Ragionavo giorni fa sul concetto di lusso e ricchezza, approdando poi a quello di vanità. Mi sono messa a pensare alla me del passato, a quando non lavoravo ancora e mi immaginavo chissà che futuro per me stessa. Una delle cose che, ogni tanto, mi ritrovavo a dire dentro di me era “chissà come si sta in un hotel di lusso“. Me lo chiedevo perché ho sempre viaggiato tanto con i miei genitori e i nostri viaggi e le nostre vacanze erano sempre all’insegna dei campeggi e dei luoghi da poter frequentare noleggiando un camper. Mia madre – ce l’ho in mente spesso in questi giorni perché , proprio oggi ma 5 anni fa, le parlavo per l’ultima volta – mi diceva sempre che per lei il vero lusso era la libertà. Per questo adorava il campeggio. Un po’ credo di essere d’accordo con lei.
Ci sono giorni in cui, un po’ per lavoro e molto per curiosità, mi faccio una sana scorpacciata di vite altrui guardando certi profili Instagram che non seguirò mai. Osservandoli sorrido, in un modo quasi amaro, perché – sinceramente – percepisco solo ostentazione, immagine e nulla che possa restare dentro la mia testa. Il Nulla avanza, come ben scriveva Michael Ende ne “La Storia Infita“. Ok, vi voglio bene lo stesso se avete visto solo il film senza aver letto il libro. Forse sono in controtendenza con il mondo e il suo corso attuale ma, in realtà, non è così. Amo fare un uso ragionato dei miei profili social, mi piace raccontare il mondo e ogni tanto far vedere questa faccia buffa che mi ritrovo. Il diavoletto (o forse Loki) che si è appena appollaiato sulla mia spalla sinistra mi dice che – così – non andrò mai da nessuna parte e che il mondo come gira adesso forse non fa per me. Quell’altro essere – forse un angelo ma mi piace di più pensare che sia Thor – sulla spalla destra mi dice, invece, che è solo mantenendo fede a quella che sono che percorrerò la mia strada con passo deciso, fiero e sicuro.
Le vite altrui che osservo sui social sono spesso fatte di alberghi da mille e passa euro a notte, abiti firmati, auto impossibili da acquistare (perché te le ruberebbero dopo due minuti) e chissà quante altre cose. Guardo i numeri di like che queste immagini generaro e di nuovo mi sento un alieno. I’m an alien, I’m a legal alien, cantava Sting ed è un frase che spesso si muove sinuosa anche dentro la mia testa. Di nuovo mi chiedo se sono io ad essere sbagliata o se, forse, sono solo nata nell’epoca sbagliata. La vanità è ciò che vince al giorno d’oggi e lo fa mentre cammina a braccetto con l’ostentazione, di cui è sorella, e quel senso di vuoto e vacuum che fa tanto “la vita è bella e non pensiamo a nulla“. Dopo aver tanto (s)ragionato mi sono chiesta cosa sia il lusso per me.
Certo, non sono ipocrita: qualche soldino in banca in più farebbe comodo anche a me. Mi darebbe soprattutto la libertà (e dove libertà è la parola chiave) di vivere con più tranquillità, senza scomodare ogni santo del paradiso quando devo pagare l’Inps, regalando più ore alla mia vita e magari a tutti quei romanzi che ho iniziato e che dovrei portare avanti. Altrimenti non diventerò mai come Natalia Aspesi, solo più giovane. Il lusso è sinonimo di tempo per me. Sono passati i giorni in cui una paio di scarpe, un vestito o una giacca mi aiutavano a conformarmi (e dove conformarmi è la parola chiave) con una società che, sicuramente, non mi andava giù. Sono finiti i tempi del “davvero ti piace quella cosa? Anche a me“. Sono finiti i tempi in cui mi chiedevo se stessi prendendo la direzione giusta. Anche nei viaggi da fare, in quelli da sognare e in quelli da gustare fino infondo.
Il vero lusso per me è il tempo che posso dedicarmi, quello che immortalo nelle foto scattate durante i viaggi in giro per il mondo perché l’immagine di un dato tramonto non è solo un tramonto, non è solo un luogo, non è solo una sensazione. E’, in primis, tempo per me. Il vero lusso per me è poter disporre del mio tempo con volontà e responsabilità: sacrificare un pomeriggio di riposo o di scrittura per seguire degnamente un cliente e, a volte, incastrare gli impegni in modo quasi impossibile e ultrafisico per poter poi regalarmi dei giorni chissà dove. Il vero lusso per me è dire che mi assenterò o che lavorerò di più e non chiederlo a qualcuno come facevo un tempo. Il vero lusso per me è alzarmi al mattino, magari all’alba come faccio spesso, guardarmi assonnata nello specchio e sorridermi. Il vero lusso per me è spalancare le finestre di prima mattina, respirare l’odore dei tigli e pensare che quello sarà un giorno speciale, anche nella sua normalità.
Il vero lusso è poter confondere i giorni, non ricordare come si chiamano perché ogni giorno è quello che ne fai tu e non quello che il calendario ti dice che dovresti fare. Il vero lusso è poter ricordare una voce – quella di mia madre – e non dimenticarla mai. Una delle ultime cose che mi ha detto è che avevo “assassinato i miei capelli” perché li avevo appena tagliati. E non c’è social che tenga in questo, non c’è “Accadde oggi” di Facebook che possa ripotare a galla un regalo così grande. In ogni mio mattino io capisco di essere una persona ricca, davvero. Anche se non avrò mai – probabilmente – milioni di follower su Instagram e anche se non potrò mai permettermi (salvo miracoli) certi luoghi e certi viaggi. Del resto… va bene così.
Foto di Nikolay Avakyan @Unsplash.com
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