Quando sono arrivata alla Scuola Holden, qualche sera fa, sono entrata un po’ intimorita. Per chi, come me, ama scrivere da quando ha preso in mano la penna per la prima volta quel luogo è un po’ come un tempio. E come tale va rispettato. Quando mi è stato chiesto di partecipare alla Serata Perfetta dentro di me c’erano emozioni contrastanti: l’entusiasmo e la felicità di quella richiesta si mescolavano a domande del tipo “ne sarò all’altezza?!”
Sinceramente non mi sono data ancora una risposta a quel quesito ma mi sono portata a casa delle gran belle sensazioni. Prima di partire mi è stato chiesto il “bignami” della serata e quindi eccomi qui a raccontare quello che ho detto. Tralascio la parte delle presentazioni. Se siete qui sapete di sicuro qualche cosa di me. Mi sono definita come un essere saltellante che si aggira per la rete piena di sogni. Ed infondo so benissimo che è così.
Nel preparare alcune slide per la serata, mi sono ritrovata, forse per la prima volta, a rispondere direttamente a me stessa del perché io stia scrivendo così intensamente. Ho dato la colpa a William Wordsworth e al suo essere capace di entrare nei miei pensieri e coinvolgermi a tal punto da dire sempre che Scrivere è raccontare un’emozione richiamata alla mente in un momento di tranquillità. La Prefazione alle Lyrical Ballads, per me, andrebbe imparata a memoria.
Al giorno d’oggi sembra così semplice aprire un sito di hosting di blog e creare la propria pagina. Uno dei concetti sui quali ho puntato è che non ci si improvvisa blogger, così come non ci si sveglia alla mattina e si diventa tutto d’un colpo cuochi, fotografi o giornalisti. Fare il blogger, se lo si vuole fare seriamente, richiede dedizione, organizzazione e professionalità. La rete è piena di “gente che scrive sul web” ma poche sono le persone che (questa è la mia opinione) sono capaci davvero di sfruttare quello spazio virtuale così importante.
Che cosa vuol dire scrivere di viaggi?
Faccio prima a partire da cosa NON sia scrivere di un argomento così bello. Scrivere di viaggi non è fare cronaca, non è elencare delle informazioni siano esse relative a dove mangiare, dove dormire o cosa fare. In un mondo ideale, io vedo un post di viaggi contenere questo genere di informazioni solo per il suo 30% .Siamo sommersi dalle informazioni. Ce ne sono ovunque. Il restante 70% va ad essere occupato da quello che realmente E’ scrivere di viaggi. Per me, per come sono fatta io, raccontare un viaggio significa trovare le parole giuste per far assaporare un luogo.
Per fare questo dobbiamo diventare spugne per assorbire ciò che ci gira attorno. I nostri occhi dovrebbero diventare come quelli di un bimbo che si spalancano grandi verso la realtà che ci circonda. Per questo motivo un Viaggio, di quelli con la V grande, ci chiede a volte di dimenticare la tecnologia. La nostra emozione sarà raccontata dopo un momento di tranquillità. Ovvero al ritorno, o in un secondo momento, quando tutto si sedimenta e noi sentiamo davvero dentro di noi il gusto di quella sensazione speciale. Spesso a noi blogger è richiesto di twittare e condividere istantaneamente qualche esperienza che stiamo vivendo chissà dove. Ci può stare perché quella è condivisione, non è racconto.
Il racconto richiede uno stacco, un momento di pausa, un istante lungo per noi.
Agenzia Semplice nel suo splendido post sulla serata alla Scuola Holden parlava del mio distinguo tra giornalista e blogger. Io vedo il giornalista come colui che lascia il 70% del suo scritto all’informazione. Il resto, forse, all’Emozione. Il blogger, come dicevo prima, fa l’esatto contrario. Tanti blogger di viaggi hanno fatto esperienze simili in giro per il mondo. Cosa rende diversi i loro racconti? E’ la loro individualità, il loro mettersi dentro personalmente quell’esperienza.
Potremmo aver mangiato bene allo stesso ristorante ma non racconteremo mai con le medesime parole lo stesso identico tramonto. Io vedo in questo una ricchezza immensa che la rete sta mettendo a disposizione dell’Industria Turistica Italiana e non. La gente si fida dei blogger e sono sempre più convinta che avrà più successo un post di un blog piuttosto che una pagina istituzionale di qualche APT. E questo perché?
Perché il blogger parla la lingua di ogni persona comune.
Un’esperienza di viaggio fatta da un blogger potrebbe rientrare nelle tasche di moltissimi altri viaggiatori. Il blogger condivide con la rete intenti, situazione sociale, difficoltà, gioie e dolori. E’ quel “mal comune, mezzo gaudio” che in rete ti fa sembrare simpatico anche uno sconosciuto. Perché ti ci rivedi. E perché nelle sue parole sei certo di trovare il viaggio che fa per te. Perché è un qualcosa di reale, fatto, vissuto, pensato, che ha emozionato.
Uno degli ultimi concetti su cui mi sono soffermata è il valore della qualità. La qualità, infondo, paga. Un post scritto bene, con il cuore e con l’attenzione tecnica che la rete richiede, con un italiano corretto, scorrevole e comune è uno strumento dalla potenza enorme. Diventa una bomba assoluta quando dentro ci si mette un’emozione. Perché essa lo rende unico (seppur capibile e condivisibile). Secondo voi l’Italia è pronta a recepire questo concetto o siamo ancora indietro?
Come c’è scritto alla Scuola Holden “prenditi il tempo di una storia“.
Grazie cara. Mi hai emozionata. Scrivere secondo me è qualcosa che ti installano dentro, un chip con cui nasci e non lo sai nemmeno.
Leggere le tue parole per una come me che da pochissimo scrive "non più solo per se stessa" e lo fa condividendo una passione, solleva mille pensieri e altrettante ondate di emozioni.
Mi fermo qui, pensando a quanto ancora c'è da fare per migliorare!:)
Ti abbraccio!
Mi fa piacere che il mio post ti sia utile!
Post molto intelligente e condivisibile. La penso così, per esempio, riguardo alle recensioni letterarie.
Grazie mille! 🙂
Credo possa essere applicato a tutti i tipi di scrittura "sentita".
per me il racconto di viaggio è quello di chatwin o quello di paolo rumiz: credo che l'emozione personale debba essere celata e debbano essere le storie del tuo viaggio a parlare, quelle raccontate dalle persone che hai incontrato o quelle che hai inventato. altrimenti si tratta di raccontare un'esperienza turistica. così come si distingue tra viaggiatori e turisti, credo che questa distinzione vale anche per chi ambisce a raccontare il viaggio. ti saluto con una citazione di delillo, rumore bianco: being here is a kind of spiritual surrender. we see only what the others see. the thousands who were here in the past, those who will come in the future. we've agreed to be parto of a collective perception. this literally colors our vision. a religious experience in a way, like all tourism. ps ti linko l'ultimo mio tentativo di scrivere di un mio viaggio http://autobiografiadelbludiprussia.wordpress.com/2012/11/19/storie-di-freo/
un saluto e in bocca al lupo per la tua nuova esperienza della quale non so se essere geloso o meno 🙂 ciao
Per me è proprio la dimensione personale a distinguere tra viaggiatore e turista.
La cosa bella è che cisono mille modi di essere viaggiatori.
E questo è magnifico.
Per ora non so se ci sono nuove avventure ma ti ringrazio per il tuo augurio e per il tuo passaggio qui.
Io adoro il Blu di Prussia.
ciao ho letto con attenzione quello che hai scritto e trovo che sia vero quando dici che siamo bombardati dalle informazioni, il mondo è a portata di click, non esiste praticamente nulla che non è stato visto, il valore aggiunto ad un luogo viene dato dalla capacità di raccontare in modo personale ed unico quindi, la propria visione. Complimenti per il blog ti seguo spesso.
Chiara
Ciao Chiara,
grazie per essere passata di qui a dire la tua e grazie per i complimenti.
Keep on reading! 🙂
Bellissime parole Goivy che, pur non essendo una vera e propria travel blogger, io condivido in pieno 🙂
Mi ritrovo in ogni singola virgola, punto e virgola, punto.
Del resto il titolo del tuo blog già me lo aveva fatto capire, che vediamo il blog allo stesso modo. Complimenti e brava, mi spiace non aver potuto partecipare insieme a te e ad Arianna! PS: ci vediamo sull'Asiago! 🙂
Grazie mille Silvia!
Felice che la pensiamo allo stesso modo 🙂
Ci vediamo presto!
Sai.. mi ritrovo tantissimo in questo post.
Mi capita spesso di essere in viaggio e di non riuscire ad ASSAPORARE pienamente quei momenti, infatti non riesco proprio a capire come si faccia a scrivere un post su una determinata località prima di essere tornati a casa, prima di essersi a malapena distaccati dall'euforia del viaggio ritrovando la tranquillità che permette di vedere (e sentire) con chiarezza.
Io capisco davvero se una località mi è piaciuta solo al mio ritorno. "Scorro" tra i paesaggi ammirati e le emozioni provate, faccio quasi uno scanner e poi capisco.. QUEL POSTO MI è DAVVERO PIACIUTO?
Ecco perchè non amo condividere OGNI momento del viaggio sul web e sui vari social.
Il titolo del tuo blog calza proprio a pennello.
Un saluto
Manuela
Grazie per il tuo commento Manuela.
Dobbiamo dire grazie a Wordsworth per aver formulato quella frase che dà titolo al mio blog. 🙂