
Anni fa vivevo in Svizzera. E’ cosa ormai più che risaputa per i lettori di questo blog. In Svizzera ho imparato tante cose belle e tante cose che mi sono servite. Il giorno che ho lasciato la casa dei miei per andare a vivere in Confederazione Elvetica mi sentivo la regina del mondo perché sapevo già fare molte cose. Mia madre mi ha resa autonoma con la lavatrice quando avevo 15 anni. Il giorno del mio quindicesimo compleanno e come tutte le adolescenti mi sentivo su di giri.
Ho sempre adorato il mio compleanno e quel lontano giorno ero sulle stelle come sempre. Tornata da scuola, corro in camera mia per vedere se mia madre, che al tempo lavorava, mi aveva lasciato un regalino… qualcosa. In mezzo alla mia stanza c’era un bel cesto di vimini tipo quelli da bucato. Ma bello, con tutti i fiocchetti fatti di nastro bianco e azzurro. Lo apro con molta smania e curiosità, convinta di trovare dentro chissà che cosa.
Dentro non c’era nulla. Era un cesto “tipo quelli del bucato” vuoto. Sull’interno del coperchio c’erano scritte per bene tante belle istruzioni come “jeans, 40° programma C” oppure “cotone 60°, metti l’ammorbidente, programma B”. Vicino a quel biglietto c’era un bel post it rosa, lo ricordo ancora, dove c’erano scritte delle parole con la calligrafia della Bruna (la mia mamma): “Buon Compleanno… questo è il tuo primo passo per diventare grande. Da oggi il tuo bucato verrà raccolto qui“. Da quel giorno il mio bucato non veniva più gettato nel cesto di famiglia della roba sporca.
Quel cesto di vimini che mi sembrava “tipo quelli da bucato” era diventato il mio cesto del bucato. Anni di lavatrici prima di uscire di casa mi avevano resa la Regina del Mondo. Ci fu però un giorno in cui diventai l’Imperatrice dell’Universo. Ero in Svizzera e lì non si tiene la lavatrice in casa: c’è quella del condominio, più grande. Ognuno ha il suo turno di lavaggio (il mio era il mercoledì) e ci sono grandi spazi per stendere le lenzuola. C’è una di quelle cose che io mai avrei provato: l’asciugatrice. “Sei matta ad usare l’asciugatrice?” mi dicevo. Già vedevo le mie magliette entrare in quella cosa girevole ed uscire in misura “vestiti della Barbie”
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E’ andata così finché non arrivò il giorno della partenza del mio primo viaggio per Liverpool. Era il Dicembre del 2007. Avevo l’aereo venerdì mattina. Lava il mercoledì sera, stendi, è inverno, nulla si asciugherà per giovedì sera in modo da fare lo zaino. Ero già sulla via della disperazione quando mi venne in mente che potevo usare l’asciugatrice. Restai in ansia per circa tutte le due ore che ci vollero per asciugare il mio bucato. Quando aprii l’oblò non credevo ai miei occhi alla bellezza e alla morbidezza di ciò che stavo toccando. Sembrava un peccato anche fare lo zaino. Da quel giorno io e l’asciugatrice diventammo grandi amiche. Ed ora un po’ mi manca.
Mi manca in giornate come questa quando l’umidità è così forte che in due giorni le magliette non si sono asciugate. Ed io ora devo prepararmi a partire. Perché #BiellaStoria mi attende ed io ora mi metterò lì col phon ad asciugare quanto la natura non è riuscita a fare. Una delle cose che ho imparato per viaggiare è che bisogna sempre arrivare col bucato fatto. Una delle cose che ho imparato è che forse a volte la natura ti rema contro e il bucato non si asciuga. Ma a te poco importa, sei felice per il week end che ti attende e ti sorprendi nostalgica a pensare alla tua vecchia asciugatrice svizzera. Infondo tutti i pezzettini della nostra vita sono parte di un grande viaggio. Anche l’asciugatrice.
Che bello Giovy!!! Io l'asciugatrice l'ho scoperta nei nostri viaggi Usaontheroad…e nonostante sia sempre un po' preoccupata quando metto dentro i panni da asciugare, mi meraviglio della comodità.
Certo però che il profumo dei panni asciugati all'aria è tutta un'altra cosa…
A me piaceva molto la sensazione delle asciugamani dopo l'asciugatrice. Uno spettacolo!