Arriveranno i post con gli itinerari che ho seguito in questi giorni a Tenerife, arriveranno i racconti su dove fare il bagno, dove si trovano le crocchette migliori e dove il pesce sembra saltare dall’oceano direttamente al piatto. Arriverà tuto questo ma non ora. Ora è il momento di curare quella sensazione che mi stringe lo stomaco tutte le volte che scattano le ultime 24 ore qui sull’isola. Una sensazione difficile da descrivere in italiano. A me viene da dire “magone“, termine che si usa spesso in Veneto e che descrive quella stretta allo stomaco che, in qualche modo, occorre sfogare. Io un po’ ho pianto ieri. E un po’ piangerò oggi nel salire sull’aereo. L’unica terapia che conosco, al momento, è scrivere.
A ogni viaggio il suo perchè
Non lo sai mai quando inizia, lo sai quando finisce. Che cosa? Il perché sei partita, il perché di un viaggio. Ok, non tutti i viaggi hanno un significato profondo ma uno ce l’hanno sempre. Lo capisco, di solito, mentre sto chiudendo la valigia o lo zaino per andare in aeroporto. Sono lì che ripasso mentalmente la lista delle cose da riportare a case e tra una “t-shirt rosa” e un “pantaloncini neri” si infila dentro un “stavolta sei venuta qua per…“. Funziona sempre così, almento per me. Per quanto riguarda la corrispondenza d’amorosi sensi (per dirla alla Foscolo) tra me e Tenerife, posso dirvi che c’è stato il viaggio in cui ho riscoperto il valore di essere figlia, quello in cui ho capito che i 40 anni mi avrebbero fatto bene e quello che ha segnato un ultimo giorno d’estate a caso sul calendario. Ogni volta quest’isola mi dà qualcosa di diverso. Mi dà anche una canzone diversa. A gennaio, giusto per farvi un esempio, è stata la volta di Malibu delle Hole. Questo giro posso eleggere a canzone del viaggio Lullaby dei Cure, perché l’ho sentita in radio almeno una volta al giorno. Robert Smith la sa lunga “And I feel like I’m being eaten by a thousand million shivering furry holes And I know that in the morning I will wake up In the shivering cold“. Che canzone spettacolare, vero? Sono qui che scrivo e ascolto proprio Lullaby e mi dico “Tenerife, cosa hai voluto dirmi questa volta?”
Capelli di sale e sabbia eterna
Capelli di sale, pelle di sale, milioni di lentiggini e – dopo millenni – il segno del costume sul decolleté, come non mi succedeva da tempo. Sono riuscita ad abbronzarmi (senza scottarmi… se non un po’ il naso) e questa per me è la notizia del secolo. Sono riuscita a godermi il mare, mi sono dimenticata di avere una email, non ho mai pensato a come stessero i miei clienti. Mai. Avevo programmato tutto prima di andare e, come preventivato, ho preso il cervello e l’ho messo dentro un barattolo. Al suo posto c’è stato il rumore del vento e quello delle onde. In questo viaggio ho capito di essere capace di vivere dei momenti di perfetto e rigenerante nulla, momenti durante i quali l’unico suono che ho sentito è stato il soffiare del vento e l’infrangersi delle onde. È come se avessi lasciato spazio solo a loro, per poter far pace con tutto ciò che mi sono portata qui, assieme al mio bagaglio. Operazione Goldfinger compresa che, per dovere di cronaca, vi racconto come in dirittura d’arrivo. Almeno a livello di mobilità della mano e dolore.
Solo nel vento sei sempre felice
Così mi voglio ricordare. Così voglio essere nei miei ricordi di questa settimana in cui ho sentito mia quest’isola. Ecco cosa mi ha dato questo viaggio. Ecco il suo perché: per la prima volta da che vagabondo su questo pezzo di Canarie, io mi sono sentita a casa. Come se avessi i miei soliti posti, le mie routine, le mie strade da fare tutti i giorni, la spesa che mi attende alle 8.30 del mattino. Come se tutto fosse sempre così. Come se tutto potesse sempre essere così. Ho trovato il perché di questo viaggio. Ora tutto sta nel trovare la forza di andarsene. Per poi tornare di nuovo in cerca di un perché che ancora non conosco. Torno Tenerife, torno presto. Aspettami. Ci troviamo al solito posto, alla solita ora, perché adesso sei anche un po’ mia.
Solo nel vento sei sempre felice
E butta via i ricordi,
getta ogni cornice,
lascia spazio alle cose a venire
Fuori… c’è una notte intera
Puoi perderti!
Dai Giovy, big girls don’t cry!
Tutte le foto sono © Giovy Malfiori – riproduzione vietata
Anche a me capita spesso di avere il magone quando devo tornare a casa ma difficilmente è per il posto, è più perché finisce la libertà che ho in viaggio e devo tornare alla routine di tutti i giorni. Ma ti capisco bene… il magone sai anche quando ce l’ho? Quando sto per finire un libro, non vorrei mai che finisse e allungo il momento del distacco leggendo poche righe per volta. Forse perché, se il libro è bello, per me leggere è un po’ come viaggiare.
Anche a me capita con i libri!!
Che bello questo racconto, è un racconto di un viaggio diverso, ma comunque sempre di un viaggio si tratta. Forse, almeno così leggo, uno dei più bei viaggi che hai fatto, perchè è di quelli che ti rimangono ancorati nell’anima. E per fortuna che ogni tanto diventiamo “normali”, stacchiamo internete e ascoltiamo le onde del mare. Dovremmo farlo più spesso, il mondo nel frattempo non si è fermato e noi stiamo mille volte meglio!
Ormai Tenerife è molto più di un viaggio per me. Lì c’è un pezzo della mia famiglia e quindi è tutto sempre molto più intenso. Non vedo l’ora di tornare.
A parte che pensavo che ‘magone’ fosse in italiano! Comunque è la parola perfetta per le sensazioni che descrivi! Brava che sei riuscita a staccare; la prima settimana di vacanza quest’estate sembravo una drogata di lavoro, avevo delle scadenze che purtroppo non potevo gestire diversamente e il pomeriggio passavo almeno un paio d’ore al pc. Con la seconda vacanza sono stata più brava 😉
Secondo me “magone” è molto da nord Italia. Quella appena passata è stata la mia unica settimana di ferie da Gennaio. Mi è parso il paradiso.
La commozione ci sta tutta, soprattutto quando un luogo significa così tanto per te! Sono contenta che tu ti sia rigenerata e che la mano stia guarendo 🙂
A me viene sempre il magone quando vado in Giappone e arriva il momento di partire, e mi porto dietro questa nostalgia per mesi..però è bello sapere che prima o poi ci tornerò sempre!
Io ho di quei magoni immensi quando vengo via proprio da Tenerife e dalla Gran Bretagna.