Stasera sono un po’ stanca. Scrivo queste righe mentre leggo e rileggo la lista di cose da fare e la vedo in perpetua espansione, come l’universo. La leggo e, dentro di me, mi dico di sentirmi fortunata perché avere delle cose da fare, per me come per altri, significa lavoro. Puro lavoro. Un lavoro che amo e che sono riuscita a ritagliare (quasi) come volevo io in tanti anni di prova, riprova, molla e riprovaci ancora. Ho riletto, proprio ieri, un post che avevo scritto nel Maggio del 2017 e che parlava di disabitudine: raccontava quando, un determinato viaggio, mi avesse messo addosso delle sensazioni che pensavo di avere scordato o sotterrato sotto il peso degli anni che passano e sotto quel “devo essere adulta” che la mia età mi impone. Parlando di disabitudine, la mia testa di è riempita di frasi sull’abitudine.
Volpe o soggetto da evitare?

Sono due le cose che mi vengono in mente se ripeto a voce alta la parola abitudine. La prima è, senza ombra di dubbio, Il Piccolo Principe, libro che ho letto e riletto a ogni età. Ora che ci penso non l’ho ancora fatto quest’anno e chissà che non rimedi presto. L’abitudine nel libro viene raccontata come un qualcosa che genera un legame, con tutti gli annessi e connessi del caso. Sofferenza e attese comprese. La seconda cosa che mi viene in mente è una canzone dei Subsonica: ” abitudine fra noi è un soggetto da evitare, fra le frasi di gioia, di dolore e desideri non ci sia concessa mai“. Forse le cose dovrebbero essere proprio come le descrivono Samuel, Boosta & Soci. In ogni momento della nostra vita ci sarebbe da augurarsi di non concedersi mai l’abitudine di sentirsi, scriversi, descriversi, viversi, volersi o chissà quante altre cose. L’abitudine avvolge le cose con la stoffa magica della banalità. Dove banalità fa rima con normalità.
Le abitudini che amo
Una volta lessi che ci vogliono due settimane di un qualcosa di continuato per fare, di quell’azione, un’abitudine. Era una sorta di consiglio post-estate o suggerimento da inizio anno, cucito appositamente come una casacca su quei periodi in cui la collettività umana sente la spinta al cambiamento… ma poi non cambia mai. Io non so se bastino due settimane. A volte, me ne rendo conto, anche meno. Ci sono delle abitudini che amo, di quelle che rendono la vita più bella, anche se spesso non meno facile.
- Amo svegliarmi presto: iniziare la mattina con la musica che più mi ispira, una spremuta e le parole che si incanalano dentro le mie dita per uscire sulla tastiera e prendere vita.
- Amo l’abitudine di partire, di fare la valigia o lo zaino in 5 minuti.
- Amo l’abitudine che ho di ricordare tanto, per non dire tutto.
- Amo l’abitudine di farmi i cavolacci miei, curare i miei progetti come fossero il mio orto personale pronto a germogliare.
- Amo il tempo che riesco a concedermi: ogni tanto, senza esagerare.
- Amo essere abituata a sognare, farmi i miei film in testa per poi provare a raccontare tutto.
La abitudini che non amo

C’è sempre qualcosa che non si ama nella vita o nel mondo di cui facciamo parte. È umano, è sano, è normale. Tempo fa scrissi di come diffidare faccia bene ogni tanto. Io diffido anche di chi vive nell’eterna felicità. Magari la chiamerete invidia ma sono convinta – e lo sono profondamente – che non è sempre sia tutto bello e felice. William Blake diceva che se una cosa è vera, lo è perché esiste il suo contrario e lo stesso vale per la felicità. Sono giorni che penso a cosa ci possa essere che non va in me, per mille motivi che non vi racconterò oggi ma – chissà – forse un giorno. Ora sto pensando a quelle che sono le abitudini che mi fanno male, quelle che non amo.
- Non amo quando l’abitudine genera cecità, quella cecità cognitiva che mette uno schermo fra te e la vita come dovrebbe essere. Quella cecità che non permette a chi ti sta accanto, a volte, di vedere realmente come stati. E basterebbe solo chiederlo.
- Non amo l’abitudine quando fa si che qualcuno ti dia per scontato. Non bisogna mai darsi per scontati.
- Non amo l’abitudine che genera aspettative.
- Non amo l’abitudine che ci vieta di metterci in discussione.
- Non amo l’abitudine che fa dire “lo so che sei sempre qui”.
Perché ho messo un’orchidea nella copertina di questo post? Semplicemente perché è bella e l’abitudine che più odio è quella che ci incerotta gli occhi e non ci mostra più la bellezza delle cose. Anche le più semplici. È quel genere di abitudine che ovatta la quotidianità. Facendola sembrare una catena di montaggio. La vita, invece, dovrebbe sempre essere colma di quella sorpresa che ti prende mentre stai camminando in un bosco che non hai mai visto e ti si presenta davanti un’orchidea selvatica.
La foto dell’orchidea è © Giovy Malfiori – riproduzione vietata.
Penso che, qualche volta, anche l’abitudine porti a qualcosa di positivo. L’importante è non lasciare che ristagni e che faccia ristagnare le nostre vite 🙂
Esatto. Hai usato il verbo giusto: ristagnare.
L’abitudine che blocca è la peggiore, a mio avviso. Quella che ti fa sentire “al sicuro” ma infelice. È quella la prima da combattere! ✨
Concordo in pieno.
Grazie, Giovy, per queste parole straordinarie! Ne avevo davvero bisogno.
E io avevo bisogno di scriverle.
Ci sono abitudini che fanno bene al cuore e all’anima. Ho letto con attenzione questo post e lo rileggerò di nuovo mille e mille volte. Questa è un’abitudine buona. 😉
Ti ringrazio Raffi!
Oddio, io sono così abitudinaria…! Per esempio, ora sono in stazione nel solito bar dove prendo la solita porzione di patatine mentre aspetto il treno. Non prenderò mai niente di diverso dalle patatine e non proverò nessun altro baretto della stazione.
Volevo aggiungere una riflessione. Avere un’abitudine implica averla presa, quell’abitudine, per cui almeno all’inizio un elemento di novità c’è stato. Certo diverso il caso in cui abitudine = assuefazione
Forse per me “abitudine” significa proprio assuefazione.
Ciao Giovy come non condividere. Ti capisco anche se sono una pigrona e il vizio di dormire fino a tardi quando posso non l’ho perso neanche a 40 anni! Buon fine settimana
Grazie Silvia!
Le abitudini.. da quelle, come dici tu, da evitare perchè troppo opprimenti o bloccanti, a quelle che fanno tanto bene al cuore e all’anima. Che “soggetti” particolari!
Sono amiche e nemiche allos tesso tempo