Les Marolles, così come lo vediamo noi oggi, è frutto del secondo dopoguerra. Il quartiere diventò, nella prima metà degli anni ’50, uno di quei luoghi dalle mille nazionalità: da un lato della strada di può trovare un vecchio bar ritrovo di spagnoli spartirsi la via con una pizzeria italiana. Dall’altro lato ci sarà sicuramente un negozio belga che dialoga con una gastronomia portoghese. Il Belgio è ancora questo. Per fortuna lo è: la migrazione umana uò essere una risorsa pazzesca, capace di rendere una città un arcobaleno di vite e non c’è posto migliore di Les Marolles per capire questa affermazione. Pensate che non era difficile trovare da queste parti delle case prive di salle de bain, ovvero di quella parte del bagno dove ci si lava solamente. Per questo motivo, vicino alla piazza Jeu de Balle, si trovano ancora oggi i bagni pubblici: c’è una piscina… ma ci sono soprattutto le docce.
Quello che vi posso dire io è che les Marolles dovrebbe essere il primo quartiere di Bruxelles da visitare, ancora prima di mettere piede sulla Grand-Place o nei pressi dell’Atomium. Les Marolles vi può regalare quello spaccato di vita che, solitamente, nel centro città non si vede… e tutto questo a davvero pochi passi dalla Bruxelles che siamo abituati ad immaginare e ad inserire nei nostri itinerari alla scoperta della capitale del Belgio. Personalmente ho amato i piccoli murales che spuntavano, quasi improvvisamente, davanti ai miei occhi. Ho adorato la molteplicità di colori, sorrisi e vita che ho visto sulla piazza Jeu de Balle. Ho amato quel piccolo tocco anni ’50 che vedevo negli edifici e nelle insegne in giro per il quartiere. Fossi stata Simenon, probabilmente avrei ambientato qui qualche istante della vita di Maigret.
Tutte le foto sono © Giovy Malfiori – riproduzione vietata
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