
Giorni fa ho letto un post meraviglioso, uno di quelli che vorrei aver scritto io. Parlava di come l’attuale generazione di trentenni e/o quarantenni (di cui faccio orgogliosamente parte) sia, in un certo qual modo, rimasta “fregata” dalla precedente generazione, quella dei nostri genitori. Una delle cose su cui pone l’accento è il fatto che molti di noi non avranno mai una casa, una di quelle che sa di radici e di cose da tramandare. Per alcuni – tipo me – è una scelta e per tanti altri è – ahinoi – una conseguenza di come stanno andando le cose nel mondo. Sicché ho pensato a una cosa: non avrò mai una casa mia salvo che non vinca a chissà che lotteria. Ho, però, tante case nel mondo. Non di quelle fatte di mura e tetto ma di quelle fatte di posti da amare.
La mia casa

Questo post nasce a metà tra l’articolo che ho linkato nell’introduzione e l’ascolto assiduo di una canzone di Daniele Silvestri che si chiama “La mia casa“. La prima volta che l’ascoltai era di ritorno da un viaggio e mi sentivo più vulnerabile del solito. Non so se capiti solo a me, ma quando torno da un viaggio sembro un setaccio rotto: perdo il meglio di me in giro tra sedili di aerei e treni, cercando di tener fuori il brutto. Divento malinconica in un secondo. Quello a cui ho pensato – proprio come dice il post che ho linkato – è che io, in fondo, non ce l’avrò mai una casa. Una di quelle per cui vai dal notaio a fare il rogito e che magari lascerai a qualcuno. Mi ha sempre fatto paura l’idea di acquistare un immobile e lo farei solo se avessi il doppio dei soldi richiesti per la casa. Quello che, invece, avrò sempre saranno dei luoghi da chiamare casa. Quelli che, non appena li raggiungi, ti mettono la pace nel cuore e la gioia nell’anima.
Aberdaron, Galles

“La mia casa è a Lisbona a metà di una collina, dove l’aria è sempre buona, in una piccola stradina che si inerpica.” Inizia così la canzone di Silvestri e quella casa a metà di una collina, con l’aria buona e la stradina che sale per me è rappresentata da Aberdaron, il MIO posto in Galles. E dico mio con un certo orgoglio perché lo amo con tutto il cuore. Di Aberdaron ho amato il sole, il vento, il rumore del mare che si sente anche di notte. Ho amato la sua collina che è il mio spazio mentale dove rifugiarmi quando la vita non va dove dovrebbe. O quando il caos cerca di averla vinta su di me. “… e dopo i tetti, in lontananza, il mare aperto...”.
Berlino, Germania
“La mia casa è in un ostello di Berlino, chiaramente riadattato come tutto in questo splendido casino organizzato“. Alzi la mano chi non si è sentito parte di questo verso. Se hai più o meno la mia età e hai visto il muro cadere (e ti sei reso conto di cosa accadde quella notte del 1989) avrai contato i giorni che ti separavano dal primo viaggio a Berlino. Avrai iniziato ad immaginare quella città ancora prima di sapere che saresti partito. Berlino è un luogo che segna e insegna e per me resterà sempre una grande certezza.
Tenerife, Isole Canarie
“… Se poi verrà il momento in cui ci vuole il sole e un vento che ti chiama, casa mia sarà una cava a Favignana“. Ognuno di noi deve avere la propria isola nel mondo, quella fatta di tempo solo per te, di vento e sole in ogni momento. Per Silvestri quell’isola è Favignana (e come dargli torto). La mia è Tenerife. Lì ho un pezzo di famiglia e lì sento di stare a casa. E con casa intendo proprio quel luogo intimo che non è fatto di mura ma di persone, di sensazioni e di cose belle.
Liverpool, Inghilterra

“La mia casa è a Camden Town nella Londra dei canali, dei mercati sempre pieni, degli inglesi sempre strani“, continua la canzone. Io, in questa strofa, ci metto Liverpool e quei quartieri un ordinati eppure popolari vicino all’aeroporto, da osservare mentre il bus ti porta in centro. La mia casa è Livepool con le sue strade dense di vita e gente. E’ il Mersey che non perde mai l’occasione di incantarmi. E’ un piccolo pub come il Dispensary o un museo nascosto come il Western Approaches. La mia casa è Liverpool con quelle panchine che guardano a ovest dove mi fermerei in eterno per guardare i traghetti partire al tramonto.
Il Millstättersee, Austria
“Perchè ho amato mille volte e mille volte ho cominciato e ho lasciato mille pezzi del mio cuore…“. I mille pezzi del mio cuore sono lì, a Millstätt in Carinzia, dove un lago è specchio, mare, entità da amare e ascoltare. Quel luogo per me rappresenta una vera e propria “semina” di amore, sentimenti e belle cose. Un luogo che, passando nei paraggi, non posso non fermarmi a salutare. E, puntualmente, mi commuovo.
Valdagno, Italia
“La mia casa è tutta Roma perché è lì che sono nato…“. Alla fine della canzone io ci metto Valdagno, quel piccolo pezzo di Alto Vicentino che ho imparato ad amare in modo quasi viscerale solo da adulta e dove, ogni tanto, devo tornare per rivedere i profili delle montagne, per gustare il cibo che mi riporta alla mia infanzia, per salutare chiunque trovi per strada e mi dica “cosa feto qua?“, in perfetto dialetto. Forse, chi lo sa, è solo a Valdagno che potrei mettere radici un giorno o l’altro.
Ciò che è certo, almeno per me, è che ci sono tanti luoghi che possono ospitarci ma solo quelli più meritevoli – secondo i nostri più personali desideri – saranno per noi quella casa che saprà sempre tenerci stretti. Senza farci male, facendoci solo sentire tanto calore.
Tutte le foto, salvo diversamente indicato, sono © Giovy Malfiori – riproduzione vietata
Bellissimo post, la canzone non la conoscevo e vado subito a sentirla. La parte su Berlino (come puoi immaginare) mi ha fatto venire la pelle d’oca.
Bello bello!
Davvero non la conoscevi? Io la ascolto almeno due volte al giorno.
Felice di averti fatto venire la pelle d’oca.
Complimenti, bellissime parole, come sempre del resto. Casa, cosa è una casa? Hai perfettamente ragione, la casa non sono i muri o il tetto, ma è un posto che ti fa sentire bene, che ti da energia, ti ricarica e ti tranquillizza al tempo stesso. E’ dove c’è il tuo cuore, ovunque si faccia sentire. E se ti compri casa a Valdagno, dimmelo, siamo a pochi chilometri di distanza 🙂
Davvero vivi lì vicino? Buono a sapersi, si sa mai che prima o poi ci si possa vedere. Torno a Valdagno molto poco ormai ma ci torno sempre tanto volentieri.
Ho scritto un post simile a questo qualche tempo fa, invitando anche i blogger a seguire lo stesso flusso di pensiero con l’hashtag #abitofmeisthere. Credo che alla fine, che si abbia a meno una casa “a casa”, cioè dove abitiamo di solito, tutti noi viaggiatori abbiamo pezzi di casa sparsi nel mondo! Come dici tu, non case fatte di tetti e mattoni, ma di ricordi, emozioni e bei pensieri 🙂
Sai che non sapevo del tuo post. Corro a cercarlo perché sono proprio curiosa.
Giovy ma come fai???? mi hai fatto venire i brividi lungo la schiena e mi è venuta la pelle d’oca sulle braccia! bellissimo post!!!
Io pensavo di averla una casa, a Genova, la cittá dove sono nata e cresciuta, e dove ho vissuto per 28 anni. Poi mi sono trasferita in Olanda, e la mia casa é diventata Rotterdam. Li’ ho anche comprato materialemente la casa dei miei sogni.
Ma dopo neanche un anno abbiamo deciso di ri-trasferirci in Spagna, vendere la casa a Rotterdam, e venire a vivere a Barcellona. Da un anno e mezzo la mia casa é qui…in affitto!
Io che sono cresciuta per 28 anni in una casa di proprietá acquistata dai miei appena sposati, negli ultimi anni ho fatto piú traslochi che gite dalla parrucchiera 🙂
Ascolteró subito la canzone di Silvestri .Mi chiedo dove sia la mia casa e mi sa che come te non ne avró mai una fisica ma mi sentiró a casa ovunque nel mondo :-*
Grazie Alessia, per il tuo commento e per i complimenti. Tutto fa sempre così bene e mi sento di averne proprio bisogno.
Sono felice di leggere della tua vita un po’ vagabonda. Si vive bene con la casa nel cuore, vero?
Ma questo post è meraviglioso.. si rimane incollati a leggerlo ed emoziona un sacco!
Grazie per aver condiviso questi tuoi pensieri!
🙂
Grazie a te Federica! Felice di averti emozionata.
Non sai come mi ritrovo nelle tue parole, e spesso se ci penso mi viene un misto di rabbia e malinconia, la nostra generazione è proprio sfigata su questo tema.
Però il fatto che la nostra casa è il mondo alla fine mi consola molto!
Per me non è tanto una questione di sfiga. E’ più questione di cambio dei tempi e quindi di un necessario cambio di mentalità, non solo in noi ma anhce nel mondo che ci circonda. E per mondo intendo lavoro, banche e cose così. Loro sono fermi. Noi andiamo avanti.
Mi hai fatto scoprire una canzone stupenda! Ed é bello vedere che ti senti a casa in tanti posti del mondo. Io ho una casa. É nostra, L´ho progettata io, La stiamo pagando tutti i mesi, ci cresciamo i nostri figli. Ed é fantastico averla! Spero che un giorno tu possa provare anche quest´altro tipo di emozioni!
Niente bimbi per me e, chissà, magari una casa quando sarò vecchia e avrò ancora mille romanzi da scrivere.
Bellissimo post, e quello che dici è vero, infatti anch’io mi sento come te, quando penso che alla mia età di ora (35 anni) i miei genitori avevano già una casa di proprietà e due lavori “sicuri”. Buona giornata!
Viviamo altri tempi e siamo proprio figli di un’insicurezza di fondo.
Eh! La nostra generazione e le case. Io sogno una casa tutta mia, con un piccolo giardino e un angolino dove scrivere e creare. Per adesso è solo un sogno… poi chissà!
Io sogno un luogo mio ma non un casa. Sono strana, no?
Wow, quanto mi ci ritrovo! Nemmeno io ho una casa, nel senso classico del termine. Quando mi chiedono dell’appartamento romano se sia mio o meno e quando rispondo che – ehm… – sono in affitto, sento una fitta arrivare da lontano. Come te, però, c’è anche del piacere in questo “non avere”, perché quando non si hanno quattro mura da eleggere a proprio regno, si ha il mondo intero da scegliere. Tra i posti miei, ci sono La Spezia, Amsterdam, Berkeley, Istanbul… E insomma: adoro anche i tuoi, soprattutto il Galles
E’ un po’ la sensazione della nostra generazione, almeno in parte.
Bellissimo articolo e bellissima canzone, che non conoscevo. Arrivata a metà ho messo su la canzone e ho continuato a leggerlo sulle sue note. Casa è ovunque ci sentiamo sicuri e in pace con noi stessi.
Grazie mille Maria Rita
Che post stupendo, mi hai emozionato… non so se ascoltare ora la canzone e sfiorare la commozione o rimandare a dopo lavoro (sarà meglio!!).
Grazie Anna! E’ sempre bello emozionare la gente.
Per me mettere radici è piuttosto difficile, sia per via del mio carattere (libero e indipendente) sia perché ancora non ho trovato un luogo da chiamare casa. Un luogo, dove sai che ritorni e ti senti bene. Io mi sentivo (e mi sento) bene in qualunque luogo posso essere me stessa. Ho abitato 14 anni in una frazione, poi altri 14 in un’altra e alla fine sono andata a convivere. Ho già abitato in 3 luoghi diversi, 5 se considero anche il periodo universitario. Forse ora è arrivato il momento di mettere le radici, ma rimarrà il fatto che il luogo che ho scelto non potrà mai essere la mia casa perché una parte di me è in tutti i luoghi in cui ho vissuto o che mi hanno segnata/cambiata.
Che bello avere un tuo commento Ele. Io non sento ancora nel cuore il desiderio di radici e quasi invidio chi lo prova.
Un post molto emozionante! Per me casa è è la mia terra, la Sicilia, ma anche Parigi dove ho vissuto per 4 anni…e poi ogni luogo visitato si prende un pezzo di cuore
Mi sono sempre chiesta come si viva a Parigi, una di quelle città dove le case sono minuscole.
Mi ci ritrovo anche io. La mia vera casa rimane sempre il Veneto, che tra l’altro ho imparato ad amare solo allontanandomene. Ma la mia casa è ora questa strana cittadina in Germania dove mi trovo. La mia casa è anche la bellissima Amburgo, e un pezzetto di me considererà sempre casa quel vecchio appartamento all’ultimo piano a Valencia. Per quanto riguarda comprare una casa..beh, ho iniziato a pensarci da poco e sinceramente, non saprei come, ne dove 🙂
La nostra casa, quella di ognuno di noi, è in fondo dentro al nostro cuore.
Carissima giovy, ti comprendo e assolutamente ti supporto e ti quoto nei miei pensieri. Ho letto tutto anche il post che hai linkato. Tra l altro non so come mi sia sfuggito essendo che leggo spesso medium. Mi ha ricordato che avevo scritto ma mai pubblicato un post simile (ora andrò a ricercare) xke io, più di molti miei coetanei (che ho conosciuto nella mia vita) ho sempre sentito tanto questa rabbia che il post urla a squarcia gola. Una rabbia durata dalla fine dell Università fino a 4 anni fa, quando per fortuna, il vento iniziò e soffiare nella direzione giusta. Con ciò non vuol dire che sistemata o trovato una vita migliore io, mi sia dimenticata di tutto o degli altri, ecco xke nei miei post spesso e volentieri cerco sempre di ricordare che un cambiamento in ognuno di noi è importante per vincere la guerra citata. Perché la mia rabbia mi porta a pensare che qualcosa comunque si può vincere. Scusa se mi sono dilungata, volevo farti sentire la mia vicinanza!
Grazie Rocio,
La vicinanza si sente e fa molto bene.
Hai ragione Giovanna, casa è dove le nostre emozioni abitano per un pò e quando andiamo via lasciamo li un pezzetto di noi. Cosi quando ripensiamo a quei luoghi ci manca in fondo anche quello che eravamo quel tempo in cui li abbiamo abitati.
Grazie Carola!
Molto bella questa riflessione. Casa è dove sta il cuore alla fin fine. Io mi sento legata ad un solo ed unico posto, il paese dove sono nata, cresciuta e dove vivo tutt’ora. In questo senso ho davvero messo radici. Poi ci sono tanti altri posti che considero piccole dependance, perché magari ci vado spesso o perché ci vive qualcuno a me caro.
Bello anche il concetto di dependance!
Bellissimo questo post! E fa molto riflettere sai? Io.una casa ce lho… un posto sicuro che amo, il mio paesino dove sono nata e cresciuta. amo viaggiare ma anche tanto tornare a casetta mia…
Grazie mille Stefania.
Bellissimo post. Mi chiedo se è necessario questo legame per un luogo particolare o se, come dice Zucchero o meglio Marvin Gaye, “ovunque poso il mio cappello quella è casa mia”.
Altra splendida citazione musicale. Grazie.
Giovy, questo post mi ha fatto venire la pelle d’oca. A me viene in mente Jovanotti che canta “questa è la mia casa, la casa dov’è? La casa è dove posso stare in pace”. E sentirsi a casa nel mondo, sapere che ci sono dei luoghi dove fare ritorno per me è molto più importante di un pezzo di carta su 4 mura.
In effetti, anche quella canzone sarebbe stata perfetta.
Giovy che bello, mi sono emozionata… Io ho una casa ce l’ho, ma sono sicura che se non ce l’avessi non impazzirei per averla. Credo che quelle case del cuore di cui parli siano molto, molto più importanti di qualsiasi firma dal notaio. Ti abbraccio forte!
E’ bello emozionare le persone di cui si ha una grande stima. Ti abbraccio forte anch’io.
L’ho letto anche io quell’articolo… benché ne condivida molti punti non mi ritrovo nel tono un po’ spaccone.. sono molto belle invece le tue case nel mondo, e mi sento vicina a te nel momento in cui dici che provi malinconia al ritorno da un viaggio. Tuttavia ancora io non so dove mi sento a casa, forse dappertutto, con la mia famiglia, forse da nessuna parte. I still haven’t found Whats I’m looking for.
Secondo me, ogni tanto (e sottolineo ogni tanto) si fa bene ad alzare un po’ i toni. Ovviamente con le dovute maniere.
Hai scritto un articolo meraviglioso! Mi ci ritrovo in ogni singola parola, e mi hai regalato una profonda emozione. Casa, per la nostra generazione, è un concetto diverso e nuovo da quello dei nostri genitori e dei nostri nonni.. Dobbiamo costruircelo noi, basandoci proprio sul cuore e sui sentimenti!
Grazie Valentina.
Emozionare è qualcosa che mi fa bene.
Giovy che bello questo tuo ragionare ad alta voce. Io ho il problema inverso. Ho casa che, a volte, diventa una sorta di trappola. Anche se giro tanto, il compromesso di vita con mio marito è tornare ! Non fraintendere le mie parole. Condivido il tuo pensiero, casa è dove ci si sente bene, ma è anche vero che le radici poi presentano sempre il conto prima o poi ! almeno lo è stato per me … Quando sarai nella tua casa nel Galles ti vengo a trovare ! Ciao
Grazie Esther… e chissà che non riesca davvero a ospitarti in Galles, prima o poi.
Questo tuo testo che ho letto tutto d’un fiato più che un post è una poesia. Una poesia per lo stile delicato e per il significato profondo. Mi ci sono ritrovata sotto molti aspetti. Io che una casa anche ce l’avrei, ma l’affitto su Airbnb e vivo praticamente in un ufficio!
Grazie per le tue parole Raffaella. Se avessi un ufficio, anch’io vivrei lì, viste le ore di lavoro dell’ultimo periodo.
La mia casa è il mondo. Questo è quello che leggo tra queste righe e mi emoziona tantissimo. Anche io penso che non avrò mai una casa tutta mia, un cortile con una macchina e il mio luogo da tramandare. Ma penso anche che se non ce l’abbiamo è perché ci sentiremmo limitate ad un luogo, mentre l’animo del viaggiatore è libero e ama volare. A volte penso che le generazioni passate avevano più sicurezza economica, sì, ma non hanno avuto la possibilità di vedere il mondo, di aprire la loro mente a mille culture e modi di pensare. Questo a parer mio vale più di una casa, di una macchina e di un giardino. “Casa è dove sta il cuore”, e ne disseminiamo dei pezzi qua e là nel mondo.
Secondo me anche le generazioni passate hanno avuto la fortuna di vedere il mondo.
I miei genitori, per esempio, hanno viaggiato tantissimo pur avendo possibilità economiche ristrette.
Probabilmente era il mondo a essere diverso.
Ciao Giovy, mi ero completamente persa questo meraviglioso articolo.
Mi è piaciuto tantissimo, davvero!
Lo trovo molto attuale e molto evocativo.
Io una casa ce l’ho, o meglio… ce l’ha la banca, ma io ci vivo intanto che gliela pago. La mia casa, quella fisica, è arredata come ho sempre sognato di arredare il mio luogo personale, ma questo non basta. Ho bisogno di sentirmi a casa anche quando temporaneamente lascio la mia. Quindi, in ogni viaggio, cerco qualcosa che io possa sentire confortevole, rassicurante, accogliente.
Ho tante case anche io, sai? E queste, quelle di cui racconta Silvestri e di cui scrivi tu, non saranno mai di un istituto di credito.
Un abbraccio,
Elena
Grazie per questo commento, Elena! Quelle case, è vero, non saranno mai di nessun altro.