
Arriva sempre quel giorno in cui ti senti in bocca il sapore della nostalgia, di quella nostalgia che ancora non ti ha avvolto l’anima ma è lì, posata sulle tue spalle come fosse un cappotto d’altri tempi, uno di quelli che non sai se tenere o rinchiudere in un armadio. La nostalgia ha un sapore, ha mille colori, mille forme e varie intensità. La nostalgia è beffarda e si prende gioco di me. Tantissimo di me. Oggi è arrivato quel giorno in cui mi sento una mezza deficiente perché faccio i capricci e batto i piedi perché non voglio che un aereo mi porti via da dove sono. Anche se andare via da qui significa tornare alla vita che coltivo. Non è la sensazione che si prova al ritorno da una vacanza, da un viaggio. È di più: è distacco impastato con un pizzico di domande, un po’ di zucchero, tanti sorrisi e quel tanto di incertezza che la vita ti mette sul piatto.
In balia di un’onda
Quando lascio Tenerife mi sento, anche per molto tempo, in balia di un’onda. O come fossi io stessa un’onda: piena di energia e intenta a schiantarsi a riva, per poi rinascere tornando indietro e riprendendo di nuovo energia e una nuova forma. La forma dell’acqua, direbbe Camilleri (oppure Guillermo del Toro, vedete voi che riferimento prendere). Tempo fa qualcuno che stimo molto scrisse un commento a una mia foto. Io scrissi “quando sei felice, facci caso“. Il suo commento fu “quando sei felice, facci casa“. E secondo voi non ci sto pensando? Miguel Otero Silva – poeta spagnolo che ha vissuto a lungo in Sud America – mise in parole un pensiero che mi ronza spesso in mente ultimamente e che descrive bene, in parte dei suoi versi, come potrei sentirmi ora: mi sento un pendolo che si muove inesorabile, oscillando tra vari punti, tutti importanti… tutti parte di me. Lui diceva “Mi corazón fue un péndulo entre ella y la calle…” e poi va avanti con quelle parole capaci di centrarti l’anima. Ciò che è evidente, almeno per me, è che certi posti sanno rivoltarmi l’esistenza. Qualsiasi cosa questo voglia dire. Ecco perché oggi mi sento come una di quelle persone che non vuole andarsene. Ma vorrebbe portare qui tanto della sua vita. È un po’ il mio paradosso del gatto di Schrödinger personale.
Respira, prepara la valigia e vai

Guardo i vestiti sul letto e mi sembra che mi stiano chiedendo di lasciarli qui. Guardo la mia faccia allo specchio e anche lei mi chiede lo stesso. Respiro, ri-respiro, respiro ancora cercando di rimandare indietro quella “botte che perde” che mi ritrovo negli occhi stamattina e quel magone che mi pesa sul cuore. Quel punto di domanda diventato marmo che sembra schiacciare eternamente il pulsante dell’incasinamento della mia vita. È come se sentissi che ora è arrivato il momento di fare altro di me. Di farne altro di me. Lo sapete, ogni tanto lascio qui sul blog dei pensieri incasinati. Li scrivo per farli uscire dalla mia testa e per dar loro un ordine che mi permetta di capirli di più. Capirmi di più. Se li tenessi dentro di me impazzirei, raggiungerei un livello di pazzia molto più alto di quello che ho normalmente. Respiro di nuovo, un respiro bello lungo. Guardo i vestiti sul letto e guardo la valigia. Ora li metto dentro. No, questo lo lascio qui. Lascio qui lo spazzolino, così torno. Lascio qui un sorriso, portandone uno di scorta con me. Lascio qui la mia maglietta preferita? No, di quella ho bisogno ovunque io sia. Mi fa bene all’anima. Respiro di nuovo. Quel cappotto di nostalgia è ora addosso a me, dentro me. Ancora un respiro. Vado in aeroporto. Salgo sull’aereo. E vado. Ma solo perché so di poter tornare.
Ciao Isola, ciao.
“…Era ancora troppo giovane per sapere che la memoria del cuore elimina i cattivi ricordi ed esalta quelli buoni , e che grazie a quell’artificio riusciamo a sopportare il passato. Ma quando rivide dalla ringhiera della nave il promontorio bianco del quartiere coloniale , gli avvoltoi immobili sui tetti , la biancheria dei poveri stesa ad asciugare sui balconi , solo allora capì fino a che punto era stato una vittima facile delle trappole caritatevoli della nostalgia…“.
Gabriel Garcia Marquez, L’amore ai tempi del colera
La foto dell’onda è mia, © Giovy Malfiori – riproduzione vietata
ti capisco benissimo! io avevo la stessa sensazione al ritorno da ogni viaggio, soprattutto nei caraibi. Dopo anni siamo riusciti a trasferirci e la sentiamo come casa. Ma la nostalgia resta latente. Qui siamo a casa ma manca la famiglia, quando siamo in italia siamo felici di stare con parenti e amici, ma ci manca questa terra..
Ritornare non è mai facile.
“quando sei felice, facci casa” fa molto più effetto del “caso”. Non ci avevo mai riflettuto ma è cosi sai?
Quei luoghi in cui ti senti bene con te stessa sono sempre un dilemma quando devi lasciarli ma delle volte penso che sono sempre li ad aspettarmi… almeno provo a rincuorarmi cosi 🙂
Vero che fa più effetto? E’ una frase perfetta.
Io provo nostalgia quando penso alle mie montagne… che possono essere sia le Prealpi biellesi dove un tempo abitavo… ma anche le Dolomiti dove torno ogni estate. A volte dico a mio marito: ‘Portami in montagna’… Ne ho un bisogno quasi fisico e quando le devo lasciare mi sento male
Ti capisco bene. Io provo sempre nostalgia per le mie montagne.
Ciao Giovy! Capisco benissimo quella sensazione di voler restare, non tornare, ma andare! È un grande caos! Ma si dice che la vita sia nata dal caos. Perciò, viva la vita e viva la malinconia!
Viva la vita, sempre!
Nostalgia di un posto no, ma le volte che sono stata in Africa mi dispiaceva sempre ripartire
Io nostalgia sempre, di moltissimi posti… che poi diventano sempre parte di me.
Che bel post Giovy… raccontare il cuore che si stringe in questa maniera non è mai facile… e tu l’hai fatto benissimo!
Grazie Paola!
Racconto molto toccante e tanto tanto vero. Si sente che eri avvolta sa questa coperta, la nostaligia. Ma è sempre lei che ti fa fare cose nuove, che ti porta in giro sapendo che prima o poi si ritorna, cambiati, ma si ritorna. Buon rientro giovi
Grazie Anna, il sole di questi giorni ha reso il rientro un po’ più soft.
Giovy che citazioni spettacolari!! Da Marquez a Silva, wow!!! Io ho paura di soffrire di questa nostalgia canaglia, la combatto guardando sempre avanti (la mia parola dell’anno è ORIZZONTE, per dire)… però ora che mi ci fai riflettere ho lasciato cose in più posti in cui vorrei tornare!
Io, invece, mi ci lascio sempre prendere dalla nostalgia.
La nostalgia è quel sentimento che ti fa desiderare di essere sempre altrove. A volte è bello assecondarla. A volte è meglio mandarla via.
Bella la tua definizione: “quel sentimento che ti fa desiderare di essere sempre altrove. Mi piace
Ho un po’ di timore a commentare questo tuo pensiero che nel suo insieme è un’opera d’arte. Sei riuscita a descrivere quella sensazione che ti ingarbuglia la mente e lo stomaco in un modo delicato e poetico. A piccole pennellate, ma dense.
Grazie Raffaella, divento rossa con questo tuo complimento. Molto apprezzato, davvero.
Bellissimo post, la nostalgia è una sensazione, un sentimento che conosco bene e in cui spesso mi piace cullarmi.
Grazie mille Giulia!
Non ho mai avuto problemi di nostalgia. Forse perché so che dopo un ritorno c’è sempre una nuova partenza 😉
Io guarisco dalla nostalgia proprio con le nuove partenze.
La nostalgia è un sentimento che provo molto spesso anche io. E mi capita quando vado nel mio paesino preferito dell’Alta Badia, in trentino-alto adige, trascorro lì bellissime e intense giornate di montagna, natura, animali, silenzio, e poi arriva il giorno del rientro a casa. Anche io, come te, guardo i vestiti sul letto e lascio che la tristezza e il magone prendano il sopravvento. Mi sembra di dover lasciare per sempre la mia casa, il luogo che più mi appartiene. L’unica cosa che mi dà la forza di chiudere la valigia e partire è un solo pensiero: se voglio, posso sempre tornare qui.
Probabilmente quello è uno dei tupi posti nel mondo.
MI ritrovo un sacco in queste tue parole, e nonostante le difficoltà, io dall’altra parte del mondo sto davvero provando a farci casa. E’ un sentimento dolce e amaro al tempo stesso, perché non ho qui la mia famiglia ma allo stesso modo so con assoluta certezza che senza questo Paese non potrei essere felice uguale.
Felice di non essere l’unica a sentire questa morsa nel cuore.
Negli ultimi giorni mi frulla in testa questa frase “ritornare per ritrovarsi”. Ci sono luoghi che ci appartengono e dove lasciamo una parte di noi. Per ritrovarci dobbiamo tornare in quei luoghi.
Sono completamente d’accordo.