L’avete letta anche voi la notizia, qualche giorno fa, di quella bimba che, in Cornovaglia, sembra abbia trovato una spada dentro ad un lago? La storia è sicuramente molto belle a aiuta ad alimentare nuovamente la fiamma del mito di Excalibur e le leggende legate a Re Artù. Peccato solo che la Cornovaglia – pur restando un posto meraviglio – non abbia nulla (o poco, qualcosa c’è) a che fare realmente con le vicende del Re più famoso e raccontato al mondo. Come già scrissi agli albori di questo blog, il paese di Artù è il Galles. La verità verso la quale, però, posso spezzare una lancia (visto che parliamo di cavalieri) è che ci sono più regioni della Gran Bretagna da visitare se si vogliono seguire le tracce di Re Artù. Ve le racconto oggi.
Chi era Re Artù?
Cominciamo proprio dall’ABC di tutto ciò che è legato a questo re così interessante. Il primo grosso distinguo è proprio legato alla ciò che ha dato vita alla leggenda: la storia di Re Artù, così com’è arrivata a noi, è stata scritta da Goffredo di Monmouth, un monaco gallese, intorno al 1100. Goffredo ha semplicementa trascritto quanto tramandato per secoli e secoli dalla tradizione orale e, si sa, raccontare storie per circa 5 secoli equivale a giocare al telefono senza fili in proporzioni disumane. Avete presente quel “mi ha detto quello, che quest’altro ha fatto questa cosa…” e così via. Goffredo di Monmouth ha fatto un qualcosa di spettacolare ma – diciamolo – ci ha messo del suo, soprattutto nel raccontare modi, costumi e atteggiamenti. Il suo è un Artù del XII Secolo: tutto amor cortese, armature e cavalieri fedeli. Il vero Artù, secondo quanto dice la storia, è vissuto nel V Secolo d.C. e assomigliava, secondo rilevanza storica, più ad un centurione romano che ad un cavalieri. Nessun armatura, nessun amor cortese, nessun castello con merli e torri ma un accampamento con recinzione in lego e abbigliamento in perfetto stile “l’impero romano è appena finito“. E’ probabile che la figura di Artù sia così fondamentale proprio perché vissuto quando la prima vera invasione della Britannia ebbe fine. Sempre secondo alcuni archeologi, il nome Artù ha due origini: o Artorius, dal latino, oppure Arth Fawr, dal gallese. Quest’uiltimo significa Arth il grande.
Viaggio nella terra di Re Artù: Dove andare?
Se l’intento del vostro viaggio è quello di seguire la storia o la leggenda di Re Artù, le vostre destinazioni principali in Gran Bretagna saranno il Galles (per la maggior parte delle location) e l’Inghilterra. Quest’ultima sia nelle regioni del nord-ovest (la Cumbria) che nel sud-ovest (la Cornovaglia). Decidete voi quanta storia o quanta leggenda mettere nel vostro viaggio e quale taglio dare. Io, per mio personale gusto personale, tralascio la troppa magia e guardo alla storica realtà ma ogni tanto strizzo l’occhio alla leggenda.
Re Artù in Inghilterra: Il Castello di Uther Pendragon

Siamo nel nord dell’Inghilterra, nella Regione della Cumbria e qui si trova il vero e storico castello di famiglia di Re Artù. Dico così perché stiamo parlando del castello di Uther Pendragon (che si legge Pendràgon, con l’accento sulla A), le rovine del quale si possono ammirare a Mallerstang Dale, dalle parti di Kirby Stephen. Potete considerare di visitare questa località se fate un viaggio nel Lake District, per esempio. . Uther era un capo-tribù di origine celtica che, stando alla storia, arrivò da queste parti per difendere alcuni territori dall’espansione dei Sassoni. Uther è, in primis, una figura avvolta dalla leggenda. Il suo vessillo con il Drago Rosso ricorda l’attuale bandiera gallese e, non a caso, Uther venne considerato (assieme ad Artù) un simbolo della forza gallese contro l’invasione Inglese fino al Rinascimento. Mi fermo qui per quanto riguarda la storia di Uther Pendragon, altrimenti vado avanti fino a domani.
Re Artù in Inghilterra: Glastonbury

Passiamo ora ad una location nel sud dell’Inghilterra: Glastonbury, luogo nel Sormeset famoso per il suo festival musicale. Si dice che anche Glastonbury (Glasto, per gli amici) sia legata al mito di Re Artù, soprattutto per quanto riguarda la Glastonbury Tor, una torre posta sulla sommità della collina. Qui è più la leggenda a parlare anziché la storia perché si sa per certo che questa collina sia da sempre un luogo legato a culti religiosi da un lato e, dall’altro, a culti religiosi pagani. Quello che va detto è che le contee del Somerset e del Wiltshire sono da sempre il centro di miliardi di storie new-age di ogni genere. Per me sono dei posti meravigliosi (Glastonbury in primis) ma non li considero parte integrante di un itinerario arturiano in Gran Bretagna.
Re Artù in Cornovaglia: Tintagel Castle

Politicamente la Cornovaglia è Inghilterra ma fa parte delle 6 nazioni celtiche e quindi la considero un luogo a pare. Storicamente, l’unico legame certo tra Artù e la Cornovaglia è rappresentato dal Castello di Tintagel che – mi dispiace distruggere un mito – non è il castello della tavola rotonda né quello in cui visse Artù. Tintagel Castle rappresenta, anche secondo la leggenda, il luogo in cui Artù venne concepito con l’inganno (grazie a Merlino). Chi visse in questo castello, parliamo sempre di leggenda, è Morgana. Tintagel Castle è un luogo spettacolare da vedere e molto bello. Questa fortificazione è sicuramente molto antica ma non rappresenta il famoso Castello della Tavola Rotonda. Si tratta, come vi dicevo, dell’unica location finora storicamente comprovata legata alla storia di Re Artù in Cornovaglia.
Re Artù in Cornovaglia: Bodmin Moor

C’è un secondo posto che potrebbe guadagnarsi la “bandierina” di luogo arturiano in Cornovaglia: sto parlando di Bodmin Moor, un posto che si trova nella campagna dell’entroterra della Cornovaglia. Qui si trova la King Arthur’s Hall. Si tratta, per ora, di una supposizione su alcuni scavi che sono stati fatti nel 2013. All’interno di un sito risalente all’Età del Bronzo sembra sia stata trovata una tomba risalente all’epoca in cui visse Artù. La zona è particolarmente densa di interesse per via di alcuni cerchi di pietra antichissimi che si possono tranquillamente ammirare. Si dice siano stati pensati e organizzati da tribù bretoni giunte in zona. Vi posso dire che il bretone, il cornish e il gallese sono praticamente similissimi a livello linguistico e i legami tra queste popolazioni celtiche sono storicamente comprovati. Piccola postilla bretone: la leggenda di Artù è famosa anche lì. Provate a visitare la Foresta de la Brocéliade e poi ne parliamo.
Re Artù in Galles: Dinas Brân
Le rovine del castello di Dinas Brân si trovano vicino a Llangollen, in una delle valli più belle del Galles (almeno secondo me). Si tratta di un luogo nel cuore di molti britannici sia perché legato alla leggenda di Re Artù, sia perché ritratto in un modo spettacolare da Turner, durante uno dei suoi innumerevoli viaggi. Il castello che vedete ora è stato costruito a metà del 1200 ma gli insediamenti su questo colle quasi continui dall’età del ferro. Perché Dinas Brân è legato alle vicende di Re Artù? Di dice che qui morì uno dei suoi più leali compagni d’armi e che lui si sia recato qui per seppellirlo.
Re Artù in Galles: Llyn Llydaw in Snowdonia
Il Llyn Llydaw (si legge chlin chlidau, con il ch aspirato) è uno dei laghi ai piedi del Monte Snowdon. Tutto il Galles è legato alla storia e alla leggenda di Re Artù ma la regione della Snowdonia lo è particolarmente. Questa è la zona, infatti, in cui Artù ebbe a che fare con il gigante Ritta Gawr (Gawr è un’altra parola gallese per dire che qualcosa è grande). La Snowdonia è il luogo in cui, secondo la leggenda, Artù morì… non prima però di raggiungere il Llyn Llydaw e gittarvi dentro Excalibur. Questo lago si raggiunge con una passeggiata piuttosto semplice partendo dal Pen-y-Pass. Un consiglio che mi viene dal cuore: la Snowdonia è un luogo speciale. Cercate di passare almeno 3 giorni da quelle parti per gustarvi un Galles al meglio della sua bellezza.
Re Artù in Galles: Bardsey Island
Bardsey Island è un paradiso che si trova al largo della penisola di Llyn nel nord del Galles. E’ forse il luogo più denso di storia e leggenda che io abbia visitato in quel pezzo di Galles e lì sì, lo ammetto, mi sono lasciata prendere dal fascino del mito. Bardsey Island è, secondo gli storici, l’isola al quale Goffredo di Monmouth si ispirò nel descrivere Avalon. E’ probabile che la conoscesse perché l’isola era occupata da un monastero (ora in rovina). Due pellegrinaggi a quel monastero garantivano l’indulgenza plenaria ai pellegrini. Bardsey è un’isola misteriosa per una serie di tombe comuni ritrovate dagli archeologi dove si sono trovate sia sepolture cristiane che pagane (vichinghe). Inoltre è il luogo in cui, secondo la leggenda, è sepolto Merlino. Merlino – per i gallesi Myrddin – è il combustibile della storia e della leggenda di Re Artù. Gallese all’ennesima potenza, nacque nel sud del Galles a Carmarthen (come si ha già raccontato la Nerys, originaria della città proprio come il mago) e fu prima consigliere di Uther e poi di Artù. Bardsey Island è un luogo iper-protetto e accetta solo un numero definito di visitatori ogni giorno. Si raggiunge in barca da un piccolo porto vicino ad Aberdaron e merita il viaggio per arrivare fino a lì.
Perché non si riesce a trovare una rilevanza storica assoluta sull’esistenza di Re Artù in Gran Bretagna? Quello che molti studiosi ritengono (ed io concordo con loro) è che re Artù sia effittivamente esistito sotto forma di un valoroso soldato di origine celtica, ma facente parte di una legione romana. E la storia finisce lì. Divenne un simbolo di unità, fedeltà e atteggiamento valoroso in un’epoca in cui l’Inghilterra aveva appena subito una seconda e decisa invasione (da parte dei Normmanni) che portò un non-celtico, un non-britannico, ad essere Re. Con conseguente divisione interna e con relative guerre civili e lotte. Il bisogno di pace genera eroi dove ci sono delle semplici persone degne di nota. La leggenda poi ha fatto tutto il resto, regalando a chi vuole visitare la Gran Bretagna delle ottime ispirazioni di viaggio. Sia che si ami la storia o che si preferisca la leggenda, la bellezza e la magia di certi posti non cambiano. Non trovate?
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