
Oggi è uno di quei giorni dell’anno che vorrei che non esistessero. E non fossero mai esistiti. Anno dopo anno mi ripropongo di mettere qualcosa di meraviglioso nelle date che mi fanno male ma, alla fine di tutto, mi rendo conto che ci metto dentro sempre tanta quotidianità. La cosa bella che posso mettere dentro questo 8 giugno (e soprattutto domani, giorno in cui te ne sei andata) sono le mie parole. I tempi digitali sono pazzeschi perché non permettono di dimenticare e, ripetutamente, mi ritrovo davanti i post che scrivo – anno dopo anno – in questo periodo di inizio giugno da quel 2012 che mi ha dato, letteralmente e fisicamente, uno scossone immenso. Oltre al terremoto che, sulla mia anima, ha fatto la sua buona parte. Oggi è uno di quei giorni in cui vorrei solo starmene sul Cherle a guardare la mia valle, a pensare a me, a quello che voglio, a quello che non voglio e a te, mamma, che mi manchi da impazzire.
Si spacca il muro, non io

Lo so, lo so… adesso saresti la prima a dirmi con voce ferma e quasi perentoria che non mi devo lasciare sconvolgere dalla vita così e che dovrei essere io a decidere quale sia la mia vita, giorno dopo giorno. Mi hai insegnato a non darmi mai per scontata così come a non dare mai per scontato che il mondo vada sempre come vogliamo noi o come non vogliamo noi. Mi rendo conto che, anno dopo anno, in questi giorni di inizio giugno io perda un po’ la bussola e non mi ritrovi più. Ho capito che non è un caso che succeda proprio ora: non è un caso che io non mi capisca più. Tranquilla Mamma, succede solo per poco tempo. Poi torno quella che sono, quella che – assieme a papà – mi hai insegnato a essere: fiera e caparbia. Si spacca il muro, non la mia testa nel caso dovessimo incontrarci.
Dei piccoli semi sparsi

Ogni anno, ogni giorno a dire il vero, cerco di guardarmi dentro e ritrovarti. Mi rendo conto che, facendo nascere me, hai generato un essere senziente e indipendente che viaggia sulla sua strada. Mi rendo anche conto, però, che si sono tanti piccoli semi di te dentro di me, di te che mi hai sempre guardato in faccia e che mi hai sempre detto di fare quello che mi sentivo, ancora prima di quello che è giusto, e di non aver mai paura di andare controcorrente rispetto al mondo, alla vita di chi mi circondava, ai pensieri da paese e a tutti quei “la vita deve andare così, in fondo…” che sono tanto comuni quando ci si conforma al mondo che mi circonda. Nel 2013, quando ho deciso di diventare freelance e ho lasciato un lavoro a tempo indeterminato, tu non c’era già più ma io sono sicura che tu mi avresti dento un tuo “a go caro, te fe ben“.
Vita e giro di vite

Oggi mi ritrovo a 5 anni da quella decisione e a 6 da quando non ci sei più a pensare di dare un altro bel giro di vite a ciò che sono, a quello che vorrei ancora fare. Perché sai, mamma, anche se ho 40 anni ho ancora tanti sogni dentro di me e voglio mettermi lì a realizzarli come fossi una quindicenne che guarda le stelle che cadono nella notte di San Lorenzo. Voglio svegliarmi alla mattina pensando che ho ancora tutta la vita davanti perché voglio che sia così. Voglio prendere in mano un calendario e fare piani da qui all’eternità. Voglio mettere nero su bianco i miei progetti e dirmi che ho ancora innumerevoli possibilità. Che vuoi farci è la vita, è la vita la mia… direbbero i C.S.I.
Un giorno da gerbere rosa

Oggi è uno di quei giorni, ripeto, in cui vorrei spegnermi, concedermi l’oblio, dimenticare ogni impegno e pensare a me soltato. Invece mi alzerò malendendo, as usual, le zanzare che mi hanno massacrata di notte e che al mattino fanno colazione con me. Farò un bel respiro e affronterò la giornata, l’ennesima riunione, l’ennesima statistica da commentare, l’ennesimo “ma veramente io avevo indicato una strategia diversa” e ascolterò le canzoni che amo perchè mi fanno stare bene ancora prima di colazione per far loro creare una specie di pellicola tra me e il mondo. Telefonerò al papà per controllare che sia allegro e felice. Tenerife gli fa bene, sai? Avrebbe fatto bene anche a te. Quell’isola fa bene a tutti. Anche a me. Quanto manca al 20 Settembre?! Tornando a noi… Mamma, vado a mettermi la corazza (che oggi deve essere bella forte) e affronto il mondo cercando di non dare mai nulla per scontato. Nemmeno me stessa. Oggi non sono lì con te e, se lo fossi stata, ti avrei portato le gerbere rosa.
Ho pianto 😭 mi hai commossa profondamente. Non solo per la strana empatia che ho provato nel leggerti ma anche per quel senso di grande stima nei tuoi confronti per il tuo coraggio di appigliarti alla speranza e alla fiducia nei tuoi sogni. Seguili, non smettere mai, anche se ci sarà sempre questo momento di grande sconforto per la perdita. Una madre è insostituibile e niente colmerà quel vuoto ma la tua anima può vibrare di una luce nuova e speciale perché i sogni sono la sua linfa vitale. No, non rinunciarci mai.
Con grande affetto 💗 Sylvié
Grazie Sylvie, la tua stima mi fa bene.
Davvero toccante questo post. Tra l’altro leggerlo in questo momento della mia vita mi ha fatto venire un nodo alla gola. Ti stimo molto, continua così…
Grazie Marika!
Le tue parole sono molto toccanti e mi sono emozionata nel leggerle. Sii sempre coraggiosa come lo sei stata, sii sempre consapevole della tua energia e del fatto che la tua mamma vive dentro di te.
Grazie mille Valentina!
Le tue parole sanno emozionare e colpiscono nel profondo. Rimettersi in discussione non e’ da tutti, come non e’ da tutti affrontare la vita di tutti i giorni in maniera positiva. Una volta, tanti anni fa, un ragazzo mi ha scritto una dedica “La vita sara’ esattamente come tu vuoi che sia, e allora sarai felice. Altrimenti sara’ semplicemente come ti aspetti che sia. C’e’ un’abissale differenza.”
Grazie mille Laura!