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Ci sono dei luoghi comuni abbastanza ricorrenti che riguardano la Gran Bretagna. Ho quindi pensato di fare un elenco dei più diffusi, confutandoli senza pietà (più o meno). Naturalmente sempre con il sorriso sulle labbra!
È vero se andate a Londra, ma falso se per esempio andate a Belfast – dove è anche pericoloso affermarlo, secondo me. Purtroppo considerare tutto lo UK come semplice “Inghilterra” è un’usanza nostrana tuttora molto consolidata (tanto che la seguo anch’io per tagliare corto con chi ignora, ad esempio, l’esistenza del Galles). L’Inghilterra è solo una delle quattro nazioni che formano lo United Kingdom o UK [Regno Unito], assieme a Galles, Scozia ed Irlanda del Nord. Oltre che per pedanteria geografica, essere precisi su dove ci si trova è una questione di etichetta: chiamare un irlandese, un gallese o uno scozzese “inglesi” può essere visto in un gamma negativa variabile, che va dalla stupidità all’offesa. E non dimenticate che in quella zona si trovano anche stati come l’Eire (la Libera Repubblica d’Irlanda, che è totalmente indipendente) o l’Isola di Man (formalmente indipendente, anche se il capo di stato è il sovrano d’Inghilterra).
Per essere sincero, devo ancora sentire un viaggiatore che abbia una simile opinione. Però questo è uno dei vari commenti nazional-popolari che si leggono nei rotocalchi e si sentono in TV: come se noi italiani parlassimo tutti i giorni come insegna l’Accademia della Crusca. In realtà, chi ha studiato un po’ approfonditamente l’inglese sa che questa lingua è molto ricca di termini, e assai precisa nei significati. Anche se una stima esatta del numero di lemmi esistenti è impossibile (a causa delle parole omofone, di quelle composte, dei neologismi, dei termini regionali e dei verbi) i dizionari Oxford e Merriam-Webster riportano attualmente una cifra attorno alle 450’000 voci, migliaio più migliaio meno. Il fatto che scuola e mezzi di comunicazione nostrani ci abbiano insegnato un inglese zoppicante, monco e spesso irreale (un amico di penna americano, una ventina d’anni fa, definì il mio come “probabilmente bizzarro”) non significa che questo idioma sia davvero così.
Lo credevo anch’io, prima di andare a provare di persona. La birra locale tipica è detta real ale [vera birra]. Non è pastorizzata, e viene smerciata in botti dette cask (per cui è chiamata anche cask ale), senza aggiunta di conservanti, additivi o gas. Viene servita a temperatura di cantina, quindi fresca e non gelata. Le botti dovrebbero essere riposte in un locale nel sottosuolo, per mantenerle ad una temperatura adeguata, mentre la birra è spinata direttamente dal bancone con una pompa a mano detta beer engine [macchina per la birra]. Al giorno d’oggi non tutti i pub hanno una cantina sotterranea, quindi spesso la real ale è mantenuta fresca con un sistema refrigerante: non essendo pastorizzata, se fosse mantenuta “calda” come crediamo noi andrebbe a male in brevissimo tempo. Comunque, bere la birra fresca e non gelata hai i suoi vantaggi. Intanto si assapora meglio il gusto, e poi in caso di sete pronunciata se ne può trangugiare una pinta d’un fiato senza rischiare una congestione. E se proprio la birra locale non vi piace, dappertutto trovate le comuni marche di lager internazionali, servite regolarmente molto fredde e chiamate (appunto) extra cold.
Certo, diventa vero se siete a Londra o a Edimburgo e volete andare al ristorante tutti i giorni. Parlando di merci generiche, supermercati e catene di negozi hanno spesso offerte e sconti molto vantaggiosi. E anche i saldi, parlando in particolare di scarpe e vestiti, sono molto più convenienti che da noi (sempre in rapporto al prezzo pieno di partenza). Dipende da dove siete e da che articoli comprate – a Londra, ovviamente, pagherete in media di più che in un paesino sperduto.
Tornando al cibo, che è sempre una questione cruciale per il viaggiatore, se usate un po’ di oculatezza il pranzo e la cena possono costarvi meno di quello che pensate. Tanto per cominciare le porzioni, sia nei locali che per strada, sono spesso abbondanti o gigantesche: classico esempio, il fish and chips. Detto questo, fate un raffronto con i prezzi (alti) e le dimensioni (striminzite) di panini, piadine, pizze e piatti pronti nostrani e potrete farvi un’idea. Anche in questo caso dipende da cosa acquistate: nello UK un caffè o un cappuccino possono costare quanto una pinta di buona birra, oppure per certi tipi di pesce (anche in località marine, dove in teoria viene pescato e comprato a chilometri zero) qualche volta serve il mutuo. Però nel conto di pub e ristoranti non sono previsti né l’italico “coperto”, né la mancia obbligatoria.
Un modo per mangiare il giusto e spendere poco è quello di sfruttare le varie possibilità di sconto offerte da supermercati e sandwich store, come il meal deal (tipicamente sandwich + patatine + bevanda) o le rimanenze (cibo e dolci che scadono il giorno stesso o quello dopo, che sono scontati anche oltre la metà, e che possono convenire più di un meal deal). Un ulteriore possibilità di risparmio è costituita dalle catene di negozi a prezzo fisso (tipo “tutto ad 1 £”) che vendono anche alimentari. E non dimenticate i mercati, sia fissi che settimanali, che sono sempre pieni di offerte molto convenienti di ogni genere di street e local food.
Concludo con la dovuta avvertenza: cambio euro / sterlina permettendo.
Vi stupirete ma questo è un luogo comune anche britannico, del Sud nei riguardi del Nord. La proprietaria di un bed & breakfast del Lake District (italiana ma ivi residente ormai da più di vent’anni, tanto che parla con accento inglese) mi raccontava che quando si è sposata e stava per trasferirsi da Londra verso i poetici laghi settentrionali, un’amica l’aveva ammonita che “là non avrebbe trovato nemmeno la frutta e la verdura”. In realtà basta girare per le strade di qualsiasi centro per vedere bancarelle ambulanti, mercati e supermercati pieni di merce vegetale. Se poi si vuole obiettare sulla qualità di certi prodotti, e sul fatto che i limoni sono spagnoli e non sorrentini, sono pienamente d’accordo ma questo è un altro discorso: uno magari si lamenta della frutta del supermercato british, poi compra regolarmente quella transgenica e/o ibernata del supermercato italiano.
Dare una risposta definitiva è molto difficile, perché qui si entra nel campo dei gusti personali. Comunque, parlando oggettivamente, non si può catalogare genericamente il cibo britannico come “spazzatura.” Si può dire che non è molto salutistico, o magari che è un po’ monotono nell’offerta, ma non certo che Steak and Ale Pie, Yorkshire Pudding o Cumberland Sausage siano cose schifose. Una prima colazione a base di uova e bacon può anche essere strana, ma non certo disgustosa. Intanto fornisce molte calorie, consentendo un pranzo più leggero. E poi, quanti di noi si mangiano panino o gnocco con mortadella alle 10.00 di mattina, magari bevendo un bicchiere di vino bianco?
C’è anche da tenere presente che in Gran Bretagna la filosofia del chilometro zero ha già preso e sta prendendo molto piede, non solo nei ristoranti ma anche nei pub. E il classico contorno di insalata o verdure cotte è quasi sempre già previsto per la portata scelta ed incluso nel prezzo. In quanti locali italiani trovate la stessa usanza?
Come bevande, ho già parlato prima della birra, mentre del vino non posso dire nulla in quanto non molto esperto in materia. Aggiungo solo un paio di cose: che negli ultimi anni lo UK è uno dei posti dove ho bevuto il latte migliore, e che recitare monologhi di lamentazione sull’assenza dell’espresso all’italiana (come ho sentito fare da tre turisti in un bagno pubblico scozzese) mi sembra un pochino esagerato.
Ti ringrazio per queste informazioni, andiamo spesso in Inghilterra, nella campagna inglese ed è vero tutto quello che scrivi….abbiamo il camper e siamo innamorati di questa nazione, quindi abbiamo potuto conoscere ed osservare tante cose, ma ogni volta che devo tornare a casa (in Italia), divento subito triste ed inizio subito a fare progetti per il ritorno! Confesso che nè io e nè mio marito parliamo inglese, ma da questo punto di vista non abbiamo mai avuto problemi, anzi… abbiamo sempre trovato persone molto carine, gentili e disponibili ad aiutarci. x Lovely x
Un abbraccio, *Maristella*.
Grazie a te per averci fatto visita. Possa solo dirti che sullo UK la pensiamo allo stesso modo! Ciao e buona giornata, anzi, have a nice day… 🙂
Ciao Giovy,
post carino! Mi ha fatto tornare in mente tante gaffes fatte l'anno scorso in Scozia…la prima è stata quando ho detto ad una famiglia scozzese: voi inglesi…GIAMMAI 🙂 avresti dovuto vedere le loro facce!!!
Per me comunque Inghilterra, Scozia, Galles o Regno unito…sono cari. Sopratutto negli alloggi. Per mangiare alla fine ci si arrangia ma non si può mangiare sempre fish & chips o meal deal. I secondi costavano anche oltre 16£ e se è vero che il contorno era compreso…per me rimaneva comunque un prezzo esagerato.
Ho trovato poca scelta, poca varietà se non…nei dolci: il paradiso delle porcate rendi tutta cicciaebrufoli.
Il caffè be…dobbiamo gustarcelo in Italia perchè il Regno Unito è solo uno dei tanti posti in cui oltre ad essere caro è difficilmente buono. Ma non è una tragedia, è così bello tornare a casa e vantarsi di qualcosa di italico davvero buono, no?
Detto questo però loro hanno poundland o tutto a 1sterlina e salterei su un aereo adesso per fare una bella spesa!
A me gli alloggi non sembrano cari. Una media di 70€ per un doppia in altissima stagione, con bagno privato mi sembra un ottimo prezzo. Escludiamo le capitali che sono molto più care, ma il resto è proprio affordable.
La Scozia è il posto più caro tra tutti ma Galles e Inghilterra si difendono bene.
Quando sono da quelle parti il caffé proprio me lo dimentico sicché non è una cosa che mi tocca, se non nella colazione 🙂 Io di solito, poi, bevo il tea ma il loro caffé fatto con la cafetière non mi dispiace.
Poundland è una grande salvezza!! 🙂
Bel post, complimenti.
D'accordo pressoché su tutto, d'accordissimo sulle ultime righe! ;0)
Grazie Matteo per l'apprezzamento e per aver letto il nostro blog. Ciao e buona giornata!
Gian