Sono passati tantissimi anni ormai da quel giorno in cui andai per la prima volta ad Ingolstadt. Io e questa città della Baviera ci siamo conosciute nel lontano 1992, quella volta che fui spedita a Neustadt an der Donau per migliorare il mio tedesco. Un bel giorno decisi di partire da Neustadt e presi un bell’autobus tutta sola soletta. La direzione era Ingolstadt ed io ero curiosissima relativamente a questa città.
Avevo 14 anni, è vero, ma avevo già letto Frankenstein di Mary Shelley e già sapevo che l’origine del Dottor Frankenstein era proprio Ingolstadt. In questa città della Baviera si trova infatti una grande e importante università nella quale, secondo Mary Shelley, il Dottor Frankenstein insegnava. Sicuramente ero fiera del mio tedesco … molto fiera perché a 14 anni sono riuscita ad arrivare da sola in questo luogo, trovare il centro turistico e mettermi a girare tutte le viuzze da sola. Ancora una volta mi sentivo la Regina del Mondo.
La città offre davvero moltissime cose. A quel tempo non potevo coglierle tutte (come le mitiche Stube dove si serve della Helles Bier superba) ma potevo senza dubbio ammirare l’architettura tedesca medievale tipica di quella zona. Nei miei sogni di ragazzina, immaginavo Ingolstadt cupa, nera e piena di temporali. Nella realtà di quel luglio lontano era splendente sotto un sole davvero speciale. Ad Ingolstadt ci sono palazzi, mura, chiese spettacolari e alcune piazze che sembrano uscite da chissà quale mente perfetta.
Ad Ingolstadt tutto è pulito, ordinato, preciso e rassicurante. Anni dopo, quando vi tornai in età adulta, la vidi esattamente come la lasciai quando ero adolescente e tirai un sospiro di sollievo. Trovo bellissimo il parallelismo (usato poi da molti scrittori di romanzi horror e gotici) tra città e luoghi assolutamente bianchi, luminosi e rassicuranti e storie alquanto pesanti, oscure e torbide. Una cosa che feci quando tornai ad Ingolstadt in età adulta fu quella di andare nella Rathausplatzt alla ricerca di una Eisdiele (gelateria) della quale approfittai quando ero piccolina.
Quel giorno, nel lontano 1992, capii in pieno l’importanza delle declinazioni in tedesco. Capii alla grande il perché dell’esistenza di alcune desinenze. Mi sedetti alla stessa gelateria quando avevo 14 anni. Avevo qualche Deutsche Mark (ah … le vecchie valute, fa così “altro secolo”) in più e decisi di prendere un gelato. Dei Marchi Tedeschi adoravo il “doblone” da cinque. Sembrava un soldo finto. Quel giorno volevo un gelato e dissi alla cameriera “Ein Eis Chocolade“. Poco dopo lei tornò indietro da me chiedendomi “Eisse oder Eis” … quella lettera e buttata lì mi gettò nel dubbio più totale. Lo ammetto, tirai ad indovinare e ribadii Eis, senza e.
Non ci volle molto e mi arrivò un bel gelato al cioccolato, proprio come volevo. Poco male! Avessi sbagliato desinenza mi sarebbe arrivata una cioccolata calda … in pieno luglio … troppo tedesca come ordinazione! Scherzi a parte, tutte le volte che penso ad Ingolstadt nella mia mente si accavallano le seguenti immagine, in ordine preciso: Frankenstein, la cioccolata e quella piazza assolata impressa nella mia mente da quel luglio lontano. Penso proprio che metterò Ingolstadt nei luoghi dove tornare a breve perché un po’ di Baviera ogni tanto dovrebbe essere obbligatoria per tutti. Già … già.
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