Alessandro è uno dei nostri Viaggiatori Ospiti più affezionati: ci ha già raccontato il suo viaggio nei Balcani e, soprattutto, le sue avventure di viaggiatore solitario in Asia: i suoi post su Giappone e Sud-Est asiatico sono molto belli e coinvolgenti. Recentemente Alessandro ha fatto un altro viaggio in Asia, esplorando la Corea del Sud e la Cina. Ecco il suo racconto e le sue belle fotografie.
Cina e Corea del Sud: ovvero il mio quarto viaggio in Oriente negli ultimi 2 anni e mezzo. Ammetto che questa parte del mondo mi stia stregando: in effetti, sto portando avanti una sorta di “studio” dell’Asia, sono motivato soprattutto dalla cordialità che è più che mai presente in questo angolo di mondo. Dopo il Giappone ho deciso di soffermarmi in Corea del Sud, anche perchè questi due paesi hanno molto in comune: tecnologia e tradizioni viaggiano di pari passo, tanti brand automobilistici (Hiunday o Kia) e nel campo elettronico (vedi LG o Samsung) sono i veri padroni di casa. Tutto ciò aiuta il paese a viaggiare veloce, a tenere il passo con il fratello maggiore nipponico.
Prima di atterrare nella penisola coreana, ho però deciso di fermarmi quattro giorni a Pechino, perché volevo realizzare, alla soglia dei quarant’anni , un sogno molto importante: visitare la Grande Muraglia Cinese. A circa 80 km da Pechino si trova Badaling, il sito in cui sorge il tratto più visitato della Muraglia e uno di quelli in migliori condizioni. Fa davvero effetto vedere questa immensa opera difensiva che sale e scende lungo bellissimi paesaggi montuosi, alcuni tratti risultano impegnativi e la quantità impressionante di persone che la visitano ogni giorno non aiuta certo, ma ne vale la pena. Sono riuscito a percorrere circa 2,5 km attraversando 9 torri: è un capolavoro, emblema della forza dell’uomo, forse il più grande progetto della storia umana. Strano come in questa epoca in cui muri di ogni genere vengono eretti e giustamente criticati per il loro fine di dividere e fermare flussi migratori, essere qui ad esaltarne la grandezza e godermi questo ciclopico capolavoro dell’architettura difensiva dalle continue invasioni di numerose tribù nomadi dai confini settentrionali. Fortunatamente (è un mio pensiero) già allora (come spero anche oggi) questo enorme baluardo non riuscì tuttavia a contenere i nemici e la Cina fu poi conquistata dai mongoli.
Ammetto di essere rimasto anche tanto attratto dalla bellezza di Pechino, grazie anche alla maniera in cui l’ho vissuta, ovviamente pedalando in compagnia di altre 9 milioni di bici (una canzone diceva che sono davvero così tante!), durante giorni sereni privi di smog, sfrecciando assieme ad altrettanti motorini elettrici (talmente silenziosi tanto da trovarteli ovunque senza preavviso, li vedi ma non li senti… e sobbalzi per la sorpresa!). Il governo cinese ha varato un piano di finanziamenti per incentivare l’uso di due e quattro ruote ecologiche, molte sono le nazioni in cui se ne parla praticamente tutti i giorni, ma qui nella terra del dragone si tratta di una realtà di massa già oggi. E’ l’altra faccia della Cina, quella che non ti aspetti, quella che vorresti ovattata dall’inquinamento, ma che invece ha contrapposto una corsa al recupero e rispetto dell’ambiente. Una delle cose che più apprezzo dell’Asia è la diversità di usi e costumi: sono un viaggiatore che si adatta e ama ogni tipo di usanza local e non ho avuto problemi a mangiare insetti fritti o dormire in ogni dove. Più questi usi sono distanti dalla mia cultura, più li apprezzo. C’è un’abitudine cinese alla quale ho fatto fatica ad abituarmi: si tratta di quell’ “ASCCHHHSCCH” che prelude il più classico degli scatarri, a quello non ci si abitua facilmente, e qui riecheggia un po’ ovunque, sia uomini che donne sputano in continuazione. Un’altra cosa a cui ci si deve assolutamente abituare è quella di essere avvicinati da adolescenti, madri, ragazzi che timidamente ti chiedono di fare una foto assieme. Sì, sono ossessionati dalle foto con gli occidentali, e allora ti senti come un divo hollywoodiano. La cosa all’inizio mi infastidiva ma ammetto che, a distanza di qualche giorno dalla mia partenza, ne ho sentito la mancanza!
Lasciata la Cina, sono arrivato finalmente a Seoul, dove tutto cambia, tutto è diverso. Il vociare cinese viene sostituito da una inflessione più educata, si cammina più ordinatamente, subito ho percepito serenità ed allegria da una popolazione molto giovanile. Sottolineo questo perché sono arrivato in Corea in un momento storico molto delicato, pieno di tensioni e paure che, però, durante il mio soggiorno non ho assolutamente percepito: ho subito capito che qui la gente è tranquilla, chissà forse perché convivono da molto tempo con il “punto interrogativo del Nord”.
Ho così alternato due umori: quello sereno e spensierato dell’intera giornata a pieno contatto con la gente a quello un poco più pensieroso della notte, soprattutto prima di addormentarmi quando leggevo le news provocatorie che rimbalzavano tra Pyongyang e Washington. L’unica volta in cui ho realizzato, a pelle, che quello che leggevo era davvero tangibile è stato al mio arrivo a Busan (sulla costa sud orientale). Il 25 aprile ho avuto l’onore di condividere il benvenuto in città con il sottomarino nucleare US Michigan, per le manovre congiunte con la Marina Militare giapponese, pronti a rispondere ad eventuali attacchi nord coreani. In questo frangente mi sono forse mi fatto prendere dall’ansia mediatica condita non poco dall’unica giornata uggiosa del mio viaggio. Una volta voltate le spalle al porto mi sono nuovamente immerso nella armonia di questo bellissimo paese.
Muoversi in Corea è semplice: i treni ad alta velocità permettono di coprire in pochissimo tempo anche lunghe tratte. Il questo, la “sorella minore” supera addirittura il gigante nipponico perché a, differenza degli Shinkansen, i KTX coreani sono dotati di una potente connessione WiFi. A bordo, ovviamente, la modalità silenzioso del cellulare è d’obbligo e se si deve conversare al telefono ci si sposta nell’area di collegamento tra i 2 vagoni, parlando a bassa voci. Nelle stazioni poi è facile trovare monitor curvi ultrasottili di nuovissima generazione per le informazioni ai passeggeri . In metropolitana l’arrivo del treno è preannunciato da una musichetta specifica per ogni linea. Una cosa particolare è il fatto che cedere il posto a un disabile o a una donna in gravidanza è previsto dalla legge e non solo dal buon senso. Tanto è che c’è una campagna promozionale che si chiama The Pink Light e si serve, guarda un pò, proprio della tecnologia: essa consiste in piccoli allarmi in grado di individuare donne incinte attivati attraverso un sensore attaccato ai vestiti o alla borsa, per avvertire gli altri passeggeri della loro presenza e ricordare il loro dovere civico, che spesso è distratto dall’uso degli smartphone.
Durante una conversazione con un ragazzo a Gyeongju mi sono imbattuto in una curiosa incomprensione: nel chiedermi l’età ho risposto che mi stavo godendo gli ultimi mesi da trentenne essendo classe ’77. La persona che avevo di fronte però affermava di essere mio coetaneo ma di averne 41, e lo diceva in maniera sicura e quasi ovvia. Ha dovuto impiegare qualche minuto per convincermi. Ha iniziato a spiegarmi che qui in Corea sono tutti un anno più vecchi (magari anche due!). Ciò è dovuto al fatto che il periodo in cui il feto si sviluppa nella pancia della madre è considerato come un anno di vita, quindi, di conseguenza, alla nascita si avrà già un anno anche se effettivamente sono passati solo 9 mesi. Inoltre, allo scoccare della mezzanotte del 1° Gennaio tutti diventano un anno più grandi, anche se il loro compleanno non è ancora arrivato. E tutto d’un tratto ho sentito il peso degli ‘anta !!
Questa Corea non è affatto facile da descrivere: è un paese che, in mezzo secolo, è passato da carestie e dittature a divenire una delle realtà economicamente più avanzate al mondo. I ritmi di crescita sono forsennati e altrettanto quelli di vita dei suoi abitanti che vengono spronati a studiare a ritmi serrati fin da piccoli, in un agonismo scolastico e professionale che ha portato con sé la dipendenza da internet e dalla tecnologia, tanto da costringere il parlamento a varare una legge per impedire agli adolescenti al di sotto dei 16 anni di navigare e giocare ai videogame online da mezzanotte alle sei del mattino.
All’eccellenza intellettuale si lega poi la cura per il corpo: l’industria cosmetica registra alti tassi di crescita e camminando per le vie di Seoul si incontrano molti beauty shops con il personale che ti invoglia all’acquisto anche testando sulla propria pelle maschere facciali. La ricerca del bello, del nuovo e del produttivo diventa canone da dover rispettare rigorosamente per poter far parte a tutti gli effetti del sistema sociale. Una cosa, forse, non mi è piaciuta durante questoe viaggio in Corea: qui l’architettura è alla ricerca di una propria identità che oscilla tra un recupero di una tradizione locale e l’attrazione verso un qualcosa che oserei definire quasi sproporzionato. Non sono un grande amante dei grattacieli in cemento e qui, come in Cina, ho notato uno sviluppoverticale impressionante, anche in piccoli villaggi con un numero basso di abitanti. Credo che questo sia il prodotto dal rapido processo di modernizzazione del paese.
La Corea è un paese interessante con alcune contraddizioni: è un paese chiuso ma allo stesso tempo curioso e interessato al mondo, sereno ma che rincorre una modernità e un progresso tecnologico mediante una smisurata competizione. Io credo molto nelle coincidenze e mi piace pensare che il nuovo presidente – che si chiama Moon – sia stato eletto durante l’ultima luna piena, che qui in Corea come in altri paesi dell’estremo oriente assume le sembianze di un coniglio lunare, visibile anche ad occhio nudo, che simboleggia il rispetto, il sacrificio e la umanità. Queste qualità alla fine premiano sempre: a lui si deve l’apertura del dialogo con Kim Jong-Un.
In questi giorni di mobilitazione generale per la campagna elettorale, ne ho viste di belle per attirare l’attenzione: musica (k-pop principalmente, la più gettonata nel Paese) sparata a tutto volume in strada a partire dalle 7 di mattina per avvicinare i lavoratori che si recano in metro, saluti e inchini a tutti i passanti, volantinaggio sfrenato, balletti e cori di supporto ai candidati meticolosamente studiati a tavolino. Soprattutto quei personaggi ben vestiti che nel retro di un furgone completamente aperto, tappezzato di slogan e con tanto di microfono con asta, sfrecciano per le vie dei piccoli e grandi centri abitati spiegando i motivi per cui è giusto votare il proprio candidato..senza mai perdere l’equilibrio!
Questa nazione non mostrando alcun timore ha votato per un cambiamento, il più lungo armistizio della storia (è dal 1953 che perdura con la Corea del Nord) necessità di una fine e un trattato di pace definitivo è ciò che ci vuole. Mi auguro che la Corea riesca nel suo intento: questo piccolo paese con il suo Made in Korea è presente nella vita quotidiana di miliardi di noi. Non lo sappiamo ma siamo tutti un poco coreani.
Spero di riuscire a partire per la cina giugno 2018!! Grazie del tuo bellissimo racconto!
Grazie Marina,
Riferirò i tuoi complimenti ad Alessandro, autore del post. La Cina è un posto davvero interessante. Anch’io vorrei tornarci… chi lo sa!