
Questo venerdì inizia con una pura e grande verità: ci sono certe tradizioni che non sopporto, altre che evito e altre ancora alle quali non rinuncerei mai. Ovunque io mi trovi. Oggi per me non è solo venerdì e nemmeno solo l’ultimo venerdì di Carnevale. Oggi per me è Venare Gnocolaro, ovvero il venerdì degli gnocchi in dialetto veneto. Nell’Alto Vicentino dove sono nata (ma non solo) si celebra l’ultimo venerdì di Carnevale mangiando dei piatti di gnocchi strepitosi, spesso al pomodoro e al ragù. Tra qualche giorno, giusto per non farci mancare nulla, ci sarà Fora Febraro, ovvero la giornata in cui si fa fuggire l’inverno. Oggi vi spiego il perché di queste tradizioni e del mio amore per loro.
Venare Gnocolaro

Quando ero una bimba ero convinta che esistesse, oltre al Giovedì e al Martedì Grasso, il Venerdì Grasso. Per me era quel giorno in cui mia nonna Cecilia faceva chili di gnocchi di patate da cucinare e condire con abbondante salsa di pomodoro. Io amo ancora da matti gli gnocchi al pomodoro e per me sono un gran bel ricordo della mia infanzia. Ovviamente Venerdì Grasso non esiste: quel venerdì si chiamava e si chiama ancora Venare Gnocolaro, giornata in cui sulle tavole dell’Alto Vicentino e dell’Alto Veronese (la Lessinia, per farla breve) compaiono piatti su piatti di gnocchi, avvolti nel sugo o affogati in esso, come faceva la mia nonna e come amo fare io ancora. Si dice che il Venare Gnocolaro abbia origini antiche, precedenti ancora dell’arrivo delle patate in Italia, quando gli gnocchi si preparavano solo con farina e uova. Il Venare Gnocolaro rappresenta l’ultimo venerdì di bagordi alimentari prima che la Quaresima arrivi e prima che pranzi e cene di magro si impossessino delle tavole di tutti noi. Per me, come dicevo, è un ricordo d’infanzia e un qualcosa che fa parte della mia identità. Ovunque io sia, quel giorno, preparerò gli gnocchi al pomodoro e così farò stasera.
Fora Febraro: fare casino per spaventare l’invern0

La Chiamata di Marzo

Chiamare Marzo e risvegliare la natura e la nostra vita è un qualcosa che nell’Alto Vicentino sanno (o sappiamo) fare molto bene. A Recoardo Terme si tiene ogni due anni la Chiamata di Marzo, una sfilata che vuole essere molto di più di questo e molto più di una rievocazione storica fatta come si deve. E’ l’espressione totale di una tradizione che sa rinnovarsi ed il racconto di quello che siamo ora, siamo sempre stati e sempre saremo. L’anno scorso, dopo molto tempo, sono riuscita ad assistere nuovamente alla Chiamata di Marzo di Recoaro e, malgrado il tempo davvero pessimo e il freddo che si faceva sentire, io ero la donna più felice di questa terra perché mi ero riappropriata di un qualcosa al quale mi sento profondamente affine. La prossima Chiamata di Marzo si svolgerà nel 2018 e di sicuro io sarò in prima fila a godermi lo spettacolo e ad urlare, nuovamente, la filastrocca di Fora Febraro, nell’attesa gran finale col Falò, testimonianza dell’inverno dato alle fiamme e di una nuova stagione che non vede l’ora di rinascere.
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