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Qualche giorno fa mi ha scritto Dario Giardi, l’autore del libro la copertina del quale vedete riprodotta qui sopra. Mi ha raccontato di ciò che ha scritto e del suo amore per la Bretagna che, assieme ai protagonisti in carne e ossa, è elemento fondamentale del suo romanzo.
Tempo fa scrissi un post proprio su una località bretone, Quimper, che fu teatro di un libro che fu capace di sorprendermi: Fede e Bellezza di Niccolò Tommaseo.
Dario mi ha chiesto se poteva raccontarvi il suo “La Ragazza del Faro” ed io ho detto sì.
Questo è un ottimo esempio di quell’ispirazione magica che può nascere viaggiando per il mondo.
Leggete il resto del post e fatemi sapere che ne pensate.
questo è la Bretagna, terra antica e mai domata fino in
fondo che mi ha incantato a tal punto da decidere di ambientarci il
mio romanzo d’esordio “La ragazza del faro”, edito da Leone editore.
Terra dove vive bene chi ancora si ciba di sogni, fa da cornice alle
vicende del protagonista della storia, Julien, un trentacinquenne
fuggito dall’angosciante monotonia borghese della vita parigina.
Fugge per trovare rifugio in un paesino sperduto della costa bretone,
fra le cui brezze crede di poter ritrovare se stesso e l’essenza
della vita. L’incontro con la bellissima Adèle, di cui si innamorerà
perdutamente, e la quotidianità condivisa con il gruppetto di
giovani che ancora vive in paese gli riserverà gioie, dolori, e
anche una terribile lezione.
La
Bretagna fa da sfondo alla storia, compartecipando alle vicende dei
ragazzi, ai loro umori, divenendo essa stessa protagonista. Non
potrebbe essere altrimenti perché è una Terra dove tutti i colori
mostrano le loro varie gradazioni; il paesaggio ti entra nell’animo
e tu vivi e respiri di esso, con esso. Un colpo di vento, un
temporale improvviso…non desta paura, anzi, ti scuote da quel
torpore di dolce sonnolenza e ti costringe a riaprire, spalancare i
tuoi sensi per assaporare la forza di vivere.
Riesci a
volare su quella terra; basta seguire il volo di qualche gabbiano che
spazia oltre la costa, si libra sul plumbeo cielo, segue le correnti
d’aria e penetra nell’interno del territorio… lo segui… con
lui voli oltre quelle dense nubi nere, verso scogliere scolpite,
vallate fiorite, su gente silenziosa e rude ma cordiale ed
ospitale.
Il loro sguardo è sincero.
Non vedi
furbizie nascoste. Continui a volare e penetri il cielo su
quell’oceano immenso. Intorno a te solo un senso di tranquillità
resa viva da quegli improvvisi rimbombi lontani di una forte
burrasca! L’atmosfera si fa carica di elettricità e il tuo motore
ravviva la tua fanciullesca fantasia. E vedi animarsi gli scogli
sparsi tra mare e terra; riconosci i fari, le insenature che
feriscono le belle vallate; godi delle perle azzurre dei laghi; le
variopinte casette rallegrate da fiori e la scia spumosa delle navi
che sembra tagliare l’oceano.
il sudore da lavoro dei pescatori incalliti e, se qualche canto da
loro si espande nell’aria, ti ammalia, ti costringe a volare
seguendo il suo ritmo. Su, sempre più su, in quello spazio infinito
voli e vedi le verdi macchie di boschi antichi, le chiese, i
raggruppati villaggi. Penetri in ogni casa, ascolti le storie che i
vecchi raccontano. Fate, demoni, cavalieri… una storia
infinita.
La Bretagna mi ha stregato, ne ho colto la
sensazione di libertà; e le sarò sempre grato, per avermi fatto
comprendere pienamente l’idea del “viaggio”; un viaggio che non
è solo turismo ma un percorso interiore che ci riporta alle cose
semplici del vivere quotidiano. Mi ha aperto gli occhi, insomma, con
la sua strabiliante bellezza.
Io in Bretagna ci torno sempre
volentieri perché sento che in qualche modo questa regione mi ha
scelto e come dice un’antica poesia bretone: “a coloro
che sceglierà, non basterà visitare la Bretagna. Dovranno lasciarla
sognando di viverci, con l’orecchio attaccato al buco di una
conchiglia che mormora. E il suo richiamo sarà come quello di un
chiostro dal muro aperto verso il largo: il mare, il vento, il cielo,
la nuda terra e poi niente. Questa è una provincia dell’anima”.
Allora Kenavo, ossia arrivederci, in bretone naturalmente!
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