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La casa di Frida Kahlo – © Giovy 2012 |
M’è preso il momento “mi manca il Messico“. E’ così. Già mentre scrivevo il post sulle Tortillas e sistemavo la foto di quello di Monte Alban (sono aggiornati, andate a vedere!) avevo in mente di parlarvi di quel giorno, l’ultimo in assoluto in Messico quando io e la mia amica Fra ce ne andammo a trovare Frida Kahlo in quel di Coyoacan. Un pezzo indelebile del nostro viaggio in Messico.
Inutile, credo, spendere parole su Frida, donna immensa, intelligente,complicata, infelice ed pazzesca verso il mondo. Frida non è stata solo una pittrice ma molto di più: è stata parte integrante di un’epoca impegnativa per il Messico e il mondo intero. Lei storpia, lei ammaccata nel corpo e nell’anima, lei piccola, scura, messicana. Lei che riuscì a finire sulla copertina di Vogue e lei che amò uomini che sono pietre miliari del Novecento. Diciamo che l’amore verso l’arte di questa donna fu uno dei propulsori al viaggio in Messico.
C’era la voglia di scoprire la Casa Azul, ma non solo. Pensavamo anche alla casa modernista dove visse con Diego Rivera, la famosa “casa del ponte”. Ma non ci fu tempo di raggiungerla. Va detto che la Casa di Frida Kahlo (oggi Museo Frida Kahlo) si trova nell‘area metropolitana di Città del Messico. Quest’area è tra le più grandi in assoluto al mondo e lo testimonia il fatto che per arrivare lì dal centro (proprio dallo Zocalo) ci abbiamo messo quasi due ore, e non scherzo. Prima la metropolitana fino ad un dato punto. Poi un treno di superficie. Poi un taxi e un pezzo a piedi.
Vien da pensare quanto ci mettessi Frida ai tempi in cui andava a sbirciare Rivera che dipingeva al Palacio Nacional. Coyoacan, attualmente, è inglobato in Città del Messico ma un tempo era un paesino a parte. Non si fa fatica a capirlo perché si nota, camminando, una struttura più raccolta e meno da megalopoli. La chiesa, le piazze più piccole, le vie che in alcune parti sono molto piccoline. Entrare al museo è un colpo al cuore e non sto nemmeno a spiegarvelo.
Ci sono i suoi diari, i bozzetti, il busto di gesso che lei stessa si dipense mentre era inferma a letto. E poi quel letto con lo specchio sul baldacchino, per potersi ritrarre e vedere. C’è un giardino pieno di sculture fatte da lei e amici. Quasi tutte raffigurano i teschi tanto cari ai Messicani per el dia de los muertos. Passare delle ore lì dentro mi ha aiutata a mettermi in discussione e a pensare molto a tutte le opportunità e capacità che albergano in me.
Uscite da lì decidemmo di cercare un taxi per farci portare da qualche parte vicino al treno di superficie per tornare in centro. Il tassista che ci caricò fu uno dei migliori incontri mai fatti in viaggio. Cominciammo a chiacchierare, raccontammo della visita alla case e della passione per Frida. Lui ci disse che, se ci piaceva tanto la Kahlo, non potevamo perderci il Museo Dolores Olmedo. Noi restammo un po’ basite perché non avevamo letto da nessuna parte di quel luogo. Lui ci spiegò che questa Dolores era un’amica importante e danarosa della coppia Kahlo-Rivera. Fu lei che accolse tutti i cani di Frida quando lei morì e fu la stessa Olmeno a curare molte mostre. Il taxista finì col dirci che molti quadri importanti (tipo Las dos Fridas) sono in quel museo.
Ci fidammo e venimmo portate all’ingresso di una villa da paura. C’era un giardino da far invidia all’Eden con tanto di pavoni e piante speciali. C’erano tutti i discendenti dei cagnolini di Frida. C’era una casa piena di quadri di Frida, di Diego Rivera e di altri facenti parte del loro entourage. Fu un’altra immersione piena nel loro mondo. Per di più gratis. Speravamo di ribeccare il taxista all’uscita e così fu. Non trovammo mai le giuste parole per ringraziarlo per quella bella sorpresa.
Durante il viaggio di ritorno verso il centro città ero pensierosa e cercavo di immaginare quelle terre ai tempi della grande Frida Kahlo. E penso a quella casa quando ascolto Alcoba Azul di Lila Down.
Forse è per questa canzone che penso nostalgicamente al Messico.
Che bello quando le dritte delle persone del posto ti fanno scoprire luoghi nuovi. L'imprevisto piacevole del viaggio, da cui lasciarsi cogliere e meravigliare.
Barbara
reporterpercaso.com
Vero? E ricorderò quel taxista con un sorriso.
In Centro-Sud America ti dicono sempre di diffidare dei taxi ma io ho avuto delle esperienze positive e questa è in testa a tutte.
"Mi manca il Messico" è quello che ha ripetuto per due settimane una mia amica che l'anno scorso vi aveva trascorso una vacanza di un mese… 🙂
E' una terra che entra fortemente nel cuore di chi la vive con sincerità e apertura.
Giovy noi adoriamo il messico! E ci siamo pure imparentati 🙂 quando siamo stati al matrimonio di mio fratello siamo stati che nel DF dove abbiamo fatto tappa nei posti di cui racconti tu. Adoriamo Fridha e Diego, complimenti per il post é scritto molto bene!
Grazie mille per i complimenti.
Detti da te mi fanno proprio bene e ci tengo da matti.
Bello imparentarsi col messico, no? 🙂
Incredibile quante cose il viaggiatore può imparare dalla gente del posto quando colui riesce a aprire ogni canale di ricezione e far si, che la gente del posto provi simpatia e fiducia per lui. come hai fatto tu, chiudere la solita guida e farsi guidare sul serio. Sono questi i momenti che rimangono!
lo sai che mi manchi?
@Wyw: verissimo! Momenti molto intensi.
@Masticone: ma io sono sempre qui!! Ti leggo, sai? I tuoi post sono sempre molto impegnativi e belli 🙂
Grazie Giovy per questo post! Frida è stata davvero una grande donna!
Grazie a te per essere passata di qui! 🙂