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Narrowboat Life [Vita Sul Barcone] (Bradford On Avon: Kennet and Avon Canal) ©2013 Gianluca Vecchi |
Tre Uomini in Barca di Jerome K. Jerome è sicuramente tra i miei libri preferiti. Ho riletto spesso questo capolavoro dello humour inglese, e mi ha sempre fatto ridere come la prima volta che l’ho sfogliato: esso narra le avventure di tre amici (di cui uno è lo stesso scrittore, voce narrante) in una gita sul Tamigi alla fine del 19° secolo. Questo libro andrebbe di diritto negli scaffali delle pubblicazioni di viaggio, perché in effetti era nato come guida vera e propria ed è stato reindirizzato verso il settore comico in corso d’opera. Chi lo ha letto si rende conto facilmente di questo fatto, visto che la trama è corredata di precisi riferimenti storici e geografici. L‘argomento di questo libro tocca uno degli aspetti peculiari (e forse meno conosciuti) della cultura british, che è la vita su fiumi e canali.I corsi d’acqua (waterway), naturali o artificiali, sono sempre stati una via di comunicazione e commercio importantissima in UK: potremmo cominciare dal Neolitico e dalle pietre di Stonehenge, che si pensa siano state portate in sito lungo il fiume Avon nel Wiltshire. Quando nell’Ottocento la ferrovia ha preso il posto dei fiumi nel settore trasporti, si è passati ad usare le waterway principalmente per divertimento e sport. Romantiche gite in barca e allegri picnic sui fiumi sono entrati a far parte dell’immaginario collettivo dei britannici (basta leggere i loro libri e guardare i loro film per rendersene conto).Ancora oggi, che siamo assuefatti ai film in 3D ed all’uso del computer anche in bagno, l’affascinante spettacolo delle barche che superano le chiuse [lock] fluviali è seguito da numerosi spettatori. Senza dimenticare che le stesse chiuse hanno un loro stuolo di appassionati, come le auto d’epoca. E che che negli ultimi decenni le varie waterway hanno subito una grande opera di recupero, restauro e manutenzione, che le rendono in molti casi dei veri esempi di inserimento di opere artificiali nell’ambiente, oltre che zone di grande bellezza naturalistica.
La vita fluviale è certamente qualcosa di particolare per noi italiani, che non abbiamo un vero corrispettivo di questo aspetto della cultura britannica. Protagonista principale è la narrowboat [barca stretta], un’imbarcazione tipica e particolare, dalla figura molto sottile (per ovvi motivi di navigabilità nei piccoli canali) e dalla lunghezza più o meno accentuata. In pratica, è un particolare tipo di houseboat [casa galleggiante], derivato dai vecchi barconi per uso commerciale: in effetti molti le usano anche per navigazione da diporto, ma spesso le narrowboat vengono utilizzate come vera e propria abitazione fissa (anche principale, non solo per weekend e vacanze). E le sponde dei canali in corrispondenza dei centri abitati si trasformano in una specie di villaggio galleggiante multicolore. Le waterway non sono solo il regno delle narrowboat, e vi si trovano anche houseboat convenzionali (anche se rare), normali cruiser [barche da diporto], barchette a remi, iole e kayak.
Per combinazione non voluta ho visitato Bradford di domenica, in una bella giornata autunnale ancora calda, quindi c’erano molti visitatori in giro ed i barconi erano quasi tutti occupati da proprietari ed ospiti. Qualcuno navigava sul KAC, da solo o in compagnia di famiglia o amici; qualcun altro sedeva semplicemente sulle tolde leggendo, ascoltando musica, o suonando una chitarra o una fisarmonica; mentre altri ancora si occupavano della manutenzione in previsione dell’inverno.
Molte narrowboat erano ben curate, dipinte a colori vivaci e decorate con vasi di fiori, mentre altre erano molto più simili a depositi di rottami e non utilizzate da tempo. Quest’ultimo aspetto, unito al persistente odore di gasolio tipico delle zone portuali, riporta un po’ alla realtà e mi ricorda che la presenza umana ha gli stessi effetti in tutto il mondo, anche nella civilissima Gran Bretagna. Comunque l’aria di luogo tranquillo e bucolico è innegabile. La vista di alcuni 50-60enni vestiti come hippy, con in testa la bandana d’ordinanza, alcuni dei quali vivono in pianta stabile sui barconi (magari coltivando uno stentato orticello sulle rive), riempie di tenerezza e risveglia quella voglia di libertà che ci prende quando guardiamo film come Easy Rider.
L’aspetto turistico naturalmente non viene dimenticato. Lungo il KAC, verso ovest e l’Avoncliff Aqueduct, trovo una narrowboat-gelateria, che vende anche formaggi locali; mentre tornando verso Bradford vedo addirittura un salone da parrucchiera, sempre ospitato sopra un barcone. In questo punto sono ormai in vista della chiusa locale, che anche da lontano appare affollatissima sia sulle rive che sull’acqua, con un’atmosfera davvero chiassosa. Alla quale mi unisco volentieri, fermandomi per una birra in un pub sulla sponda.
La chiusa di Bradford è stata davvero un incontro particolare. In primo luogo è ad azionamento manuale: le paratoie del cassone sono aperte e chiuse da operatori umani, tramite bracci ancora in legno. La cosa più sorprendente è stata che quegli operatori erano vestiti da pirati, ovviamente per il divertimento dei visitatori, ma purtroppo nella foga di fotografare ho dimenticato di chiedere se questo uso è solo per i giorni festivi (anche se immagino di sì). Un’altra cosa affascinante è la perizia con cui i piloti guidano le narrowboat negli attraversamenti: anche se strette, queste barche sono comunque molto lunghe ed ingombranti, entrano nel cassone in coppia e vengono manovrate con un comune timone manuale a barra situato a poppa.
Per chiudere degnamente la mia visita, vicino alla chiusa trovo un mercatino di piante situato nel giardino di una casa. Il tutto è self-service e incustodito: si entra, si prendono i vasi che si vuole e si lasciano i soldi in una cassettina. Siamo proprio in UK.
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Anticlockwise Pirate [Pirata Antiorario] (Bradford On Avon: Kennet and Avon Canal) – ©2013 Gianluca Vecchi |
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