
Nei giorni scorsi ho fatto parecchi viaggi sul viale dei ricordi. Amo i ricordi, sono una di quelle persone capaci di conservare tutto, sia fisicamente che mentalmente. La mia testa ricorda spesso ogni singolo momento della mia vita e, ogni tanto, avrei proprio bisogno di trovare un po’ di oblio. Liberarsi da un ricordo può voler dire liberarsi da un dolore, per esempio. Nei giorni scorsi – come vi dicevo – ho avuto la possibilità di ritrovare alcune persone che, da che ho memoria, fanno parte della mia vita. Incontrare nuovamente dei vecchi amici può, per qualcuno, essere sintomo di totale nostalgia. Per me non è stato così.
Il regalo più grande

Il regalo più grande che si possa ricevere nella propria vita è la possibilità di rendersi conto quanto la propria vita proceda e di quanti elementi del tuo passato porti con sé. Elementi che, a loro volta, vanno avanti con la loro esistenza ma che mai ti dimenticano, mai si scordano chi sei, cos’eri e mai dubitano di cosa sarai. Ve l’ho detto: ho fatto un viaggio lungo il viale dei ricordi, iniziando col rimettere in ordine alcune mail, così… giusto per sistemare cartelle vecchie e ormai andate. O almeno così pensavo io. Ce n’erano tantissime del 2005 e alcune anche degli anni prima. Per capire se tenerle o no, le ho ordinate per mittente e mi sono resa conto che tutto ciò che c’era era indispensabile per me. Scorrevo i nomi con gli occhi e mi sono resa conto, probabilmente, solo in quel momento che chiunque sia ancora dentro la mia mail è, in qualche modo, dentro la mia vita. Per questo mi reputo una persona fortunata. Il regalo più grande è stato per me, almeno nell’ultimo anno e mezzo, il fatto di sapere quanta gente importante ci sia ancora nella mia vita. Gente con la quale non si telefona mai, ci si scrive il giusto e poi si va a bere una birra assieme come se non fosse mai passato un giorno dall’ultimo “ciao” detto guardandosi in faccia. Un caffè ogni 4 mesi è meglio di una frequentazione approssimativa. O piena di secondi fini. O quotidianamente vuota. Fate voi.
Diffida di…

Le chiacchiere fatte in versione live nei giorni scorsi, mettendomi seduta al fianco di chi divideva con me il banco del liceo o il posto in aereo in un viaggio dall’altra parte del mondo (Cuba, per la cronaca) nel 1999, mi hanno fatto capire di quanto mi abbia fatto bene mettere un pizzico di diffidenza nella mia vita. Ho tenuto spalancati i portoni per chi mi ha sempre fatto del bene. Fare del bene non significa trattare bene o non fare torti. L’umanità è complicata e fare del bene è un concetto che va ben oltre il comportamento. Le persone vere ti fanno bene. Dicevo… i portoni. La gente che mi ha fatto bene ha la porta aperta nel labirinto della mia anima. Gli altri no. Gli altri stanno fuori e questo è il più grande atto di crescita che riesco a percepire in me, osservando quella che sono e mettendomi a confronto con la me ventenne. Ho capito che quelle persone che sono nella mia vita da tanto, tantissimo tempo, si possono contare sulle dita di due mani. E in questo sono fortunatissima. Per tutti gli altri c’è una finestra aperta a wasistdas e un occhio vigile che tenta di scrutare il da farsi. Sicché ora diffido, senza sentirmi particolarmente in colpa, di chi cambia bandiera seguendo le mode, di chi rinuncia ad una passione per la fama, di chi è amico di tutti e nemico di nessuno, di chi fa troppo l’alternativo per poi rivelarsi un borghese piccolo piccolo. Di chi, coscientemente, cerca di farsi strada facendo male a tutti. Un po’ come dice Frankie-Hi-Nrg in Quelli che ben pensano, una canzone degli anni ’90 che – purtroppo ancora oggi – è perfettamente attuale.
Ama chi…

Ama chi ti fa ridere e anche chi non capisce le tue battute o non capisce che tu non stai capendo la sua ironia. Ama chi ti sprona e non chi ti prende per mano e ti trascina. Ama i no, ama i “non ora“, ama l’eterna incomprensione degli esseri umani e quel “perché io e te non ci siamo parlate per anni?” che, ogni tanto, nei rapporti veri ha lo stesso ruolo dell’uovo quando fai i biscotti. Ama le strette al cuore, i momenti di indecisione, quelli in cui ti senti perso. Ama le tue amiche che ritrovi dopo millenni e quel parlare a fiumi che mai fermeresti. Ama il fatto che, a 40 anni, i discorsi che si fanno non sono poi tanto diversi da quelli dei vent’anni. Ama quelle foto stupide che ti fai in stile selfie e ama quella felicità che senti quando, guardandole, la prima cosa a cui pensi è “cambia il vento ma noi noi…“. Ama le persone che ti dicono che sbagli, quelle che ti stanno contro, quelle che ti dicono “lasciati andare perché te lo meriti“. Quelli che ti dicono “stai facendo esattamente ciò che speravi di fare“. Ama quei pensieri che fai quando immagini il tuo mondo, la tua vita, in un altro verso, in un altro luogo, in un altro tempo. Ama il fatto che, se tu fossi in quell’altro dove, le tue mail sarebbero sempre le stesse. I tuoi contatti certi sarebbero gli stessi. Perché la vita è questo: quell’insieme di persone che, tenendo le dita incrociate ed essendo sempre te stessa, non perderai mai. Quelle persone che, prima o poi, la vita con i suoi immensi giri ti farà incontrare di nuovo… proprio quando tu non ci avresti mai pensato e sicuramente sperato. Quelle persone che abbracci dopo 10 anni o più e ti rendi conto che non hai mai smesso di stringerle, in qualche modo, dentro di te.
Sempre per sempre
È per quelle persone che, sorridendo, potresti scrivere su tutti i muri del mondo una frase che parla di amore. E per te l’amore ha mille forme. L’amicizia è uno di questi, l’affezione è uno di questi, un rapporto indefinito è amore a modo suo, la voglia di partire è amore, un sorriso è amore. La voglia di scrivere, per me, è amore puro. La felicità di sapere tutte queste persone nella mia vita è amore puro. Sono fortunata. Punto. Lo sono davvero.
Soundtrack del post: Sempre per Sempre di De Gregori, alternata a Quelli che ben pensano.
Belle tutte le osservazioni, e le condivido perché anch’io sono una molto diffidente che fatica a lasciar entrare, ma una volta oltrepassata la soglia è probabile che sia per sempre. Mi ha colpita soprattutto la frase sulla gente che è amica di tutti e nemica di nessuno. Ho sempre pensato che avere qualche nemico sia sano, in un certo modo, significa avere una personalità ed essere pronti a fronteggiare il conflitto, quando è il caso. E niente, è bello vederlo scritto anche da qualche altra parte che non nella mia testa 😀
Essere amici di tutti e nemici di nessuno è davvero un atteggiamento indicativo.
Umanamente non si può volere bene a tutti. E’ più vero, a volte, chi ti dice che non ti sopporta che chi ti sorride e poi ti pugnala alle spalle.
Giovy mi sono commossa…non scherzo! Ho le lacrime agli occhi <3
Complimenti a te e al tuo blog! Ma soprattutto complimenti alla sensibilità che manifesti scrivendo certe frasi.
"Sicché ora diffido, senza sentirmi particolarmente in colpa, di chi cambia bandiera seguendo le mode, di chi rinuncia ad una passione per la fama, di chi è amico di tutti e nemico di nessuno, di chi fa troppo l’alternativo per poi rivelarsi un borghese piccolo piccolo. Di chi, coscientemente, cerca di farsi strada facendo male a tutti."
Io sai…che ancora mi sento un po in colpa?
Grazie Laura. Non sentirti in colpa per quel pizzico di diffidenza che fa davvero tanto bene…
Questo è un tipo di viaggio che non tutti sanno affrontare. Mi sono emozionata ed a tratti commossa e ho iniziato a riflettere. Come te trattengo tutto, soprattutto le emozioni all’altezza dello stomaco. Grazie, bel viaggio fuori dagli schemi.
Grazie per il tuo commento e felice di averti fatto un po’ commuovere. Butta fuori le emozioni. Vedrai che ti farà bene.
Quanta profondità in questo post! Mi piace la diffidenza mitigata però dal sapersi dare nella totalità a quei (pochi) che sono riusciti a creare un rapporto duraturo con te.
La vera amicizia non si basa sul quanto ci si vede, ci si sente o ci si frequenta, ma su qualcosa di più profondo. Anche io come te ho persone che sono nella mia vita da sempre, nel vero senso del termine, con cui oramai sono talmente in sintonia che tutti i normali “orpelli” legati alla frequentazione non hanno senso, perché loro fanno parte di me ed io di loro.
Grazie Priscilla!