Sembra un luogo comune ma, per me, non lo è. Quando viaggio sono sempre molto attenta a godermi anche un bel po’ di “gusto” del luogo che visito. Il gusto è esplorazione così come lo è una camminata di una giornata intera o la visita ad un museo interessante. A Torino abbiamo cercato di non farci mancare niente: avevamo kilometri e kilometri di portici per vistare la città, avevamo musei pazzeschi… ci mancava solo il gusto.
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© 2013 Giovy |
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© 2013 Giovy |
Mangiati gli agnolotti, lo stomaco mio e di Gian di preparava per il secondo. Io andai con un altro grande classico della cucina piemontese tradizionale: il brasato. Ecco, il brasato è uno di quei piatti che non preparo mai perché davvero è un qualcosa capace di misurare la pazienza di chi si mette lì a comporlo. Non è un piatto; è una sinfonia suonata con dovizia di particolari dall’inizio alla fine.
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Non esiste buona cena senza un ottimo dolce e, in questo frangente, il Piemonte prende a braccetto il cioccolato e si appresta a deliziare i palati di mezzo mondo. Mezzo mondo forse no ma quello mio e di Gian sì. E la delizia prende il nome di Bonet. Definirlo budino è essenzialmente riduttivo. E’ una bontà fatta di cioccolato, nocciole, amaretti e tuorli d’uovo. Come accade per tutte le altre ricette, anche il Bonet richiede davvero tempo.
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© 2013 Giovy |
Scrivendo questo post mi è venuto davvero da riflettere sul fatto che troppo spesso rinunciamo a piatti confortanti o semplicemente tradizionali perché il tempo ci fugge da sotto i piedi. Proprio l’altra sera ho lasciato che il forno mi preparasse la cena. Certo, dopo una giornata d’ufficio e mille ore di computer spesso non ho voglia di cucinare.
Non mi posso lamentare, perché c’è chi ha lavori più pesanti di me. Quello che davvero mi piacerebbe se potessi esprimere un desiderio, sarebbe il fatto di poter avere del tempo in più. Del tempo per scrivere, viaggiare, amare, pensare, leggere, riposare, dormire, nuotare o ricominciare a giocare a rugby.
Del tempo prezioso per entrare nella mia cucina arancione intenso e tirare fuori le mie pentole per portare la tradizione che è dentro di me vero il futuro. E, se ci guardate bene, la tradizione è dentro tutti. Basta cercare. E questo Torino l’ha fatto benissimo.
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