Quando partii per l’Egitto, la ragione principale era andare a trovare mio fratello e passare un po’ di tempo con lui.
A quella “ragione principale” aggiunsi tante piccole postille, così tante che quel viaggio divenne grandioso. Una delle cose che volevo per me stessa era di vivere qualche giorno a Il Cairo. Volevo assolutamente rendermi conto di cosa potesse essere quell’immensa città a cavallo tra Europa, Mediterraneo e Africa Nera. Sono dell’opinione che a Il Cairo ci si debba arrivare in due condizioni: o sei preparato o non devi saperne nulla.
Non può esistere la via di mezzo perché toglierebbe qualcosa allo stupore e alla meraviglia. Ecco, io avevo il gran desiderio di vedere la città ma, proprio per volere mio, non sapevo quasi nulla. Volevo scoprire tutto lì. Quel viaggio fu uno di quelli che raramente metterò in un baule di ricordi. Arrivai alla mattina e la prima cosa che feci fu recarmi dalle parti della Grande Moschea perché lì si trova una terrazza che permette la vista su tutta la città. Il mattino è il momento migliore perché l’inquinamento atmosferico non s’è ancora preso tutta la vista migliore.
Me ne restai lì non so quanto tempo ad osservare qualcosa che più che una città era un mondo intero. L’ho detto spesso, non sono una tipa da città. Mi piace girarle, viverle per un tempo determinato, ma poi ho bisogno di qualcosa di più circoscritto. Quel mattino, mentre ammiravo Il Cairo, mi chiedevo di quanto tempo avrei avuto bisogno per conoscerla tutta e scandagliarla in ogni sua identità. Le Città grandi, si sa, hanno mille volti ed identità ma questa cosa a Il Cairo è particolarmente marcata ed importante.
Ci sono quei quartieri che ricordano l’Europa in piena Belle Epoque. Ci sono quelli che sembrano la Defense di Parigi. Ci sono quei quartieri che non hanno mai superato i bombardamenti degli anni ’80 e ci sono quelli che sono fieri di un passato prettamente arabo che racconta la sua essenza in ogni centimetro. Io guardavo tutto questo dall’alto e dividevo tutto in piccolo quadratini per capire quale sarebbe stato il mio piano d’azione. Più osservavo, più mi riempivo della felicità di essere lì.
Parecchie ore dopo ero persa, in senso buono, in quel dedalo. Sorseggiavo un tea alla mente e sentivo addosso a me tutta la polvere del vicino deserto. Dovevo ancora scoprire tanti di quei quadratini che avevo disegnato dentro la mia mente… eppure sognavo già tantissime nuove destinazioni Egiziane. E’ la magia di un luogo bellissimo che ti spinge a cercare ancora, ancora, ancora e ancora di più.
A molti lascia questo sapore in bocca… i miei genitori ci sono stati e ancora mi fanno una testa così 🙂
@Calzino: è sicuramente un luogo molto intenso! 🙂