse non restano impressi perché non lo sono?). Per quanto riguarda i viaggi mi ritrovo moltissimo nelle tue parole. Mi è successo in particolare con Parigi: la prima volta l’ho visitata da turista, poi, ad un certo punto della mia vita, ho iniziato ad andarci anche due volte l’anno per motivi di lavoro. E a quel punto era esattamente “conoscenza”, non ti dico che mi sentivo come a casa, ma il fatto di dover vivcre Parigi come una cittadina che si sposta, fa la spesa, va a prendere il caffè e non più come una turista me l’ha resa estremamente familiare.
Magari, invece di momenti convenzionalmente importanti, tu ricordi quelli che sono davvero significativi per te. Quello che tu hai provato con Parigi, io l’ho vissuto con Liverpool, per esempio. Una cosa impagabile.
La seconda volta, parlando di viaggio, è davvero una scelta consapevole . Se c’è, è non è così frequente per me , significa aver lasciato qualcosa, ma appositamente. Non una distrazione ma uno spunto in più per creare “la seconda volta “
Anche a me piace il pensiero di aver lasciato qualcosa appositamente. Una volta mi resi conto di aver lasciato volutamente lo spazzolino in luogo, quasi a sentirlo come una casa in cui tornare.
Forse è proprio come dici tu, forse è anche una questione di età: anni fa avrei preferito vedere un posto nuovo piuttosto che tornare in un luogo già visto. Ora invece mi piace tornare in una città che mi ha colpito. Magari è una questione di maggiore consapevolezza che a vent’anni non avevamo (almeno io non l’avevo).
Questa riflessione mi fa tornare in mente città complicate come Berlino, dove vorrei tornare proprio con una consapevolezza e una comprensione maggiore di certi luoghi.
Più che di età, direi di esperienza e “momento giusto.
Che sia un libro, che sia un viaggio o un incontro bisogna viverlo più di una volta perchè le emozioni cambiano, le esperienze si differenziano a seconda dei nostri stati d’animo. E mai avere – a mio parere – un rimpianto per quello che non si è fatto, non si è conosciuto e non si è vissuto .
Concordo in pieno!
Amo i tuoi racconti di viaggio ma amo ancora di più i tuoi racconti di vita. Forse perché mi ritrovo nelle tue parole… sono in quella fase della vita in cui si ama scoprire luoghi nuovi ma si ama anche ritornare a rivedere e rivivere. E se un libro mi ha appassionato lo leggo e rileggo più volte. W le seconde volte, i secondi vent’anni e la seconda vita delle cose.
Ti ringrazio Laura.
Sono d’accordissimo con te, in particolare per quanto riguarda i luoghi. Non sapevo che per alcuni il non tornare più volte in un posto potesse essere motivo di vanto… secondo me ci si perde qualcosa, e parecchio. La prima volta è l’idea generale, la seconda tutto il resto! Poi, beh, a Berlino sono stata circa diciotto volte, certo nel tempo speso lì avrei potuto visitare molte altre destinazioni, ma in certi casi tornare non ha prezzo. E’ un po’ come se queste emozioni da “seconda volta” che descrivi tu si estendessero ancora e ancora. )
Anche secondo me si perde parecchio a non tornare da qualche parte.