Giorni fa, qui in casa, una delle nostre cassettiere ha avuto qualche problema e allora l’ho svuotata. Credo che molto dipenda da come l’ho montata, tanto tempo fa, mentre ero in Svizzera e davo vita, assieme ad alcuni amici, ad un trasloco molto faticoso ma estremamente bello. Svuotando i cassetti ho ritrovato alcune di quelle classiche cose che non userai mai nella tua vita ma che tieni perché sono legate ad un ricordo potente. Mi sono messa a pensare al valore di un ricordo. Si tratta proprio di qualcosa molto distante dal mio essere – sono delle tovagliette per colazione o merenda ricamate a mano – qualcosa che non metto in tavola perchè sarei capace di una distruzione repentina in un minuto. Quelle tovagliette ricamate sono state rese preziose dai ricami delle mie nonne, udite udite, l’unico che mia madre abbia mai fatto nella sua vita.
Mi sono state regalate tempo fa e sono entrate di prepotenza in quell’olimpo dei ricordi che mai si staccheranno dalla mia mente, nemmeno se dovesse venirmi qualche brutta malattia capace di portarmi via la vita. Le ho piegate e ora non torneranno dentro quella cassettiera: finiranno nel mio mitico baule pieno di ricordi, quello che contiene tanti pezzi della mia vita e che custodisce i miei diari di viaggio. Già, quelli che ho scritto da che ho iniziato a tenere in mano una penna e ad avere un pezzo di carta sotto le mie mani. Nel 2011 tutta quella voglia di scrivere ha dato vita a questo blog e, se mi dovessero chiedere “perché scrivi“, io risponderei che è per dare il giusto valore ai miei ricordi. Nel mondo i ricordi si conservano nei modi più disparati e disperati: io sono arrivata – in alcune fasi della mia vita – a tenere le etichette dei bagagli e anche gli scontrini. Lo so, è da malati: forse un po’ sono guarita, avendo una casa che condivido con un’altra persona… Ma se abitassi ancora da sola, il mondo intero dovrebbe salvarsi.
Ho pensato che io non sono molto una di quelle che tappezzano la casa con le foto. Io non le ho quasi mai stampate da che fotografo in digitale, così come prima – quando fotografavo su pellicola – le prendevo e le mettevo in un album. Ma mai alle pareti. Io sono una di quelle che si affezionano agli attimi e li tengono stretti tra mente e cuore proprio con la stessa intensità con cui una goccia d’ambra conserva le testimonianze della vita del passato. Io sono quella che è capace, chiudendo gli occhi, di tornare ad un esatto istante del suo passato per riprovare tutto ciò che ha sentito in quel momento. Manco fossi una dei Misfits, quelli della serie tv inglese. Io sono quella che non scorda le date ma che si dimentica di quello che deve prendere al supermercato. Io sono quella che misura le fasi della vita in viaggi: “ah dai… ti ho incontrato quel giorno di Dicembre, poco prima di partire per Liverpool” oppure ancora “non può essere quell’anno. Io ero appena tornata dal secondo viaggio a Cuba“. E così via, ad libitum… senza sfumature finali.
Sto pensando ad un buon proposito da fare, così a metà anno. Perché dovremmo mangiare una sana dose di buoni propositi ad ogni colazione: vorrei cercare di catalogare più visivamente i miei ricordi, stampare le foto, creare degli album e, almeno una sera al mese, mettermi lì a guardare il tutto, a dirmi quanto più ricci fossero i miei capelli anni fa e a dirmi come gli occhiali rosa mi stiano meglio di quelli neri che portavo anni fa. Meno scontrini e residui di biglietti e più foto, più me stessa. Come ben compresi nel Burgenland anni fa, in der Mitte ich. (io al centro).
Non trovate sia un buon prosito da fare a giugno?
Post pubblicato in collaborazione don FotoRegali.com per la campagna #LaMagiaDelRicordo
Lascia una risposta