
A Carcassonne, in Francia, succedono strane cose. Ho parecchi amici americani… o meglio, statunitensi. Non che mi manchino amici nel resto delle Americhe… ma qui parlo proprio di chi è born in the USA. Voglio loro un casino di bene anche se a volte sorrido alla grande di fronte a dei loro atteggiamente marcatamente “americani”. Uno di questi atteggiamenti si riassume per bene con lo stupore che certi abitanti del nuovo mondo assumono di fronte alla Storia e ai Monumenti.
Non so nemmeno pensare a cosa vuol dire abitare in città vecchie “solo” 150 anni o giù di lì. Infondo noi Italiani (o Europei in genere) siamo abituati bene. Vedere qualcosa di “vecchio” è per noi consuetudine e, anzi, assumiamo l’atteggiamento di stupore verso ciò che è nuovissimo, come un downtown tutto grattacieli, acciaio e vetro. Ero a Carcassonne qualche estate fa. Mi stavo dirigendo verso Tolosa, città del mio cuore, e ci voleva una pausa. Ne facemmo due: una a Rennes Le Chateau e una a Carcassonne … che sono vicinissime. Arrivati nella splendida città murata, parcheggiammo in modo molto easy e non del tutto carissimo. Per essere a pochi metri da un gioiello del genere, mi aspettavo un 15€/ora ma invece ci andò benissimo con una comune tariffa oraria di circa 1,8€.
In prossimità della prima porta della città ci fermammo e uno dei miei amici andò in bagno. Io nel frattempo osservavo lo splendore che avevo attorno e allungavo le orecchie sperando di non sentire nessuno parlare italiano. Con gioia sentivo solo parlare inglese… o meglio inglese con l’accento americano. Ero lì, tranquilla ed intenta a scrutare tutte le torrette che avevo in prossimità perché mi stupiva il fatto che non ci fosse neanche mezza cacca di piccione sui loro tetti.
Anyway… la nostra famiglia Walsh in gita a Carcassonne commentava su quanto belle fossero quelle mura e su quanto fosse impressionante poter visitare un luogo così. Io sorridevo, dentro me, e pensavo che forse avevano centrato il punto: era proprio bello che riconoscessero la grandezza di quello che stavano vedendo. Il mio gruppo di amici, dopo il pipì-stop, si riunì e ci avviammo verso la porta della città. Davanti a noi proprio la famiglia Walsh… c’era tanta gente… camminavamo quasi in fila.
Arrivati proprio in prossimità dell’arco che sanciva l’ingresso a Carcassonne, ecco il padre della famiglia Walsh fare e dire qualcosa che nemmeno nelle mie peggiori fantasie poteva nascere. L’uomo in questione si mise a “bussare”sui mattoni di cui era costruito l’arco con molta curiosità. Prima di pensare a Papà Walsh come un ingegnere civile, aspettate quanto vi sto per scrivere. “Oh darling… it’s not like Disneyworld… it is real … but Disneyworld is more realistic“. In quel momento persi anche quel poco di abbronzatura che ero stata capace di mettere insieme in tutta l’estate. La madre e la figlia risero all’affermazione di Papà Walsh, in un modo così americano da risultare quasi fuori luogo in mezzo a tutta quella storia, a tutta quella Carcassonne.
Conosco Carcassonne solo per il gioco da tavolo… mio marito mi parla sempre, invece, di quello vero. E' che anche a me quello vero sembra finto.
Chissà se ci hai capito qualcosa 😉
Eheheh… ho capito!
La città vera è bellissima.
E' divisa in "alta" e "bassa" e sembrano due mondi totalmente diversi ma val la pena davvero di vederla.
ci vado (spero) quest'estate!
🙂 Un altro bel racconto! Ciaoooo
@Barbara: così poi leggeremo i tuoi racconti
@Niko: Thanks!! 🙂
anche io conosco il gioco da tavolo Carcassone, lo abbiamo a casa… ma purtroppo ancora non ho il piacere di visitare la cittadina vera!
Proprio un paio di settimane fa ho visto un documentario in tv su questa città e sono rimasta davvero affascinante, è splendida! Più di quanto immaginassi!
ciao, Gaia
Carcassonne è davvero un esperienza di viaggio nel tempo!
Grazie Giovy
Grazie a voi per il commento! 🙂
Non è finta. È opera di un rifacimento quasi ex novo, restauro creativo. È come se noi avessimo ricostruito il tetto al tempio della Concordia ad Agrigento. Il respiro del tempo non si sente. Bella come una ricostruzione 3D.
Infatti io ho proprio detto che non è finta. Quella domanda si lega al racconto legato a quella giornata.