
Sono definitivamente resiliente. Questo è il pensiero che sto facendo da un paio di giorni, così in mezzo al caldo di quasi metà agosto, così con la testa presa tra i lavori da fare (mi sono auto-assegnata un sacco di compiti per le vacanze), la voglia di dormire e di serate in cui il vento di costringe ad avvolgerti in un maglione. Come spesso accade, nel lungo corso della vita fatta di andate e ritorni, mi ritrovo a scrivere di me in un pomeriggio in cui vorrei l’acqua fresca del mare, dell’oceano o di un lago di montagna. Mi sento resiliente e dico grazie alla mia vita.
Gracias a la vida que me ha dado tanto

Vorrei essere una pagina bianca per lasciarmi scrivere dalla vita, da chi passa attraverso la mia vita. Vorrei essere io la penna che scrive ogni pagina bianca presente nel mondo e viaggiare per spargere sul globo terrestre tutte le parole che transitano sull’autostrada tra il mio cervello e il cuore. Giorni fa ho visto al telegiornale un servizio sul recente concerto con Joan Baez ha fatto in Italia e ho ripensato a una sera, di tanti anni fa, quando la ascoltai in concerto al porto di Genova. Gracias a la vida, scritta da Mercedes Sosa, ha avuto tantissimi interpreti. Joan Baez è forse la cantante che più ha dato significato a quelle parole. Io provo sempre una stretta al cuore quando arriva il verso che dice “Gracias a la vida que me ha dado tanto, Me dio el corazon que agita su marco, Cuando miro el fruto del cerebro humano…“. La versione più celebre di Joan Baez salta questo verso ma quella sera, dal vivo (e non lo dimenticherò mai), lo cantò. Quel verso mi ricorda quando io sia il prodotto esatto di emozione e cervello e quando ciò che scrivo sia esattamente questo. E quanto – perdonate l’uso estremo di congiunzioni – mi porti a essere resiliente, a filtrare col cervello le emozioni negative e distillarle in un qualcosa di costruttivo… no, costruente.
Dicevamo… Resilienza
Il vocabolario è uno dei pochi oracoli di questo mondo moderno. E la risposta a tutto, ricordiamolo, è sempre 42 (per chi non coglie il nesso: lasciate un commento che poi vi spiego tutto). Vorrei un dizionario, lo dicevo poco tempo fa, per capire un po’ tutto e forse anche me. Ultimamente sto ragionando molto su me stessa e i post contrassegnati come “Giovy’s Life” ne sono la logorroica testimonianza e, proprio venerdì scorso, tornando in treno verso Carpi ho ragionato di nuovo su di me dopo un bellissimo pomeriggio con una nuova grande e spettacolare amica. Ho capito di aver desiderato in molte porzioni della mia esistenza di essere ferro quando, in realtà, è meglio essere bambù. O forse alluminio. Però il bambù mi è più simpatico: flessibile, forte, elastico, naturale, verde, utile, semplicemente vita. Vita che fluttua, vita che impara, vita che resiste, vita che crea.
Vorrei essere una foresta di bambù

Primo: voglio questa maglietta. Ne voglio una per colore, in tutti i colori del mondo. Ci voglio riempire l’armadio e la voglio indossare tutti i giorni come in una sorta di promemoria totale e definitivo. Secondo: devo iniziare a rispondere alle domande che fanno su e giù, sempre in quell’austostrada tra cuore e cervello, e devo smetterla di cercare sempre di fare la cosa giusta, quello che il mondo vorrebbe. Dovrei iniziare a pensare a me, e me sola ma non riesco. C’è qualcosa di sbagliato in tutto questo? C’è qualcosa di sbagliato nel lasciar andare tutto ciò che si è sull’onda dell’istinto che si prova dentro? C’è qualcosa di sbagliato nell’amare il mondo e volerlo vivere? C’è qualcosa di sbagliato nel voler andare semplicemente avanti?
La Giovy Production ha presentato “i mille pensieri incasinati di una viaggiatrice quaratenne“. Domani si torna a parlare di mondo, quello esterno, quello da conoscere.
Io trovo che non ci sia nulla di sbagliato. Attraversiamo fasi della nostra vita che sono una diversa dall’altra. E durante questi passaggi i nostri pensieri mutano, la nostra percezione del mondo e di noi stessi muta. Essere riconoscenti per la vita che si ha è a mio avviso una grande qualità. Una di quelle di cui andare veramente fieri. Ultimamente sento sempre tantissima gente che si lamenta, di ogni cosa. Del caldo, del freddo, del lavoro, del fidanzato, dei figli. Non c’è una conversazione in cui non ci si lamenti di qualcosa. Non trovi che saremmo tutti più felici se ringraziassimo la vita ogni giorno, se apprezzassimo le piccole cose? Insomma se fossimo tutti un po’ più resilienti il mondo non sarebbe davvero un posto più felice?
Io ne sono fermamente convinta.
Trovo anche io quella t-shirt incantevole.
Senza rischiare di sembrare Pollyanna, sono grata per le piccole cose e credo fermamente nella resilienza.
Secondo me Pollyanna è sempre stata male intepretata. #TeamPollyanna.
Gracias a la Vida é la migliore cosa che si può dire, purtroppo ce lo ricordiamo troppo poco.. Vai Giovy! 😊
Grazie Raffaella. Gracias a la vida, siempre!
Un bellissimo articolo , interessante e profondo Giovy! Mi sono piaciute sia l’analisi sull’essere grati alla vita e l’esperienza del tuo concerto nella mia Genova, che lo spunto alla riflessione se a volte e’ meglio lasciare andare l’istinto.. come diciamo qui a Londra: food for the brain ! Grazie
Grazie mille per il tuo commento Giulia!
Bello te l’ho scritto anche sulla pagina Progetto blog, per una che è alla continua ricerca di se stessa, questo articolo è veramente uno stimolo!!!!
Grazie Anna!
Giovy, illuminami sul ‘42’, please!
Ciao Amina, 42 è la risposta che l’oracolo di Guida Integalattica per Austoppisti di Douglas Adams dà a tutte le domande che le vengono fatte. Leggi il libro: è divertente e fa molto riflettere.
Grazie!
🙂
le domane, un male e una benedizione allo stesso tempo. io me ne pongo sempre tante e spesso senza risposta, ma ho sempre agito nel momento in cui ho smesso di pormele.
sono grata alla vita per quello che ho, sono grata di essere il frutto di follia, ragionamento e contraddizioni.
Lamentarsi non e’ sempre negativo se poi ci si chiede perche’ ci si lamenta, puo’ essere l’inizio di un bel cammino.
illumina anche me sul 42 🙂
42 è la risposta che l’oracolo del libro “Guida intergalattica per autostoppisti” di Douglas Adams dà a tutte le domande. Altro libro da leggere Lucie!