Il post di oggi ci riporta nel cuore della California, in quella Sacramento che vi ho già raccontato in una delle sue parti storiche: Old Sacramento e nel suo mercato della Domenica. La capitale del Golden State mi ha davvero raccontato molto di quella storia californiana legata al ritrovamento dell’oro e all’avanzamento dei lavori della ferrovia. Da cosa ha avuto origine questa città? Il suo punto di nascita è Sutter’s Fort, la colonia fortificata voluta dallo svizzero John Sutter nel 1839. Sutter’s Fort è ora un monumento molto importante ed è anche un parco nazionale. E’ stato restaurato in modo deciso nel 2015 ed ora è motivo di visita per molti californiani.
Sutter’s Fort si trova nella parte di Sacramento che guarda verso Est, dalle parti della strada che conduce verso Folsom, la famosa prigione di stato dove Johnny Cash tenne un concerto passato alla storia. Quando John Sutter giunse qui, queste terre erano parte della provincia messicana di Alta California. Tutta la provincia messicana californiana divenne parte degli Stati Uniti d’America nel 1850. Sutter fondò la sua colonia in questa parte di quella che sarebbe diventata Sacramento e volle chiamarla New Helvetia, in onore della sua terra natale. Cosa fece una volta qui? Costruì, in un paio d’anni, il forte così come lo vediamo ora e cominciò a stringere relazioni con i nativi locali. A John Sutter, infatti, venne data la possibilità, da parte del governo messicano, di recarsi in quella provincia proprio per portare avanti delle attività commerciali.
Poi arrivò il 1848 ed iniziò la corsa all’oro, così come la costruzione della ferrovia che doveva percorrere la costa ovest di quella parte di mondo. Sutter non perse tempo e costruì un suo proprio mulino dove, nel 1850, venne trovato il primo oro della California. Il resto è storia. Il resto è la nascita di una città che ha davvero tanto da dire, soprattutto quando si parla del suo passato. In questo – lo devo proprio dire – Sacramento mi ha proprio sorpresa così come mi ha regalato una mattina di bellezza e stupore Sutter’s Fort. Visitare questo luogo (che, ve lo ricordo, apre intorno alle 10 del mattino e chiude alle 5 del pomeriggio) vi porterà via 5$ e vi regalerà molta storia e elementi per capire la California al di là delle sue spiagge, dei suoi alberi immensi e delle sue città più conosciute. Capire Sutter’s Fort significa entrare con entrambi i piedi in quel ruscello fatto di vite, speranza, difficoltà e voglia di rinascita.
Quando visiterete Sutter’s Fort vi renderete conto che non state entrando in un museo classico o uno spazio vuoto. All’interno del forte ci sono dei figuranti che aiutano a calarsi – seppur mentalmente – negli anni in cui questo luogo prese vita. La visita al Forte vi potrebbe prendere intorno alle 2 ore almeno se vi fermerete ad ascoltare le spiegazioni audio che partiranno automaticamente ogni volta che entrerete o vi avvicinerete ad una delle stanze del forte. La prima stanza, dalla quale parte la visita, vi mostrerà un filmato che racconta chi fosse Sutter e come tutto iniziò. Ovviamente fu l’oro – e non l’intraprendenza commerciale di Sutter – a fare la fortuna di Sacramento. La città si espanse dal forte proprio quando la notizia del ritrovamento dell’oro cominciò a circolare.
Perché Sacramento si chiama così e non qualcosa come Suttersville o cose simili visto che la fondò John Sutter? La risposta è semplice perché la capitale della California prende il nome dal Sacramento River, il fiume che la attraversa e che è ben visibile dalle parti di Old Sacramento. Questo fiume venne chiamato così nel 1808 da un esploratore spagnolo che lo definì “il fiume del Santo Sacramento“. Come ho detto prima, da qui in poi è tutta storia. E che storia. Se mi posso permettere, vi lascio un ultimo consiglio: nell’area del parco attorno a Sutter’s Fort si trova anche un piccolo ma interessante museo delle civilità native della California. Si chiama State Indian Museum e si tratta sempre di un parco nazionale. L’entrata è sempre 5$ (ben spesi) ed io ho trovato quella visita molto istruttiva. All’interno non ho potuto fare foto ma ho bene impresso nella mia mente tutto ciò che ho visto.
Ultima cosa: dentro Sutter’s Fort non ci sono bar o posti di ristoro (ci sono panchine a volontà e bagni gratuiti) ma, appena fuori, all’incrocio tra la K e la 28th c’è un piccolo diner chiamato Bimpie che fa degli ottimi panini ad un buon prezzo. Se, invece, avete voglia di caffé, andate in direzione opposta tra la Capitol o la 28th: c’è un posto chiamato Cafè Bernardo. Non vi deluderà.
Tornando nella compostezza richiesta da un luogo storico tutto da scoprire e rispettare, vi dico che io mi sono proprio gustata quel mattino a Sutter’s Fort, perché era un po’ di tempo che volevo entrare in maggiore contatto con la storia amerinaca del XIX Secolo e lì, in quella città che spesso non si mette negli itinerari di viaggio se non come tappa per andare in Nevada, io l’ho trovata. E lei mi ha parlato con voce calma e profonda. Questo mi ha resa felice. Sacramento mi ha resa felice.
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