Una settimana fa io e Gian eravamo in viaggio verso le Marche, per la precisione verso quelle che sono definite “Marche Sporche“. La nostra destinazione e casa per qualche giorno è stata la zona di Civitanova Marche. Cosa siamo andati a fare lì? Ve lo racconterò presto. Quello di cui mi preme parlavi oggi è qualcosa di un po’ più etereo, sul quale ragionavo giorni fa mentre tornavo da un pomeriggio di lavoro in quel di Bologna. Pensavo al fatto che, in viaggio come nelle vita, è fondamentale perdersi.
Tempo fa ragionavo sulle cose che si perdono per strada, lungo il percorso della nostra vita. Perdiamo gli eslastici per i capelli. Io ne ho seminati migliaia in giro per il mondo. Perdiamo anche i capelli o la forma che avevano quando avevamo 20 anni o giù id lì. Io ho lasciato chissà dove i miei ricci e spero di ritrovarli al più presto perché mi mancano. Perdiamo gli amici, per incomprensioni o scelte di vita diverse. Perdiamo lavori, occasioni, treni, autobus e chissà quanti altri mezzi di trasporto. Spesso diciamo a chi ci chiede come stiamo “sono persa”… Io, in primis, sono una donna persa soprattutto in questi giorni in cui il lavoro è tanto, il caldo troppo, la stanchezza immane e la voglia di essere ovunque tranne che in Emilia impera più di Palpatine su tutto l’universo.
C’è, però, una perditudine che fa bene all’anima. Questa è una delle sensazioni che vi auguro di provare in questi giorni, in cui il mondo italiano sembra appendere a tutte le porte la parola “ferie” e le partenze sono più copiose della neve la notte di Natale. Perdersi in viaggio, uscire anche di un centimetro dallo schema che ci eravamo prefissati, dal percorso che avevamo programmato da mesi e da quell’itinerario senza il quale il nostro viaggio estivo non sarebbe più lo stesso. Vale la pena di spegnere gps, navigatori e ogni aggeggio tecnologico che governa la nostra vita. Dopo averlo fatto (e prima che vi venga l’orticaria per l’ansia di non essere raggiungibili e dell’ “oddio non c’è campo“) fate un bel respiro e rendetevi conto che potete stare al mondo ugualmente. Anzi, meglio.
Non crolla il cielo se il telefono non fa “ping” per una notifica e non arriva di certo lo tsunami se la vostra giornata non sarà comunicata seduta stante sui social. Suvvia, siete in viaggio (o in ferie, fate vobis), prendete la prima strada a destra e percorretela così,a caso. Dove vi porterà? Chissenefrega, tutto attaccato e anche ben scandito dalla voce di chi vi esorta a perdere la quotidianità e recuperare, per un momento, la vostra vita in pieno.
Le Olimpiadi di Rio verranno aperte ufficialmente stanotte (mannaggia il fuso orario) e il sentir parlare di tanto Brasile mi ha ricorda il viaggio fatto da quelle parti, tanti anni fa. Non avevo un cellulare, avevo un computer ma navigavo a 56k e mi ci attaccavo solo la sera. Sono partita per il Brasile e ho chiamato mia madre 3 volte in un mese: quando sono arrivata, a metà viaggio circa e poco prima di tornare. Solo per dirle quando sarei arrivata e per sapere se qualcuno, nel caso, sarebbe venuto a prendermi. Ovviamente la risposta è stata no… ma se aveste conosciuto mia madre, avreste capito che era tutto normale (e bellissimo così). Se vi va, sotto l’ombrellone o nei vostri momenti di perditudine, leggete il piccolo racconto che ho scritto per lei.
Quel viaggio in Brasile mi ha insegnato a perdermi. A non farmi trovare dal mondo che solitamente popola la mia vita e a gioire quando qualcuno si riferiva a me dicendo “pensavo ti fossi persa“. Ora che ci penso è successo anche quando, anni fa e in piena epoca eternamente connessa, sono arrivata sull’Isola di Man e ho dimenticato il contorno. C’eravamo solo io, Gian e l’Isola. E così dev’essere quando si è in viaggio.
Andate dove volete per questi caldi giorni agostani. Magari regalatemi un vostro pensiero.
Sarò felice di comunicare al mondo che vi siete persi. Prendete una strada a caso, una sola volta almeno. Fidatevi. Se non l’avessi fatto, la settimana scorsa in giro per le Marche, non avrei trovato i girasoli che ho messo in apertura al post. Certa bellezza, per fortuna, non si può programmare!
Lascia una risposta