
Se c’è una cosa che è più difficile di un terno al lotto è capire chi saranno i tuoi “compagni d’aereo” una volta che le porte del velivolo saranno armate e chiuse ermeticamente. Non so voi, ma io, soprattutto per i viaggi che superano le 6 ore, mi avvio al gate con un po’ di mistero nel cuore. Dentro di me viaggia a mille all’ora la frase “riuscirò a fare un volo tranquillo come dico io?”.
Già … perché, anche se ora puoi cominciare a sceglierti su Facebook il tuo compagno di volo, è proprio difficile capire come si comporteranno i bimbi che, irrimediabilmente ci sono, oppure le laute e grandi compagnie di amici.
Il mio primo viaggio verso gli USA l’ho fatto con dei bermuda che tutto erano tranne che pratici. L’ultimo l’ho fatto in tuta da ginnastica. Molto, ma molto meglio del primo viaggio. Una delle cose che più mi getta nel terrore è quando mi reco al gate e vedo i bambini. Non me ne vogliano le madri: è bellissimo che i bimbi girino il mondo ed è più che giusto che lo facciano. Devono però imparare che in aeroporto e sull’aereo si può giocare senza dare fastidio alle 100 persone attorno a loro. Non ce l’ho con i pargoli ma con i genitori.
Se, quando mi trovavo fuori casa, mi osavo correre e dare fastidio, a casa ne sentivo di cotte di crude e sarei stata messa in castigo. Non so come si pronunci la Tata Lucia a riguardo, ma è opinione comune (ahimé) che i bimbi italiani non siano il massimo dell’educazione in viaggio. Ma i bimbi sono gioie della vita e si sopportano, fino a quando non mi camminano sullo zaino e non si girano a dire scusa. In quel momento divento una bestia. Ciò che però mi imbestialisce al primo secondo di contatto sono le compagnie di persone che si recano in qualche bel posto perché vogliono fare una trombovacanza.
Premesso che non è della loro morale che voglio discutere (anche se ce ne sarebbe da dire), una volta mi trovavo a Malpensa in procinto di partire per Cuba per la terza volta. Ero da sola, piena di voglia di approdaere sull’Isola per sentire il Caribe battermi nel cuore. Ci andavo per studio-viaggio sicché i miei intenti erano più che tranquilli, come quelli delle persone che scelgono di vivere la spiaggia al 100% (anche se non sanno che si perdono nel non uscire dal villaggio).
Proprio vicino a me, sulle poltroncine in prossimità del gate, c’erano degli uomini intorno ai 40 anni. Tutti molto fanfaroni e farfalloni già dall’atteggiamento da aeroporto: bermuda firmatissimo, scarpe di quella marca che sembra la parola Praga, polo ovviamente col colletto alzato, marsupio ben in vista e occhiali da sole che valgono quanto una settimana di vacanza. Il tipo che, quando approdi in Sud America o giù di lì, ti rapinano solo con lo sguardo. E fanno bene. Ero già girata dal loro atteggiamento del tipo “tavolo in discoteca tutte le sere e bottiglia di champagnino” ma dicevo a me stessa che il mondo è bello perché è vario anche se a volte tente all’avariato.
Stai tranquilla Giovy, di viaggiatori e turisti diversi è pieno il mondo e tu devi tollerarli. Questo mantra viaggiava dentro a me mentre tenevo d’occhio che i bimbi presenti non mi pestassero zaino e diario. Questo mantra mi viaggiava dentro ma venne improvvisamente interrotto quando i tipi in questione millantavano immense avventure sessuali per la sera stessa, non appena arrivati in albergo. Venni salvata, o forse vennero salvati loro dalla mia ira, dall’hostess che aprì il gate.
Avanzavo verso il 747 che mi avrebbe portata a Cuba con la speranza di disperderli nella grandezza di quell’aereo.
Ma invece no…. la legge di Murphy è con me … e questi dov’erano??? Nei quattro posti della fila davanti a me… pronti a continuare i loro discorsi non curanti di chi li poteva ascoltare. Una ragazza cubana sedeva di fianco a me e potevo vederla diventare verde dalla rabbia e dallo schifo di ciò che sentivano le sue orecchie e le mie.
Allora oggi mi chiedo se, tra le regole di comportamento di quando si viaggia in aereo, ci potesse essere quella di non parlare a sproposito o, almeno, di doverlo fare a bassa voce o passandosi dei bigliettini come a scuola. Cercai di tornare nel mio mood da viaggio, pensavo a quando avevo aspettato quella partenza, a quanto volevo già essere là. Mi sintonizzai perfino sui pianti dei bimbi per non sentire quelli… perché nemmeno la musica assopiva quelle parole e quelle risate idiote.
La ragazza cubana mi guardò di nuovo perché notò in me lo stesso schifo che vidi io addosso a lei. Scrollammo entrambe la testa come per disapprovare il tutto silenziosamente. Lei poi prese la parola e mi disse: “Tranquilla, ci pensa Cuba a metterli a posto quelli … poi non ridono più“.
Condivido in pieno, Giovy!
e sorrido all'idea che quei finti giovini abbiano avuto quello si meritavano da Cuba!
Io di recente ho fatto il volo Milano-Doha su un aereo letteralmente invaso di gagnetti urlanti. Quando siamo atterati avevo le orecchie di Pluto!
Credo che spesso un viaggio aereo mostri già la grande differenza tra chi è abituato a viaggiare e chi no.
In ogni caso è sempre un grande terno al lotto!
Brava Giovy!!!!Domenica un bambino ha deciso di strillare per 2 ore e mezza in treno! La madre invece di calmarlo ha deciso di allietare tutta la carrozza con quel fastidioso concerto…che nervoso!!!!
Viaggiare con i bimbi è una cosa possibile ma molto dipende dai genitori… e a volte questo non è proprio chiaro.
E tu preparati ai discorsi da marpioni da 4 soldi quando sarai in volo per l'Isla Grande! 🙂
tipici discorsi di chi non ha figli…
fatene 2 o 3, e poi capirete.
😉
ah, sul fatto delle persone che si incontrano in aereo, noi viviamo in un isola. Per un concorso, per una visita medica a Milano o Roma, per qualsiasi motivo siamo obbligati a farlo altrimenti c'è il traghetto, ma non è la stessa cosa.
Una volta mi sono capitate sulla Ryanair delle studentesse che mangiavano panini con la salsiccia. A bordo paghi tutto ciò che chiedi in più, ma non credo ci si possa lamentare.
Altrimenti c'è la classica isola deserta oppure il jet privato.
salutoni sardi !
tra un e isola è saltato un apostrofo, scusate.
" ' "
Di sicuro ci sono un miliardo di situazione limite.
Anche nel tuo caso, è tutto un fatto d'educazione…
Il mio pargolo all'età di quattro anni, su un volo di ritorno dublino-treviso ha scassato le ….. ad una coppia di fidanzatini americani che venivano a venezia per ben 3 ore ed io che continuavo a scusarmi e mio figlio che rompeva, lo hanno corrotto con un tubetto di Pringles ma niente lui continuava a parlargli in perfetto italiano, i due sono scesi dall'aereo a treviso storni, però sapevano circa una cinquantina di parole in italiano, i numeri fino a dieci, come salutare, dove abitavamo, il nostro indirizzo, dove andava a scuola, che lavoro faceva la mamma. Se avessero potuto aprire il finestrino me lo avrebbero cacciato fuori, ma loro sono stati gentilissimi, mi hanno detto che era simpatico. E' mio la lo avrei strozzato, ora dopo cinque anni basta uno sguardo e il nintendo e stà al suo posto.
Spesso però si incontrano anche persone senza i figli al seguito che son pesanti da sopportare, gli da fastidio tutto.
Alla prossima
Angela
Ciao Gio, dici delle grandi verità. Io dirò semplicemente che se il bimbo si comporta in maniera incivile, DEVE intervenire il genitore. E se il bimbo proprio fa troppo casino, allora sedativo, almeno per il volo!!
@Angela: è proprio quello che intendevo io. Hai insegnato a tuo figlio a stare tranquillo in luoghi pubblici o di trasporto ma questo purtroppo non viene fatto da moltissimi genitori.
I miei hanno cominciato a portarmi in giro piccolina ed io ho sempre fatto la brava.
@Niko: appunto…
Sai a me, invece, cosa dà fastidio assai? (Ma per fortuna è usanza solo di noi italiani) Il fatto che, all'atterraggio, i passeggeri applaudano 😀 E' una cosa che proprio prenderei a sberle tutti!
Ecco… non dirmelo… concordo in pieno con il tuo commento