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Portmeirion (Galles). |
Alzi la mano dalla tastiera chi di voi ha visto Il Prigioniero, o almeno ne ha sentito parlare. Questo storico telefilm di produzione britannica, la cui serie durò 17 puntate, è un cult della TV: girato alla fine degli anni ’60 del 20° secolo, mescolava fantascienza, fantapolitica e psichedelia. E’ stato ideato e prodotto dall’attore che ne è anche protagonista, Patrick McGoohan, che decenni dopo sarà il villain Edoardo I in Bravehart.
Il Prigioniero narra le avventure di un agente segreto che viene rapito e portato in uno strano e surreale villaggio sul mare, pieno di giardini, con abitanti dai costumi pittoreschi e case dai colori vivaci. Lì le persone non hanno nomi ma numeri: il protagonista è il n. 6, mentre al comando c’è un n. 2 che fa le veci del vero capo, il misterioso n. 1 (che si svelerà solo nell’ultima puntata con un clamoroso colpo di scena). Nello svolgimento della storia si scoprirà che il villaggio è in realtà una prigione sui generis, dove vengono rinchiuse le spie che vogliono ritirarsi o che sono sospettate di tradimento, per carpirne i segreti con metodi più o meno subdoli e tecniche psicologiche. E chi tenta di fuggire viene inseguito senza pietà dal Rover, una macchina automatica cha ha le fattezze di un grande pallone rimbalzante. Per capire di cosa parlo, e prima di continuare la lettura, date un’occhiata qui (sperando che il link non venga rimosso).
Descrivere questo posto è un po’ difficile: se non lo si vede dal vero, non si riesce ad apprezzarne appieno l’essenza. La sua architettura non ha niente di britannico, in effetti è di ispirazione italiana con la sovrapposizione di vari stili architettonici. Secondo me l’aggettivo migliore che si può usare è fiabesco: figure dei tarocchi, immagini di sirene e tritoni, case che sembrano di marzapane e giardini lussureggianti. Visti anche i negozi di souvenir potrebbe sembrare un’attrazione finta di un parco di divertimenti, ma l’intenzione di William-Ellis era quella di edificare un villaggio reale. Ed infatti qui troviamo tante case private (con regolare cartello di avvertimento per i visitatori troppo curiosi), oltre a varie possibilità di pernottamento per i turisti. Per entrare si paga un biglietto: in origine William-Ellis voleva lasciare l’ingresso libero, poi si è deciso di introdurre quello a pagamento per limitare il numero delle visite.
Per non farsi mancare niente, nei pressi di Portmeirion c’è anche un castello, il Castell Deudraeth [pronuncia: castechl deidraeth, con ch aspirato e th inglese]. Edificio di origine vittoriana, era stato acquistato da William-Ellis per farne un hotel e per permettere la costruzione di una strada d’accesso al villaggio sui terreni circostanti. Ma solo all’inizio del 21° secolo si è potuto destinarlo completamente alla sua funzione alberghiera.
A Portmeirion si può accedere in tutti i modi, anche col vostro elicottero privato (se ne avete uno). Restando terra terra e parlando di mezzi più accessibili ai comuni mortali, io consiglio senz’altro l’autobus: arrivate nel vicino paese di Porthmadog e prendete un mezzo della linea 99. Con questo avete due scelte. Da marzo a ottobre ci sono alcune (poche) corse che vi portano direttamente davanti all’entrata del villaggio. Oppure, tutto l’anno, scendete a Minffordd [pronuncia: minforth, con th inglese] e prendete il sentiero segnato che in poco meno di 2 chilometri di passeggiata nel verde vi porta all’entrata, passando anche davanti a Castell Deudraeth. Chiedete all’autista per la fermata esatta: non preoccupatevi, perché non sarete né i primi né gli ultimi a fare questa domanda.
Concludo con un’avvertenza per i viaggiatori cinofili: a Portmeirion (come in diversi altri luoghi pubblici nello UK) è vietato l’ingresso ai cani, eccettuati quelli per non vedenti.
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