
Febbraio mi è sempre piaciuto per il suo essere molteplice: amo certe mattine – come quella di ieri – in cui la temperatura è buona e gli uccellini già cantano. Nella stessa giornata – e con questo faccio riferimento proprio a ieri – capita di ripiombare nell’inverno più totale, quello con il profumo di legna nell’aria. Ci ripiombi a piè pari solo perché esci a portar fuori la spazzatura e, improvvisamente, sembri tornare a Dicembre in men che non si dica. Mi piacerebbe poter viaggiare così nel tempo (oltre che nello spazio). Mi piacerebbe poter fermare tutto e concedermi il mio diritto all’oblio. Il sacrosanto diritto all’oblio di cui dovremmo poter usufruire.
Tra case e isole

Questo post è figlio di quelli, sempre di stampo personale, delle settimane scorse: sono l’espressione tangibile di come io mi stia sentendo in questo periodo, sempre in balia di qualcosa, sempre a cercare di far quadrare tutto tra tempi, metodi, cose da fare. Sempre pronta a dirmi “Giovy fai la brava, mettiti lì da parte che poi ti torni a prendere“. La domanda che mi faccio stasera è – in modo anche piuttosto deciso – “quando“. Quando mi verrò a prendermi? Quando mi concederò quell’oblio che tanto bramo in questi giorni? Tra case che non ho e che non avrò mai e luoghi tutti per me che esistono solo nei miei sogni, io sono lì che fluttuo come un essere che sembra avere il totale controllo ma che, in realtà, non ce l’ha. Non ce l’ho il controllo, non ce l’ho e – per dirla tutta – l’oblio è anche dimenticarsi del controllo.
La costante

Ho scelto come copertina di questo post la foto di una casa in legno “conquistata” dall’edera. L’edera è per me la personificazione naturale del diritto all’oblio: conquista le pareti, le ricopre e le rende un qualcosa di speciale. E’ come se il mondo indossasse una maschera, senza l’accezione negativa tipica di questa immagine, e si lasciasse andare a tutto ciò da cui vuole farsi travolgere, senza pensare di salvare apparenze o chissà che altro. Il diritto all’oblio è il diritto di ogni essere umano – per me inalienabile – di tagliarsi fuori dal mondo per sua scelta e volontà. E’ il diritto a mettersi in disparte per godersi gioie, dolori, pianti, sorrisi, sogni e delusioni senza dare la minima spiegazione al mondo. E’ il diritto di dimenticarsi appuntamenti e riunioni senza il minimo senso di colpa. E’ l’umana occasione di essere fallaci, persi, sbadati, svogliati e – concedetemelo – felicemente presi dalla voglia di non fare nulla senza che nessuno si permetta di notarci, vederci, rimproverarci per riportarci al nostro posto. E’ il diritto al “fermate il mondo, voglio scendere” e di scendere realmente.
Le variabili

Il diritto all’oblio ha variabili in ogni frangente della nostra vita. La prima variante che mi viene in mente è il diritto a dimenticare: dimenticare una persona, un dolore, un ricordo di 25 anni fa oppure ancora la sensazione che ci ha regalato chi non c’è più. E’ il diritto ad avvolgersi in una sciarpa di lana rosa senza piangere perché quella sciarpa è più di un ricordo. E’ la vita stessa. Poi c’è la variabile dell’essere dimenticati: è una cosa che alleggerisce il cuore… l’essere dimenticati. Genera la possibilità di tornare a girare nel mondo senza la possibilità di generare odio, astio, rancore o furore in altri. Proprio come in “Eternal sunshine of a spotless mind“, quella meraviglia di film al quale è stato dato il titolo italiano più insulso della storia. Ogni tanto mi ci vedo nella locandina di quel film, o in una di esse: ci sono io, con un bel letto d’ottone in riva al mare. Ogni tanto porto quel letto su una qualche scogliera che amo e mi metto lì a lasciare che ogni ansia, paura o pensiero negativo se ne vada. C’è poi la variabile assertiva, quella che ti fa rispondere per le rime quando ti chiedono lavori impossibili o cose per le quali fai salti mortali, anche se non dovresti farli se non per le cose che alimentano il tuo cuore. Il diritto all’oblio vanta anche la variante di poter scrivere tutto e poter scordare tutto nel momento in cui è diventato parola. Così, per magia.
Il diritto di dimenticare e l’onore di essere dimenticati. Sarebbe tutto più semplice. No?
[La colonna sonora di questo post è Mad World, nella versione di Gary Jules]
Bellissima riflessione, mi ha emozionato e toccato molto, parlando alla mia interiorità oltre che alla mente. Per questo prezioso dono ti ringrazio!
Grazie Alessia. E’ sempre un onore toccare l’animo di chi mi legge.
Come sempre mi emozioni!
Grazie Priscilla 🙂
Complimenti per la maestria con cui ti destreggia nell’uso della parola. Una dote rara e perduta dai più, purtroppo. Bellissime le immagini che ci lasci, soprattutto quella dello scendere finalmente dal mondo. Un coraggio, questo, che ancora devo trovare. Grazie e a presto
Grazie davvero per i complimenti sul mio modo di scrivere. Mi riempiono d’orgoglio.
bel post e spunto di riflessione. Credo che dipenda solo da noi quello che vogliamo fare, sono i Doveri che ci trattengono, tutto sta a capire se ne vale davvero la pena, in un senso o nell’altro.
gloria
Sicuramente il “gioco” è proprio quello: capire se ne valga la pena e dare la giusta priorità a tutto.
Che poesia… Io amo l’oblio. Anzi, mi metto volontariamente nelle situazioni che lo incoraggiano. Qualche volta mi nascondo in casa, dietro a una tastiera, a un libro, a un film che amo. Sotto sotto, però, mi vengono i sensi di colpa. Mi bastono, perché penso che dovrei uscire allo scoperto, espormi. Ma solo persone come te (e me) possono capire quanto sia bello e confortante, ogni tanto, dimenticare ed essere dimenticati. Probabilmente è una difesa. Ma che importa? Ciò che conta è il movimento, che porta da fuori a dentro e viceversa
L’Oblio è una cosa che sto desiderando da settimane… ne ho proprio bisogno.