Ci sono post che restano nel calderone delle bozze da finire e pubblicare per tanto, tantissimo tempo. Spesso – lo ammetto – è colpa mia: inizio a metter giù qualcosa e poi la vita si prende il resto del mio tempo. A volte, come in questo caso, succede che sia la Natura (con la sua potenza) a mettersi di mezzo. Vi spiego subito: oggi vi racconto della visita all’Abbazia di Fiastra, nelle Marche, che io e Gian abbiamo fatto circa un anno fa. Era la fine di Luglio e siamo tornati a casa con un sacco di cose da dire sulle Marche e la zona attorno a Civitanova e Montecosaro. Poi c’è stato il terremoto e non me la sono più sentita di scriverne.
Ora no, ora è il momento giusto. Mi sono informata con chi di viaggi nelle Marche ne sa più di me (grazie ancora) perché online non trovavo notizie sullo stato dell’Abbazia di Fiastra e sul fatto di poterla visitare. Mi è stato confermato che è un po’ acciaccata ma stabile e visitabile, sicché eccomi qui a parlarvi di quel giorno in cui mi sono gustata in pieno la bellezza estiva di una regione che mi riprometto di conoscere sempre un po’ di più. Fiastra è il nome di un torrente che, assieme al fiume Chienti, attraversa l’entroterra marchigiano. Ci troviamo in quelle che vengono definite – anche dai locali – le Marche sporche, ovvero quella porzione di regione che sta sotto ad Ancona, dove la cadenza e il dialetto sono diversi rispetto al nord delle Marche.
Il nome completo dell’abbazia che vi voglio raccontare oggi è Abbazia di Chiaravalle di Fiastra. Si chiamano “Abbazie di Chiaravalle” tutti quei complessi monastici costruiti dai cistercensi. I documenti storici dicono che qualcosa sorse qui prima dell’anno mille, come chiesetta di campagna. All’arrivo dei monaci tutto venne ampliato, dando vita così alla chiesa principale che vediamo oggi, al chiostro e alle sale adibite al rifugio per pellegrini. I monaci, come da loro tradizioni, ritagliarono terra e spazio anche per i propri orti in modo da poter avere del sostentamento per loro stessi e della merce di scambio in caso di mercati o di altro bisogno. Fiastra è tutt’ora un’abbazia attiva ed un monastero abitato: gli orti fanno ancora il loro lavoro e i monaci posseggono un piccolo negozio sul retro dell’abbazia, dove vendono prodotti fabbricati con le loro materie prime.
Quello che ho amato a prima vista dell’Abbazia di Fiastra
La Riserva Naturale
L’abbazia si trova al centro di un parco davvero speciale. Si tratta di una vera e propria riserva naturale di più di 1800 ettari, istituita poco più di una trentina di anni fa. Il ruolo della riserva è quello di tutelare l’ambiente naturale della zona e di salvaguardare così anche l’abbazia con il suo patrimonio architettonico.
Il chiostro
Non vi dico di certo un qualcosa di nuovo affermando che il chiostro sia sempre il cuore delle abbazie ed io li amo particolarmente perché mi mettono un po’ di pace nel cuore. Quel giorno il chiostro dell’Abbazia di Fiastra era particolarmente bello, almeno ai miei occhi, perché la luce estiva rendeva il contrasto tra il portico e il cortile interno ancora più forte. E gli unici rumore che si sentivano erano quelli del vento e delle cicale.
La foresteria e il suo giardino
L’Abbazia di Fiastra cominciò a subire un lento declino a partire dal Rinascimento finché, nel XVIII Secolo, tutto il complesso venne ceduto ai marchesi di Camerino. Fu proprio con la famiglia dei Marchesi di Camerino che l’Abbazia subì dei grandi cambiamenti, visibili ancora oggi. All’interno del complesso venne ricavato un vero e proprio palazzo nobiliare, con tanto di giardino con più stili. Per me è stata una vera e propria sorpresa.
Potrei stare qui ore ad elencarvi le bellezze (e i segreti) di un’abbazia come quella di Fiastra. Preferisco consigliarvi di fare come me: andate a visitarla. Lo ammetto senza paura: ero andata all’Abbazia di Fiastra sapendo ben poco della sua storia e della sua presenza sul territorio marchigiano. A dire il vero, ho esplorato tutta quella zona delle Marche senza saperne chissà cosa e mi è piaciuto perché ho ritrovato nei miei occhi un certo livello di stupore che non provavo da tempo. Quel giorno, a zonzo tra Montecosaro e Urbisaglia passando per l’Abbazia di Fiastra ho più volte spalancato gli occhi ad una bellezza che non pensavo fosse tale. Ecco perché voglio tornare nelle Marche!
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