
L’autunno (atmosferico) è qui e un commento lasciato sul blog di Elena (aka Amaranthinemess.it) mi ha fatto riflettere per un po’ sui libri che lascio che prendano la mia anima in una stagione così: devono farmi male e coccolarmi allo stesso tempo e c’è uno scrittore, più di altri, capace di questo: James Joyce. Uno degli irlandesi più celebri di sempre è, per me, quell’anima scrivente capace di aver insinuato in me la percezione sulla potenza del ragionamento. Ho letto il suo Ulisse 8 volte per entrare nella sua mente. Ho sognato mille volte di poter scrivere il mio personale stream of consciousness in stile Molly Bloom. Inutile dirvi quanto Joyce mi abbia ispirata nei primi viaggi in Irlanda. Quello che vi racconto oggi è un percorso attraverso 3 città che, a tutti gli effetti, gli appartengono. Quali luoghi visitare se ami Joyce con tutto te stesso? La risposta è facile: Dublino, Trieste e Zurigo.
James Joyce: l’uomo e lo scrittore

Si tende spesso a identificare uno scrittore con i suoi personaggi e non c’è nulla di più errato. Un simile atteggiamento, benché molto umano, genera spesso delusione perché ci immaginiamo sempre che chi scrive si metta dentro le proprie storie. Questo vale per me e, quando prima o poi pubblicherò il mio romanzo, ve ne renderete conto. Tornando a Joyce, l’Irlanda ha più a che fare con i suoi romanzi che con la sua vita di scrittore adulto, visto che lascia l’Isola di Smeraldo poco dopo l’università per tornarci solo a spizzichi e bocconi. Joyce è, per la maggior parte della sua vita, un errante scrittore mitteleuropeo, capace di vivere in quella Trieste che gli fu tanto cara e capace anche di trovare in Zurigo il suo ultimo rifugio. Gente di Dublino è nato nella sua testa irlandese, si è sviluppato nella sua testa italiana ed è stato pubblicato quando ormai l’Italia e l’Austria l’avevano inglobato. Trieste, ricordiamolo, nel 1914 era pienamente Austria. Joyce non è uno dei suoi personaggi, per quanto Dubliner sia. Joyce è colui che fu capace di plasmare e raccontare l’Europa come nessuno mai prima di lui. Inquietudine, incertezza, un essere in bilico tra un passato glorioso e un futuro da costruire; un essere che Sigmund Freud aveva scosso in pieno. Ecco cosa racconta Joyce.
I luoghi di James Joyce in Europa
Avete presente la famosa citazione di Virgilio “Mantua me genuit, Calabri rapuere, tenet nunc / Parthenope; cecini pascua, rura, duces“? Ci vorrebbe qualcosa di simile per James Joyce capace di raccontare la sua origine irlandese, il suo sviluppo francese, austriaco e italiano per poi approdare a una fine perfettamente svizzera. James Joyce era nato su di un’isola fiera di essere tale ma era l’espressione di un continente tormentato. Egli era tutto questo e molto di più. Era un italiano, era un austriaco, era uno svizzero, era un irlandese. Era uno scrittore, un indagatore dell’incubo e della coscienza (gli appassionati di fumetti mi passino questa definizione). Visse a Parigi, a Roma, riuscì a dare gli esami di abilitazione all’insegnamento in quel di Padova. Scopri Pola, visse a Londra, tornò a Dublino con quasi la paura di restarci. E poi Trieste, i suoi caffé, Italo Svevo, la psicanalisi. Tutto questo era Joyce. Le tre città che ho scelto di raccontarvi rappresentano, per me, nascita, vita e morte di questo uomo immenso.
James Joyce a Dublino

Come vi dicevo, Dublino è stata la città in cui James Joyce è vissuto durante i suoi anni di formazione universitaria. Lo scrittore nacque nel quartiere di Rathgar e lì visse per i primi 5 anni della sua vita. Non si spostò di molto ma tornò in centro a Dublino per frequentare l’Unversity College e restò in città fino al 1902. Una volta laureato, se ne andò. Praticamente non tornò più a vivere in pianta stabile in Irlanda da quell’anno ma la sua isola gli diede molto, così come lui restituì molto. La sua scrittura è fatta di momenti personali rivisitati e riscritti. Si riscrive per analizzare e come dargli torto in questo senso. Ci sono dei luoghi particolari da vedere a Dublino se amate Joyce. Alcuni sono legati a Leopold Bloom, il personaggio principale dell’Ulisse. Oltre a ciò che ne citerò uno appena fuori città, legato sempre all’Ulisse ma più vicino alla persona di Joyce.
A Spasso per Dublino con James Joyce e Leopold Bloom

Ogni viaggio alla scoperta di Dublino nel nome di James Joyce dovrebbe iniziare dal numero 7 di Eccles Street, dove viveva Leopold Bloom. Se non siete appassionati di Ulisse come me, vi consiglio di iniziare la vostra esplorazione nel nome di Gente di Dublino. Non fate l’errore di molti nel recarvi a Grafton Street per fotografarvi con la statua di Molly Malone pensando che sia un personaggio del libro. Non lo è: Molly è un personaggio della tradizione musicale irlandese. Per non sbagliarvi, sappiate che il James Joyce Centre di Dublino organizza dei walking tour gratuiti (a quanto pare), realizzati appositamente per chi vuole rivedere “Gente di Dublino” nella città moderna. Il centro organizza anche dei tour più specifici sulla figura di Joyce. In ogni caso – vi dico solo questo – seguite le orme di Leopold Bloom e rivivete la sua giornata. Magari il 16 Giugno di ogni anno quando si celebra proprio il Bloom’s Day. Perché questa data? Perché tutto l’Ulisse si svolge nella giornata del 16 Giugno (1904). Il giorno fu scelto perché, stanto ai diari della moglie di Joyce (si chiamava Nora), quello era il giorno in cui lei capì di amarlo.
La Torre di Sandycove

La torre di Sandycove, ora Joyce Museum, è una costruzione fortificata che si trova sulla costa appena fuori Dublino. Io ci sono arrivata prendendo il Dart fino a Dun Laoghaire (si pronuncia Dan Liri) e poi camminando. Era una domenica mattina di quasi fine estate ed era tutto magnifico. James Joyce si rinchiuse in quella torre dopo una rissa che lo vide coinvolto nel 1904. Rimase lì 6 giorni durante i quali, si dice, generò nella sua mente l’inizio dell’Ulisse. Quello che è certo è che le due persone che lo aiutarono a raggiungere la torre dopo la rissa furono fondamentali per la sua vita di scrittore. Joyce si ispirò alla vita reale di questi due uomini per dare una presenza letteraria a Leopold Blum e Buck Mullighan, sempre dentro l’Ulisse. Quella torre, inoltre, fu l’ultima vera dimora di James Joyce in Irlanda.
James Joyce a Trieste

James Joyce visse a Trieste quando ancora questa città era perfettamente austriaca. Arrivò lì nel 1904 e se ne andò nel 1915, proprio a causa della Prima Guerra Mondiale. Trieste, in quegli anni, era una culla culturale europea di gran valore, in costante contatto con Vienna e con la rivoluzione che stava portanto nel mondo. La psicanalisi ha fatto ribollire le coscienze e dato vita a mille nuovi movimenti culturali pazzesche. Nulla era più certo di ciò che pensavamo fosse l’essere umano e Joyce l’aveva inteso bene. A Trieste conobbe Italo Svevo, altro grande modello che Joyce usò per il suo contemporaneo Ulisse. Lì, inoltre, insegnò e terminò la stesura di Gente di Dublino. A Trieste prese carta e penna e iniziò a tirar fuori dalla sua testa Ulisse. Per quanto riguarda i luoghi di Joyce a Trieste, ve ne racconto due.
La statua di James Joyce in Piazza del Ponterosso

C’è una statua che ricorda la presenza di James Joyce a Trieste e si trova in Piazza del Ponterosso. Qui, al numero civico 3, James Joyce visse i suoi primi momenti triestini assieme alla compagna Nora. La donna, al tempo, era incinta e, non appena la padrona di casa se ne accorse, sfrattò la coppia perché non era amante dei pianti e delle urla. O almeno così riporta Joyce. C’è chi dice che vennero sfrattati perché non ancora sposati: al tempo, in effetti, era uno scandalo. Questo è il primo luogo da vedere a Trieste se amate James Joyce. Credo che non se ne abbia a male se vorrete mai scattarvi una foto con lui.
La pasticceria Pirona

La cito perché è un must ma non potrete godere di questa pasticceria triestina. È uno di quei pezzi d’Italia caduto, purtroppo, nel dimenticatoio delle istituzioni e costretto a chiudere per mancanza di ricambio generazionale. Giustemente, i proprietari si sono ritirati per raggiunti limiti di età. Trieste, proprio come Vienna, è famosa anche oggi per i suoi caffé e le pasticcerie e la Pasticceria Pirona era uno dei luoghi in cui James Joyce amava recarsi per mangiare un presnitz, un dolce di pastasfoglia ripieno di mille cose… a vederlo sembra una sorta di strudel e si produceva, solitamente, nel periodo di Pasqua. La pasticceria si trovava in Largo della Barriera Vecchia. Passate di lì e pensate a James Joyce.
James Joyce a Zurigo
Joyce visse nel centro di Zurigo per tutta la durata della Prima Guerra Mondiale. Ritornò poi intorno al 1939 e vi restò fino al 1941, anno in cui morì. Nell’intermezzo visse a Parigi. Se Trieste era il trai-d’union con l’Austria e la cultura austriaca, Zurigo era la connessione con il mondo germanico che, in quegli anni, era popolato da un altro grande della letteratura: Thomas Mann. Se siete in cerca di viaggi dalle suggestioni letterarie e culturali, Zurigo sarà il pane per i vostri denti. Credetemi. Anche per la città svizzera vi racconterò 2 dei luoghi da vedere a Zurigo se amate James Joyce.
La Joyce Stiftung
Nel centro storico di Zurigo, in Augustinergasse nr. 9, si trova la James Joyce Stiftung, la fondazione creata per supportare la memoria degli anni zurighesi di James Joyce. La fondazione può essere visitata dal lunedì al venerdì, solo su appuntamento, dalle 10 alle 17. La fondazione si fa, ovviamente, promotrice di molti eventi culturali legati a James Joyce ma non solo. C’è la possibilità di fare dei tour della Zurigo di James Joyce guidati da esperti di letteratura. All’interno della fondazione ci sono testi e manoscritti appartenuti direttamente a Joyce.
Il cimitero di Fluntern

Sarete mica andati in cerca della tomba di James Joyce in Irlanda, vero?! Lo scrittore irlandese è morto a Zurigo nel 1941 e lì è sepolto. Per vedere la sua tomba dovrete recarvi fuori dal centro di Zurigo, fino al cimitero di Fluntern. Vi si arriva utilizzando i mezzi pubblici. Presupponendo di partire dal centro di Zurigo (dalla fermata del tram Bellevue, vicino a Quaibrücke), dovete prendere il tram nr. 5 fino a Zürich Platte e poi il tram nr.6 fino a Zürich Zoo. Un biglietto di sola andata per il tram costa 4,40 CHF, ovvero circa 3,90€. Se passate di lì, portategli un fiore anche da parte mia.
James Joyce, per me
Questo sarebbe uno di quei paragrafi da scrivere proprio secondo il mio personale flusso di coscienza, senza punteggiatura, lasciando andare il pensiero e le mani come faceva James Joyce, quasi come se mani e mente fossero dei vasi comunicanti pronti a scambiarsi ogni genere di parola, emozione, sensazione e cosa da racconare. Ho sempre amato James Joyce perché, non appena giravo pagina, mi prendevo dei minuti per riflettere su quanto avevo letto. Quando uscì Ulisse, negli Anni ’20, Ezra Pound fu uno dei primi a leggere quell’opera (perché è molto più di un romanzo) e a definirla un qualcosa non per tutti. In effetti è proprio così. Ah, piccola parentesi su Ezra Pound: se ne potrebbero dire di ogni su di lui ma, in quanto a critica letteraria, non si discute. Tornando a Joyce, è stato proprio il grande James a stimolare la mia coscienza, a farmi ragionare oltre quello che ho sempre fatto. Ed è sempre così. Se adesso riprendessi in mano l’Ulisse per la nona volta, ci sarebbe un nuovo meccanismo da sbloccare nella mia mente. Può piacere o no ma la potenza di quell’opera è certa. E quel “… she would be wild, untrammelled, free” è impresso nel mio cervello come poche altre frasi al mondo.
Le foto, salvo diversamente indicato, sono © Giovy Malfiori – riproduzione vietata.
Che bello questo itinerario di viaggio di James Joyce. Sapevo che era morto a Zurigo e vissuto a Trieste, ma lo sai che non ho mai visto la statua? Ci sarò passata cento volte sul quel ponte ma non mi sono mai fermata… ecco questo è quello che capita quando si va in una città per lavoro! Ma come dice Joyce ” Non far domande e non sentirai menzogne”, sacrosanta verità!
Joyce è uno che aveva capito tutto dal mondo. Un uomo di saldi principi e capacità di scrittura incredibile.
Otto volte????? Hai tutta la mia stima per questo, è un libro complicatissimo! Mi è piaciuto molto leggere questo post, è stato come seguirlo in giro per la sua vita. Joyce è un autore particolare, spesso all’università lo si studia male, in modo dozzinale, con il “metodo standard” con cui viene affrontato lo studio di tutto il resto, ed è un peccato, perché si perde moltissimo di quest’uomo che era decisamente fuori dall’ordinario. ps: grazie per aver citato il blog <3
Sì, sono una folle. Lo so. (per le tante letture dell’Ulisse. Te lo confesso: la voglia di leggerlo di nuovo è potente oggi)
Fantastico e variopinto questo itinerario poetico e culturale che tocca tre splendide città!
Grazie mille!
Ammetto di non essere molto ferrata su Joyce, ma un giro a Dublino lo farei molto volentieri! Devo sono convincere mio marito, che non è per nulla attirato da questa città 🙁
Caspita, come mai non è attirato da Dublino? Joyce a parte, è una città molto bella.
Molto bello questo post. Adesso conosco un pezzo un più di Giovy e ho capito perché scrivi così bene e perché ti piace tanto scrivere. Se ami Joyce hai certamente quell’urgenza di scrivere e di comunicare che aveva lui. Quell’urgenza che lo portava a muoversi in Europa, indagando luoghi e persone, e scandagliando i moti dell’animo umano. Il tuo amore per i viaggi e la particolarità dei tuoi post lo dimostrano.
Grazie per questo commento Raffi.
Dalla prima parola fino all’ultimo con il fiato sospeso per non perdermi nemmeno un momento di questo itinerario di viaggio che, oltre a considerare tre città che amo alla follia (in particolare Dublino) mi ha fatto conoscere un autore che conosco veramente poco. Devo assolutamente rimediare !
Grazie Sabrina. Leggi Joyce: merita molto.
Ma io sono stata alla pasticceria Pirona durante la mia ultima visita a Trieste due anni fa… mi hai fatto venire voglia di riprendere in mano Joyce e riscoprirlo viaggiando. Ho un ricordo che risale alle superiori e alla lettura dell’incipit di Finnegans wake, un testo veramente incomprensibile.
Credo abbia chiuso un anno fa. Finnegan’s Wake è un qualcosa di speciale per me. Forse comprensibile solo a Joyce stesso.