Nemo propheta in patria, si diceva tanto tempo fa. Nessuno è profeta a casa propria, figuriamoci viaggiatore o turista. Eppure a me è successo. Dopo tanto lavoro (e grazie a chi si è smazzato tanto), una settimana fa circa, la bellissima Valle dell’Agno, dove sono nata e cresciuta, ha accolto blogger e instagrammer. L’intento dell’attività, alla quale ho partecipato anch’io, è quello di raccontare l’Anello Ecoturistico delle Piccole Dolomiti, un percorso di 120 chilometri da percorrere lentamente per conoscere una splendida valle dell’Alto Vicentino che, troppo spesso, si crede seconda, terza, ultima rispetto ad altri territorio ma che dovrebbe sentirsi regina. Per lo meno è così nel mio cuore.
Andarsene, aprire gli occhi, tornare
Il nostro rapporto coi luoghi è come quello con le persone: a volte diamo tutto troppo per scontato, diamo un luogo per scontato. Siamo troppo abituati ad avere un certo panorama davanti agli occhi che non lasciamo più che entri dentro di noi. È come se fosse una sorta di panello in plexyglass stampato, senza anima né possibilità di toccarci ed essere toccato. Tra me è il territorio dell’Anello delle Piccole Dolomiti è andata così. L’ho raccontato spesso: me ne sono andata (anche) per capire quanto amassi la mia terra e per sentire dentro di me la voglia di raccontarla al mondo. Andarsene, a volte, è necessario. Si torna con l’anima pronta per essere seminata.
L’Anello Ecoturistico delle Piccole Dolomiti
Torniamo all’intento dello scorso week-end: far conoscere (o iniziare a far conoscere) l’Anello Ecoturistico delle Piccole Dolomiti. Partiamo dal territorio: le Piccole Dolomiti sono le montagne che si trovano alle spalle di comuni come Valdagno (casa mia) e Recoaro Terme. Ma non solo. Sono la scenografia naturale che ha visto crescere generazioni di appassionati di montagna e anche grandi alpinisti come Gino Soldà. Si chiamano “Piccole Dolomiti” per motivazione geologica. La Dolomia, infatti, si è insinuata (non sto a spiegarvi come) nel territorio dell’Alto Vicentino, dando vita a montagne pazzesche, adatte a tutti perché ce n’è per tutti i gusti. L’intento dell’Anello delle Piccole Dolomiti è di essere una vera e propria linea circolare che traccia un itinerario che racconta, pezzo per pezzo, la bellezza dell’Alto Vicentino. Cosa si può trovare lungo questo percorso? La risposta sarebbe infinita, per quel che mi riguarda… Ma cercherò di fare una sintesi.
Le contrade: i nostri microcosmi
La montagna, in primis nell’Alto Vicentino (ma non solo), si regolano sulla vita di alcuni microcosmi, messi sempre in totale comunione con natura e territorio. Ci sono le contrade di fondovalle, quelle in collina e quelle in media montagna. Lo scrivevo pochi giorni fa sul mio profilo Instagram: la contrada, per noi delle Piccole Dolomiti, è molto di più di un agglomerato di case dove vive gente che, spesso e volentieri, porta lo stesso cognome. La contrada è il mondo in cui nasci e cresci e dal quale spesso vuoi andar via per mille motivi. Salvo poi tornare col cuore pieno di felicità. La contrada è quel luogo dove chiunque sia esterno alla tua famiglia diventa zio o zia, acquisendo una sorta di status parentale sui generis. La contrada è quel luogo dove le case sono in sasso, le stalle hanno ancora le mucche e le fontane regalano acqua spettacolare. Il tutto a 5 tornanti dal centro di altre piccole città e paesi. Camminando, pedalando o esplorando in altro modo l’Anello delle Piccole Dolomiti incontrete tante di queste realtà.
Le bontà del territorio
Facile: ogni territorio ha le sue bontà. In tutto il mondo. Non solo in Italia. C’è tanto da assaggiare nel territorio dell’Anello Ecoturistico delle Piccole Dolomiti e ce n’è per tutti i gusti. Lo so che il paragone è ormai “fin troppo telefonato” ma non ne trovo di diversi. Quello che assaggio ogni volta che torno a casa scatena in me una sorta di effetto Madeleine di Proust tale da riempirmi la macchina di ogni genere alimentare e non. Come se in Emilia-Romagna ci fossero salumi, farina, vino e chissà quante altre cose. Esplorare il territorio delle Piccole Dolomiti equivale anche a incontrare cibi e vini sopraffini. Ci sono realtà illuminate dalle mie parti e avrò modo di parlarne. Ci sono pizzerie che regalano esperienze di gusto inimmaginabili (sì, avete letto bene: pizzerie. Fidatevi di me.), frutti dai nomi antichi che si prestano a mille usi in cucina. E molto, moltissimo altro.
Le erbe spontanee, base dei miei ricordi
Piccola parentesi sull’argomento gusto: per me è sempre stato normale mangiare le erbe dei campi. Non tutte ovviamente… Ma molte. La mia nonna Cecilia mi portava spesso in giro per boschi e campi a raccogliere ogni genere di prodotto della natura. Sciopeti, Maresina, Pissacan e fiori vari sono sempre stati cibi normali per la sottoscritta. Poi sono cresciuta e ho capito che non era proprio così per tutti. Girovagare per le mie zone natali può regalare a tutti l’esperienza di assaggiare la natura. Come successo mangiando la robiola che vedete qui sopra, cosparsa di erbe e fiori spontanei.
La geste tosta, la gente che ci crede
Avete presente le api? Sono belle, simpatiche, gran lavotrici e vanno avanti per la loro strada. La mia gente, la gente della mia valle è così: decisa e operosa. La Valle dell’Agno è uno di quei posti dove, per molti anni, la gente ha pensato “solo” (lo metto tra virgolette perché non si tratta di un’affermazione che vuole sminuire, anzi) al lavoro e non ha mai guardato al fatto che il territorio potesse offrire qualcosa dal punto di vista turistico. Nella mia Valle, però, c’è gente tosta che crede nel territorio, crede che le cose possano essere diverse, crede in un futuro che non sia solo fatto di ufficio-fabbrica-casa e chi più ne ha più ne metta. Gente così dà vita ad attività che sono esse stesse, in primis, uno splendido racconto del territorio. Credete a me: vale la pena di conoscere gente così. Ve le racconterò io.
Io mi fermo qui, ora. E mi lascio cullare da quel pizzico di nostalgia che non guasta mai.
Tutte le foto sono © Giovy Malfiori – riproduzione vietata
Se c’è una cosa che amo fare è conoscere e raccontare della città in cui vivo e limitrofi. Conoscere il luogo in cui si vive è bellissimo ed a volte sorprendente scopri cose che i turisti vengono cercando da lontano e tu non sapevi nemmeno esistessero 😂😂😂 Ad ogni modo bella l iniziativa organizzata e ciò che ne è uscito! 😉
A volte dimentichiamo la bellezza dei luoghi dove viviamo e dove siamo cresciuti, proprio perché ce li abbiamo tutti sotto il naso in ogni minuto.
Che bello, mi da la sensazione della pace proprio 🙂
Vorrei essere lì oggi.
Ma dai! Non le conoscevo mica le piccole Dolomiti. Pensa che la Dolomia non si è insinuata solo nel vicentino ma anche in Piemonte. In Val Maira nel cuneese c’è una montagna chiamata Rocca La Meja fatta di calcare e dolomia!
Davvero? Non sapevo dell’arrivo della Dolomia in Piemonte. Molto interessante. Le Piccole Dolomiti sono montagne bellissime. Io sono di parte ma il mio territorio è davvero un posto da conoscere.
Che bello questo post! É vero che a volte si trascurano i luoghi in cui siamo cresciuti per poi tornare e riscoprirli in seguito. Io, per esempio, conosco meglio le Marche che non il Piemonte…E non vedo l’ora di avere l’occasione x rimediare!
Grazie Alessandra. Scrivimi se hai bisogno di altre info e tieni d’occhio il blog perché arriveranno altri post sull’argomento.