In Italia ci sono certi gioielli nascosti che, troppo spesso, dimentichiamo nella scatola delle cose belle che abbiamo visto da piccoli o in gita scolastica. Qualche settimana fa ho trascorso una giornata dalle parti di Porto Garibaldi, per respirare un po’ di aria buona mentre ero in preda al raffreddore. Dopo essermi goduta un po’ di mare d’inverno, ho pensato bene di proporre a Gian di visitare l’Abbazia di Pomposa, capolavoro medievale che si trova alla fine dei Lidi Ferraresi, poco prima del Parco del Bosco della Mesola. L’Abbazia di Pomposa è sicuramente un’ottima tappa di un breve viaggio alla scoperta delle bellezze del Delta del Po.
Come arrivare all’Abbazia di Pomposa
Come vi dicevo nel paragrafo precendete, l’Abbazia di Pomposa si trova alla fine del territorio dei Lidi Ferraresi. Non confondete Pomposa (luogo dell’abbazia) con il Lido di Pomposa, che si trova qualche chilometro più sud. L’abbazia sorge lungo il tracciato della statale 309, ovvero la Romea. La Romea è una strada fondamentale (anche ora) per la viabilità sulla penisola italiana: tracciata nel primo Medioevo, univa Venezia e Ravenna… ovvero le due città più bizantine della nostra penisola. Per raggiungere l’Abbazia di Pomposa occorre proprio trovare la Romea. Da Carpi (Mo) noi abbiamo raggiunto Porto Garibaldi per poi proseguire verso nord. L’Abbazia di Pomposa è provvista di parcheggi ampi e gratuiti, molto frequentati durante la bella stagione.
La storia dell’Abbazia di Pomposa
La storia dell’Abbazia di Pomposa si perde nei tempi del primo Medioevo. Si dice che, nel IX Secolo, i monaci seguaci di San Colombano (quello di Bobbio, per intenderci), fondarono qui un monastero per accogliere i pellegrini di passaggio tra Venezia e Ravenna. Ci sono testimonianze del 1026 che parlano di un certo Abate Guido e che raccontano l’importanza che la Basilica acquisì fin dai primi anni della sua costruzione. In questa abbazia, per esempio, soggiornò anche Guido d’Arezzo. Si tratta del monaco che inventò il sistema musicale delle sette note, lo stesso che usiamo ora per scrivere la musica. La struttura dell’Abbazia di Pomposa che possiamo ammirare ora risale a costruzioni e rimaneggiamenti che vanno dal IX al XII Secolo dopo Cristo. Il suo campanile è sicuramente il più alto della zona e spicca per la sua eleganza: le finestre aumentano di numero man mano che si sale verso l’alto. Questo è uno dei tratti architettonici distintivi dell’edificio. L’Abbazia di Pomposa è uno degli edifici abbadiali più vecchi (e meglio conservati) che esistono nel nostro paese. Un altro molto interessante è quello di Fiastra, da vedere se vi trovate in viaggio nelle Marche.
Cosa vedere nell’Abbazia di Pomposa
Visitare l’Abbazia di Pomposa costa 5€ nei giorni feriali e 3€ la domenica. I ragazzi fino a 17 anni entrano gratis. Il biglietto d’ingresso vi darà accesso a tutta la struttura dell’abbazia, complesso composto da:
- Palazzo della Ragione: qui troverete bagni e biglietteria.
- Chiostro: resta poco del chiostro medievale ma ciò che rimane non mancherà di stupirvi
- Refettorio: il primo gioiello che incontrerete lungo il percorso di visita
- Museo Pomposiano: un viaggio nella storia dell’Isola Pomposiana, il territorio su cui si trova l’Abbazia
- Sala del Capitolo: un luogo immancabile in qualsiasi complesso monastico
- Chiesa: è proprio il caso di dire dulcis in fundo.
Menzione a parte per il campanile, che non sempre è aperto.
Come vedete dall’elenco qui sopra, c’è molto da vedere a Pomposa. L’abbazia è aperta tutti i giorni dalle 8.30 alle 19.00. La visita vi prenderà almeno 2 ore buone. Durante i mesi invernali (proprio come durante la mia visita) la luce migliore per fotografare l’abbazia arriva intorno alle 15.30. Sempre per i viaggiatori invernali, vestitevi bene e soprattutto a strati. Certi ambienti sono riscaldati mentre altri no.
Palazzo della Ragione
Il Palazzo della Ragione è una struttura più civile e polita che religiosa. Come dicevo, qui troverete la biglietteria e alcuni luoghi utili come bagno o uno spazio con le macchinette per reperire bibite e caffè. Il Palazzo della Ragione è una costruzione che si trova di frequente in tutto il Veneto (è vero, qui siamo in Emilia, ma il Veneto è molto più vicino di qualsiasi altro territorio. Sicuramente lo è a livello di influenza). Si tratta di edifici designati ad ospitare governi, consigli e attività politica. All’Abbazia di Pomposa è stato attribuito, nell’arco dei secoli del suo massimo splendore, anche un discreto potere temporale. Il Palazzo della Ragione era la casa dell’Abate e anche punto d’incontro tra la vita sacra e quella terrena. Da questo Palazzo procedete sul sentiero segnato fino a raggiungere il chiostro.
Il Chiostro
Ciò che resta del chiostro dell’Abbazia di Pomposa è il suo perimetro e 4 delle sue colonne principali, ovvero quelle che segnavano gli angoli. Solitamente, nella tipica architettura medievale, queste 4 colonne venivano messe in esatta corrispondenza con i punti cardinali ed erano diverse rispetto alle altre colonne del chiostro. I chiostri delle abbazie sono sempre costruiti con un periodo esterno e uno interno, al centro del quale c’è spesso un pozzo simbolo di “fonte di vita” o degli alberi, sempre simboli della vita che cresce, prospera e che punta verso il cielo. Malgrado manchi di molte parti, ho trovato il chiostro dell’Abbazia di Pomposa davvero intenso. Sul chiostro si aprono le porte del Refettorio e del Museo Pomposiamo. Entrate nel Refettorio
Il Refettorio
La sala del Refettorio dell’Abbazia di Pomposa è capace di scatenare un certo wow effect in chi la visita. Davanti a voi si aprirà una porta scorrevole automatica e, entrando, non potrete che restare a bocca aperta. La sala che possiamo ammirare ora risale al XI Secolo e a una successiva ristrutturazione dei primi anni del 1300. Ciò che stupisce è l’affresco che si trova su una delle pareti, raffigurante l’Ultima Cena, un Cristo in trono e una scena di vita dell’Abbazia. Il pittore che ha realizzato il tutto è ignoto ma gli studiosi pensano si tratti di qualcuno di scuola riminese. Nella sala si trovano anche i frammenti altri affreschi. In alcuni di questi è possibile riconoscere delle tipiche immagini riferite alla vita nel monastero: sono rappresentati, per esempio, alcuni libri. Nell’Abbazia di Pomposa risiedeva un buon numero di monaci amanuensi. Usciti dal refettorio, continuate verso destra e troverete l’ingresso del Museo.
Il Museo Pomposiano
Il Museo Pomposiano è stato, per me, una bella sorpresa. Racconta molto del passato del luogo, anche dei tempi antecedenti la fondazione dell’abbazia stessa. Su queste terre vissero, in primis, popolazioni romane e, successivamente, arrivarono i Longobardi. Facile pensare a quanto sia stato costruito nell’arco di tanti secoli. Facile, inoltre, capire come i manufatti di una certa epoca vennero utilizzati per qualcosa di diverso in un’epoca successiva. Al Museo Pomposiano si trovano quindi antiche colonne trasformate in acquasantiere o cippi romani utilizzati nei lati senza iscrizioni. Il Museo Pomposiano si sviluppa in una sola sala che richiede un po’ di tempo per essere gustata. Non abbiate fretta… e poi proseguite tornando al piano terra e uscendo di nuovo nel chiostro.
La Sala del Capitolo
Altro esempio di sala che lascia a bocca aperta, sempre “per colpa” degli affreschi medievali che si possono ammirare. La sala è un po’ buia quindi cercate di arrivare mentre fuori c’è più luce: sarà più facile osservare il tutto. Non c’è monastero che si rispetti senza la sala del capitolo o sala capitolare. Si tratta di uno spazio in cui i monaci sedevano per ascoltare la lettura dei testi sacri. Assieme al Refettorio, costituisce la parte “sociale” del monastero. Il monastero, come dice il suo nome, è un luogo dove la persona sta da sola: il silenzio era imposto durante le ore di lavoro e i monaci, a differenza dei frati (che vivono in convento), non fanno vita sociale. La Crocifissione ritratta nella Sala del Capitolo dell’Abbazia di Pomposa risale al XIV Secolo. Una volta ammirata questa sala, proseguite e entrate in chiesa.
La Chiesa dell’Abbazia di Pomposa
Se Refettorio e Sala Capitale mi hanno lasciata a bocca aperta, ciò che ho visto in chiesa mi ha letteralmente portata via. La Chiesa dell’Abbazia di Pomposa che possiamo ammirare ora ci mostra ancora alcune parti del nucleo originario risalente al IX Secolo. L’interno è interamente affrescato con 3 diversi cicli di dipinti: il primo in alto raffigura le storie dell’Antico Testamento. Il ciclo di mezzo riguarda le storie del Vangelo e l’ultimo, ovvero quello più vicino ad archi e colonne, racconta l’Apocalisse di Giovanni. Si tratta davvero di un’opera immensa e, non appena l’ho vista, in me è sorta una domanda: perché non sapevo di quello splendore? Ok, avevo visitato Pomposa da bimba e probabilmente non ci avevo fatto casa ma davvero poco, in questa nostra epoca digitale, mi aveva raccontato lo splendore davanti al quale mi sarei trovata. L’Abbazia di Pomposa, in questo senso, è davvero un unicum artistico di immenso valore. Prendetevi del tempo per ammirare l’interno della chiesa. All’ingresso, dove avete preso il biglietto, è disponibile un depliant gratuito con la spiegazione dei dipinti. Portatelo con voi. Tenete presente che la Chiesa è in funzione anche ora. Vengono celebrate messe e funzioni, solitamente, alle 11 di ogni giorno. In quell’orario la chiesa non è visitabile.
Il Campanile
Il campanile dell’Abbazia di Pomposa risale all’anno 1000 (e quindi ha mille anni… mica bruscolini!) ed è stato costruito da un certo Magister Deudedit (ovvero Maestro Diodato) di cui si sa davvero poco. Spicca per i suoi 48 metri d’altezza e si dice sia stato voluto così alto per essere avvistato fin da distante. L’abbazia segnava un punto fermo sulla strada da Venezia a Ravenna e la vista del campanile da lontano poteva essere d’aiuto a viandanti e pellegrini. La sua caratteristica più peculiare, soprattutto visto il suo periodo di costruzione, è la leggerezza strutturale (l’apertura delle finestre che vi raccontavo a inizio post) e il suo slancio verso l’alto. Ci sono dei giorni in cui è possibile salire sul campanile: non ho scoperto quali siano questi giorni ma aggiornerò il post nel caso lo scoprissi. Oso solo immaginare il panorama del quale si può godere da lassù.
La visita recente all’Abbazia di Pomposa mi ha insegnato una cosa: ritornare in luoghi dove siamo già stati in un altro momento della nostra vita non fa solo bene… è necessario. La seconda cosa che ho imparato è che – me lo ripeto di nuovo mille volte – non dobbiamo dimenticare quei piccoli o grandi gioielli che non vengono portati in palmo di mano e promossi come dovrebbero. Ecco perché ho voluto raccontarvi di quel pomeriggio invernale in compagnia del’Abbazia di Pomposa, un vero libro di arte e storia in pietra.
Tutte le foto sono © Giovy Malfiori – riproduzione vietata
Ci sono stata da piccola. Ora mi è venuta una gran voglia di tornarci, grazie!
Io ci sono stata giorni fa e già ci tornerei per rivederla e gustarmela ancora di più.
Non la conoscevo! E’ veramente bella! Se passerò di li, mi fermerò sicuramente!
Poi fammi sapere se ti è piaciuta (anche se non ho dubbi vista la bellezza del luogo)
Ci sono stata varie volte ma è sempre bello tornare. Grazie per aver dato la giusta importanza a una delle meraviglie del nostro paese. Manuela
Ciao Manuela, grazie a te per il tuo commento. Spero di poter tornare anch’io di nuovo a Pomposa più di una volta.
Ci sono passata tante volte in auto davanti e mi ha sempre incuriosita. Visitare abbazie e monasteri permette di fare un salto indietro nel tempo e immaginarsi come potesse svolgersi la vita dei monaci. Se non l’hai vista, ti consiglio in Toscana la Certosa di Calci. Spero un giorno di fermarmi e visitare questa bella abbazia (e magari salire anche sul campanile😅)!
Per me è una delle più belle Abbazie del nord Italia. Non vado da molto in Toscana e mi piacerebbe molto vedere San Galgano.
Ci sono tornata oggi. La prima visita risale a tanti anni fa. Spettacolare!
Merita sempre, vero?