
“Notte di lacrime e preghiere, la matematica non sarà mai il mio mestiere“. Ieri mattina ha preso il via la Maturità 2018 e, anno dopo anno, io attendo le tracce dei temi come fosse ancora il mio esame. Come fosse ancora il 1997. Le tracce del 2018, per me, sono state davvero un’ottima scelta e so sicuramente quale sarebbe stato il mio tema. Come lo sapevo quel giorno di ventuno anni fa. Commentando su Facebook dei post sulla Maturità, mi sono resa conto di quanto quel lontano giorno di inizio degli scritti per me sia stato idilliaco e speciale. Spesso mi ritrovo a pensare che rivivrei quell’esame ogni anni. Vorrei ripetere gli stessi gesti, fatta eccezione per lo svenimento tra le mie braccia della mia casa ed eterna compagna di banco. Superando questi pensieri come Gassman ne “Il Sorpasso“, mi ritrovo ora a ragionare su cosa mi abbiano dati questi 21 anni. E su quanto io non mi sia sbagliata sulle mie attitudini. Ero già convinta di tutto. Tranne una cosa: la matematica (o meglio la statistica) sarebbe diventata (anche) il mio mestiere. Solo che non lo sapevo.
Quante cose non sappiamo?

Il sugo è sul fuoco e la casa sa di pomodoro come se non ci fosse un domani. Stasera (ovvero ieri rispetto a quando leggerete) spaghetti pomodoro e basilico che, dopo una settimana di Alta Svevia, ci stanno sicuramente e non sanno di campanilismo ma di sopravvivenza alimentare. Dalle casse del mio pc esce la voce perfetta di Eddie Vedder, la mia grande certezza umana dai tempi del liceo. Certezze, appunto. Ne ho sempre avute tante, tutte rivolte a me stessa. A 7 anni ho scritto un tema in cui dicevo che avrei imparato 7 lingue. Ne so 5. Si accettano proposte sulle ultime due da imparare. Decisi di lavorare perché volevo essere indipendente così come decisi di tornare a studiare (senza smettere di lavorare) perché la mia testa chiedeva di più. Ci sono tante cose che sappiamo e tante che non sappiamo e il mio esame di Maturità mi ha insegnato proprio questo. Che banalità, direte. Ma la banalità spesso governa il mondo. Quel giorno, avrei giurato al mondo che avrei scelto il tema di letteratura, come tutti i temi fatti in quell’anno di quinta liceo. Una volta lette le tracce, mi sono messa a scrivere del rapporto tra cultura e politica quasi in inconscia previsione di tutti quei testi sui totalitarismi che avrei letto negli anni a venire. Quella traccia con un pensiero di Norberto Bobbio viaggia ancora dentro di me a distanza di tanto tempo. Forse è in quel momento che ho compreso (e poi avrei imparato per bene) a lasciare aperta la porta a quella casualità che casuale e improvvisata non è. È solo il corso della vita.
Protezione o volo?

Proprio come quando si prepara un viaggio: si dà spazio alla voglia di volare, sentirsi liberi, così come a quella di sentirsi protetti. Quando siamo in viaggio è il mondo a proteggerci se troviamo il giusto modo di comunicare con lui. Nel 1994 uscì Protection, album dei Massive Attack, con un singolo omonimo. Io avevo 16 anni e mi sembrava una cosa fighissima ascoltare la musica che arrivava da Bristol, non conscia del fatto che – anni dopo – avrei trovato fighissima Bristol stessa e sarebbe stato un primo principio di innamoramento britannico. Protection, la canzone, è un qualcosa di spettacolare anche dopo 24 anni dalla sua uscita. 24 Anni… ma scherziamo? Ci ho pensato solo ora. Ve ne sarete accorti, sto dando sfogo ai pensieri così come mi vengono e sto per dirvi che quella canzone, ancora oggi, è per me un racconto di verità assoluta se la paragono alla mia vita. Quando avevo 19 anni scelsi di volare, di portare in alto la mia vita e di farne qualcosa di grandioso. 21 anni dopo sono ancora di questa opinione, forse con un po’ di consapevolezza in più.
Mangia la tua vita come la cosa più buona del mondo
Mi sono chiesta (a che pro, direte voi… ma intanto io me lo sono chiesta) cosa avrei detto a qualcuno che ieri si è presentato agli scritti di Maturità. Fossi stata lo Steve Jobs della situazione avrei ripreso quel suo “stay hungy, stay foolish” a modo mio. Avrei sicuramente consigliato di rompere poco le scatole alla gente e di vivere la propria vita come se si fosse sempre intenti ad inseguire un lampone voltante. Proprio come quel giorno a Nizza, anni fa, quando vidi quel drago fluttuante inseguire i lamponi e, guardandolo, ci ho visto dentro la mia vita. Perché le cose che mordi a volte di regalano del dolce, a volte dell’acido che senti ai lati del palato. A volte sono così succosi da sporcarti tutto e a volte, quasi inavvertitamente, ingoi senza rendertene conto, rischiando di strozzarti. È uno di quei rischi da correre se si vuole vivere pienamente. A chiunque stia leggendo dico di sedersi due minuti con calma da qualche parte e di scriversi una piccola lettera che inizi così “caro me stesso del futuro“… e non importa se sia la persona che saremo tra un anno, due, dieci o tanti oltre. Raccontatevi quel “la matematica non sarà mai il mio mesterie” di turno. Rileggetevi dopo anni e sorridete di voi stessi. Mordete quel lampone che vola in cielo. Siate draghi. Sii un piccolo drago, Giovy.
“… le bombe delle sei non fanno male. È solo il giorno che muore…”
Dimenticavo… buona estate a tutti!
è stato emozionante leggere questo tuo post. spesso ci ripenso anche io al periodo degli esami, tra voglia di cambiare alcune cose e la consapevolezza di dover smettere di pensarci piu che altro…
Io ci tornerei a quei giorni. Anche solo per un po’.
Brava Giovy. Io ricordo solo che non avevo scelto il tema di letteratura, ma non ricordo assolutamente i titoli delle tracce. Però ricordo che all’ orale di Francese mi chiesero l’ unico poeta che non avevo studiato: Apollinaire.
Che anno era? Ho scoperto un sito che raccoglie tutte le tracce.
Veramente emozionante rivivere quei giorni dell’esame di maturità. Complimenti GIOVY scrivi benissimo.
Mia moglie ed io, amiamo viaggiare, con Te è come essere insieme sul posto, Bravissima un abbraccio.
Grazie mille per i tuoi complimenti Raimondo. Torna a trovarmi sul blog.
Molto bello il tuo articolo! Io ho fatto, nel 1999, il primo anno del nuovo esame in centesimi, ed ero tranquilla rilassata, stavo benissimo e mi ricordo quei giorni come una grande festa!
Grazie mille Letizia. Anche per me quei giorni ricordano dei bei momenti di festa.
Che emozione ho letto tutto il post e ammiro il tuo coraggio nel voler ritornare indietro a quel giorno!
La metafora del lampone mi piace moltissimo!
Ma L ansia ha me aveva logorato tutta la notte e sinceramente voglia di tornare indietro non c’è L ho affatto ! Saro’ L unica ? Chissà !
Il lampone è proprio il mondo: dolce e acido allo stesso tempo. Sono in molti a non voler tornare a quel giorno. Per me rappresenta un gran periodo. Forse è per quello che tornerei subito indietro.
Io ho fatto la Maturità nel 1996. Ricordo che quando ho visto le tracce dei temi mi sono illuminata d’immenso. Avevo riletto, l’estate prima,’I promessi sposi’ e uno dei temi chiedeva proprio di analizzare il primo capitolo del romanzo. Che felicità! La matematica, invece, non l’ho mai sopportata… e ho fatto il Liceo Scientifico!!! Che testa! Comunque, anche se l’esame è andato benissimo non tornerei indietro a quell’estate… mi viene l’ansia solo a pensarci!!
Allora tu sei “maturata” l’anno prima di me!
Infatti quante cose uno non pensa e poi fanno parte della propria vita ed alche il contrario. Cinque lingue. Caspita!