Non c’è volta che pensi a Lisbona e che mi riveda almeno mille volte sul mio divano blu a guardare Lisbon Story. Ho visto quel film non so quante volte e non mi stancherò mai di vederlo. Come se questo non bastasse, ascolto spesso la colonna sonora dei Madredeus. Forse in una vita passata ho cercato di essere una cantante di Fado. Quel modo di esprimersi, quella sorta di sofferenza fatta musica, quella voce così chiara e calda allo stesso tempo sono un qualcosa che invidio puramente.
Probabilmente io non so essere così “patetica” come lo era Amalia Rodrigues o come lo è ancora la bravissima Teresa Salgueiro. E per patetica intendo piena di patos, passione, espressione, sentimento. Certe popolazioni hanno una sorta di marcia in più nell’espressione di tutti i sentimenti dell’animo umano. Forse è un qualcosa di tipicamente mediterraneo, iberico e lusitano. Forse questo Sud d’Europa è davvero in grado di leggere dentro il nostro cuore e di portare alla luce la splendida poesia che alberga in noi.
Ho fatto questo pensiero per la prima volta quando finii in Portogallo con i miei due Hermanos. Eravamo in Spagna e la decisione di sconfinare verso la capitale del Portogallo fu presa d’impulso una sera a Cordoba. Arrivati a Lisbona e trovata la nostra casa per quei giorni, cominciammo a prendere confidenza con la città. Una sera, appena dopo la nostra bellissima cena in stile capoverdiano in piena Alfama, il nostro Hermano Michi decise di tornare in camera perché era stanco. Fu così che io e il mio amico Hermano Andre ci dirigemmo verso uno di quei luoghi che tutti dovrebbero vivere almeno una volta nella vita: il Barrio Alto. C’era un bel vento quella sera e camminare sulle ripide salite di Lisbona era un piacere. Arrivammo in zona Barrio Alto e, nel buio della sera, venni attirata da una voce bellissima che arrivava da una delle case delle vie che stavo percorrendo.
Chiesi al mio Hermano Andre se la sentisse anche lui (lo ammetto, credevo di essere ubriaca!) e camminammo quasi in silenzio verso quel canto che ci attirava come succedeva ad Ulisse con quello delle sirene. C’era una casa bianca con le finestre aperte. Da esse si vedeva chiaramente dentro una sala da pranzo dove una famiglia (o almeno io pensavo lo fosse) aveva appena cenato. Sulla tavola c’erano ancora i piatti sporchi e il pane avanzato. Io e Andre rimanemmo come bloccati per magia fuori da questa finestra. Dentro quella stanza c’era una giovane donna che cantava accompagnata da un uomo che suonava una chitarra un po’ più piccola del normale. La sua voce era un qualcosa di emozionante per me ed io ne rimasi quasi stregata.
Mi sembrava di essere davanti ad uno schermo cinematografico durante una proiezione fatta solamente per me. Rimasi lì e la ascoltai cantare. Alla fine la ringrazia e chiesi scusa per quel nostro curiosare fuori di misura. Lei mi disse semplicemente che il Fado è anche quello. Dentro la mia mente di piccola viaggiatrice pensavo di poter vivere una scena del genere solo in piena Alfama. Avevo letto ovunque che era l’Alfama il vero e proprio centro del Fado e non ero pronta a vedere altre zone di Lisbona contaminate da una simile arte. Fu un qualcosa che non dimenticai mai. La serata continuò in pieno Barrio Alto, tra risante, tanta ginja e quel ricordo che risuonava nelle mie orecchie per tante, tantissime ore.
Ho letto d'un fiato e mi sono venuti e brividi…
Sono tornata a Lisbona, in un sottopasso, con un vecchio cieco che cantava… Non sapevo andarmene e rimanevo li', incantata, maledicendo il rumore del traffico sopra di noi…
Grazie e buon lunedi'!:)
Lisbona è una città davvero magica, vero?
Il Portogallo è meraviglioso, due estati a percorrerlo da Lisbona a Porto e ancora su. Bellissimo, magico e malinconico.
Non posso che essere concorde! 🙂
E il Fado lo ricordo in un localino di Coimbra (splendida e faticosa). A metà cena la moglie del proprietario si mise a cantare accompagnata da un cliente abituale alla chitarra… meraviglia
Bella anche Coimbra…